Brenno Martignoni ha lasciato il Bellinzona: per il momento ha
mollato la presidenza della prima squadra, ma è
ancora presidente dell’Associazione, che ricordiamo, gestisce il settore
giovanile granata. E c’è da scommetterci, che questo ruolo non lo abbandonerà
molto facilmente.
La sensazione, è che lui, con il vecchio comitato, lotteranno per evitare che la gestione dei ragazzi granata finisca nelle mani della prima squadra guidata da Juan Carlos Trujillo. Per una questione di divisione dei compiti, ma soprattutto per garantire un futuro, qualsiasi cosa accada, al settore giovanile, che resta pur sempre un patrimonio sportivo e sociale importante.
Detto questo, ha fatto bene Brenno Martignoni a lasciare il suo incarico.
Non è una questione di coraggio o di mancanza di responsabilità: no, qui si tratta di una questione di rispetto. Rispetto verso se stessi.
Martignoni, personaggio che non ha sempre fatto l’unanimità, non ha però mai lesinato sforzi per il suo Bellinzona. E se è vero che la riconoscenza non è di questo mondo, il rispetto dovrebbe esserlo.
Emarginato dalla nuova dirigenza, ha preferito fare un passo indietro. Un passo verso la coerenza.
La nuova dirigenza, chiariamolo subito, ha tutto il diritto di gestire la prima squadra come meglio crede. Fa e disfa a piacimento, può chiedere i tre punti alla Lega per la sospensione della partita contro l’Aarau o presentare il "vecchio" allenatore (Benavente) due giorni prima dell’inizio del campionato. O far pagare le tessere in contanti. Chi paga, decide. Che sia chiaro.
Come dev’essere chiaro che in questo periodo il nuovo proprietario ha tutti gli occhi puntati addosso.
Perché come dice Martignoni, non è certo entrato in punta di piedi. A suo rischio e pericolo.
La sensazione, è che lui, con il vecchio comitato, lotteranno per evitare che la gestione dei ragazzi granata finisca nelle mani della prima squadra guidata da Juan Carlos Trujillo. Per una questione di divisione dei compiti, ma soprattutto per garantire un futuro, qualsiasi cosa accada, al settore giovanile, che resta pur sempre un patrimonio sportivo e sociale importante.
Detto questo, ha fatto bene Brenno Martignoni a lasciare il suo incarico.
Non è una questione di coraggio o di mancanza di responsabilità: no, qui si tratta di una questione di rispetto. Rispetto verso se stessi.
Martignoni, personaggio che non ha sempre fatto l’unanimità, non ha però mai lesinato sforzi per il suo Bellinzona. E se è vero che la riconoscenza non è di questo mondo, il rispetto dovrebbe esserlo.
Emarginato dalla nuova dirigenza, ha preferito fare un passo indietro. Un passo verso la coerenza.
La nuova dirigenza, chiariamolo subito, ha tutto il diritto di gestire la prima squadra come meglio crede. Fa e disfa a piacimento, può chiedere i tre punti alla Lega per la sospensione della partita contro l’Aarau o presentare il "vecchio" allenatore (Benavente) due giorni prima dell’inizio del campionato. O far pagare le tessere in contanti. Chi paga, decide. Che sia chiaro.
Come dev’essere chiaro che in questo periodo il nuovo proprietario ha tutti gli occhi puntati addosso.
Perché come dice Martignoni, non è certo entrato in punta di piedi. A suo rischio e pericolo.