AUTOMOBILISMO
Wec e Bop, penalizzata la Ferrari
Pubblicato il 17.07.2025 04:59
di Silvano Pulga
Premesso che il vantaggio della Ferrari, nella categoria Hypercar del WEC, resta per ora rassicurante, sia per quanto riguarda le marche (175 punti contro i 120 della Cadillac, dominatrice in Brasile) che per i piloti (105 le lunghezze del trio Guidi/Calado/Giovinazzi contro i 68 di Lynn/Nato/Stevens della Cadillac), la battuta d'arresto del Cavallino in Sudamerica è stata piuttosto pesante: le tre monoposto con le ruote coperte di Maranello si sono piazzate lontano dalle prime, con la sola numero 83 di Kubica/Yfei/Hanson a entrare in zona punti, piazzandosi all'ottavo posto. Solo 11° e 12° le due macchine ufficiali, affossate dal BOP (Balance Of Performance) che le ha fatto partire con una zavorra di 39 Kg, dovuta al dominio dimostrato sinora. Distacchi abissali tra le prime tre (le due Cadillac e la Porsche numero 5): l'altra monoposto di Stoccarda, col numero 6, al quarto posto, condotta da Erste/Vanthoor, è stata infatti doppiata dai vincitori. A due giri e passa tutte le altre. Sul banco d'accusa, quindi, ci è finito il BOP: un meccanismo che, nelle intenzioni degli ideatori, doveva riequilibrare le prestazioni tra le vetture, per rendere più interessanti le gare. Va detto che le corse di durata sono normalmente influenzate da un numero di variabili maggiore di quelle di Formula 1, per fare un esempio. Dopodiché, restando alla Formula regina, soprattutto nel periodo dello strapotere RedBull, qualcuno aveva provato a proporre (con scarso successo, a dire la verità) che il meccanismo venisse introdotto anche lì. Ci sono due interessi contrastanti: da una parte la necessità di mantenere alto l'interesse della competizione ma, dall'altra (e questo conta molto nella mentalità degli appassionati), la tutela di chi ha creato una macchina che va più veloce delle altre. Perché chi ama i motori ha, per prima cosa, rispetto per il progettista, per il tecnico che ha avuto un'idea vincente e innovativa, per il team che ha messo sotto il sedile del pilota una macchina che va più forte delle altre: l'automobilismo è piloti ma, soprattutto, vetture. Non a caso Enzo Ferrari considerava le seconde molto più importanti dei primi. Il discorso sul BOP merita, quindi, un'analisi a parte. Il meccanismo esiste nell'ippica da decenni (il cosiddetto "handicap" che, come noto, consiste nell'aggiungere peso ai cavalli più performanti per rendere più incerta la corsa e aumentare, in questo modo, il giro di scommesse). Però lo scopo è, appunto, riequilibrare le chances di vittoria. In un'ottica del genere, il BOP potrebbe anche essere accettabile da parte di qualcuno, al netto però di quanto sopra. In questa Sei Ore del Brasile, invece, è stato più un DOP (Decrease Of Performances) per non voler essere eccessivi, utilizzando invece l'acronimo SOP (Sinking Of Performances), vale a dire un vero e proprio affondamento della vettura che, sinora, aveva dominato il mondiale. In definitiva, un conto è voler imporre un handicap alla macchina dominante per rendere più intrigante la gara e, magari, far emergere maggiormente l'elemento umano, oggi marginalizzato dall'elettronica (anche se, trattandosi di gare di durata, dove il pilota viene impegnato per diverse ore, non ci troviamo del tutto d'accordo con questa interpretazione), un altro è metterla nelle condizioni di non poter competere con le altre. Fatichiamo, a questo punto, a trovarci qualcosa di sportivo.