Il risveglio è dolcissimo.
Riguardo le reti di ieri, di una vittoria a cui pochi credevano. Io in primis, lo ammetto.
Il Lugano di Sion e della Conference era stato brutto, per certi versi inguardabile: non tanto per le sconfitte, ma soprattutto per l’atteggiamento. Qualcosa, sembrava davvero essersi rotto.
Ieri, invece, è accaduto un piccolo miracolo. O forse no, è soltanto successo che il calcio, come lo amiamo, sa regalarci di queste sorprese.
E così, sotto i nostri occhi, un po’ sorpresi, abbiamo ammirato squadra compatta, che aveva voglia di lottare, di lasciare le ultime energie sul campo.
Encomiabili i bianconeri soprattutto negli ultimi 25 minuti, quando con le gambe legnose e le idee un po’ annebbiate dalle fatiche di queste settimane, hanno serrato i ranghi e detto no a un Basilea cresciuto con il passare della partita.
La vittoria era troppo importante: non tanto per i tre punti, senza dubbio un bel toccasana per la classifica, ma per l’immagine che questo Lugano ha voluto regalare alla sua gente, che a Cornaredo, negli ultimi mesi, aveva spesso masticato amaro.
Quella corsa di Koutsias (nelle immagini RSI), lanciato da solo verso la porta e rincorso vanamente da Hitz, con tutto lo stadio in piedi e la panchina già scattata per andare ad abbracciarlo, è l’emblema della rinascita.
Di una squadra che vuole lasciarsi tutto alle spalle: dai brutti risultati fino alle polemiche.
È la voglia di scoprire un nuovo lembo di terra, sconosciuto e inesplorato.
Scopriremo presto se quella di ieri è stata uno "sliding door", come ha detto Croci-Torti: sicuramente è stata una giornata che non dimenticheremo così presto. Perché quella corsa di Koutsias ci ha emozionato come non succedeva da tempo. E questo, è ciò che conta. Almeno per adesso.
Riguardo le reti di ieri, di una vittoria a cui pochi credevano. Io in primis, lo ammetto.
Il Lugano di Sion e della Conference era stato brutto, per certi versi inguardabile: non tanto per le sconfitte, ma soprattutto per l’atteggiamento. Qualcosa, sembrava davvero essersi rotto.
Ieri, invece, è accaduto un piccolo miracolo. O forse no, è soltanto successo che il calcio, come lo amiamo, sa regalarci di queste sorprese.
E così, sotto i nostri occhi, un po’ sorpresi, abbiamo ammirato squadra compatta, che aveva voglia di lottare, di lasciare le ultime energie sul campo.
Encomiabili i bianconeri soprattutto negli ultimi 25 minuti, quando con le gambe legnose e le idee un po’ annebbiate dalle fatiche di queste settimane, hanno serrato i ranghi e detto no a un Basilea cresciuto con il passare della partita.
La vittoria era troppo importante: non tanto per i tre punti, senza dubbio un bel toccasana per la classifica, ma per l’immagine che questo Lugano ha voluto regalare alla sua gente, che a Cornaredo, negli ultimi mesi, aveva spesso masticato amaro.
Quella corsa di Koutsias (nelle immagini RSI), lanciato da solo verso la porta e rincorso vanamente da Hitz, con tutto lo stadio in piedi e la panchina già scattata per andare ad abbracciarlo, è l’emblema della rinascita.
Di una squadra che vuole lasciarsi tutto alle spalle: dai brutti risultati fino alle polemiche.
È la voglia di scoprire un nuovo lembo di terra, sconosciuto e inesplorato.
Scopriremo presto se quella di ieri è stata uno "sliding door", come ha detto Croci-Torti: sicuramente è stata una giornata che non dimenticheremo così presto. Perché quella corsa di Koutsias ci ha emozionato come non succedeva da tempo. E questo, è ciò che conta. Almeno per adesso.