La vittoria di Celje, corroborante, ancorché inutile ai fini
matematici, ha portato alla ribalta un Lugano in crescita. Steffen in ripresa,
Papadopolous una garanzia, così come Bislimi giocatore essenziale. Senza voler
parlare dell’infallibilità di Grgic dagli undici metri.
C’è anche però, chi ha sottolineato, con estrema durezza, le prova del difensore (ex Bienne) Kelvin, e dell’attaccante Parsemain, prelevato dalla terza divisione francese.
Giudizi severi, fin troppo, per giocatori che ovviamente devono ancora abituarsi a certi ritmi, ma che non possono, e non devono, passare come i colpevoli del momento complicato vissuto dal Lugano. Semplicemente perché non lo sono.
Nel 5 a 0 di Thun, contro lo stesso Celje, loro non giocavano. Non hanno contribuito a quella sciagura di partita. Sarà meglio ricordarselo.
Volendo invece analizzare le prestazioni di giovedì in Slovenia, sarebbe un errore soffermarsi superficialmente sulle prestazioni dei due ragazzi di 22 e 23 anni.
Kelvin (nell'immagine FC Lugano TV) è stato schierato in una posizione che non è la sua: per stazza e caratteristiche, è dichiaratamente un difensore centrale (e non un terzino destro), abile nell’uomo contro uno e nel gioco aereo. Dirottato sulla fascia, non ha i tempi degli inserimenti e fatica quando viene puntato dall’ala avversaria. Oltretutto, dopo soli 25 minuti, ha avvertito un problema alla caviglia che l’ha costretto alla sostituzione alla pausa.
Parsemain è incespicato sul primo pallone e ha perso banalmente il secondo, poi, a dire il vero, non è quasi mai stato servito. Quello del primo tempo di Celje è stato un Lugano meno ordinato del secondo, con una minor fluidità di manovra. Era oltretutto la prima volta che Parsemain giocava con Koutsias (alle spalle).
Poi c’è un altro fatto da non sottovalutare: il Lugano che nel finale ha recuperato un paio di gol, aveva ormai di fronte le riserve del Celje, oltretutto poco motivate dal passaggio del turno ormai acquisito.
Insomma, Kelvin e Parsemain avrebbero bisogno di poter giocare e di altre chance, ma con il Lugano fuori dall’Europa e con meno partite davanti, sarà più difficile.
Bisognerà capire cosa fare di loro in futuro.
C’è anche però, chi ha sottolineato, con estrema durezza, le prova del difensore (ex Bienne) Kelvin, e dell’attaccante Parsemain, prelevato dalla terza divisione francese.
Giudizi severi, fin troppo, per giocatori che ovviamente devono ancora abituarsi a certi ritmi, ma che non possono, e non devono, passare come i colpevoli del momento complicato vissuto dal Lugano. Semplicemente perché non lo sono.
Nel 5 a 0 di Thun, contro lo stesso Celje, loro non giocavano. Non hanno contribuito a quella sciagura di partita. Sarà meglio ricordarselo.
Volendo invece analizzare le prestazioni di giovedì in Slovenia, sarebbe un errore soffermarsi superficialmente sulle prestazioni dei due ragazzi di 22 e 23 anni.
Kelvin (nell'immagine FC Lugano TV) è stato schierato in una posizione che non è la sua: per stazza e caratteristiche, è dichiaratamente un difensore centrale (e non un terzino destro), abile nell’uomo contro uno e nel gioco aereo. Dirottato sulla fascia, non ha i tempi degli inserimenti e fatica quando viene puntato dall’ala avversaria. Oltretutto, dopo soli 25 minuti, ha avvertito un problema alla caviglia che l’ha costretto alla sostituzione alla pausa.
Parsemain è incespicato sul primo pallone e ha perso banalmente il secondo, poi, a dire il vero, non è quasi mai stato servito. Quello del primo tempo di Celje è stato un Lugano meno ordinato del secondo, con una minor fluidità di manovra. Era oltretutto la prima volta che Parsemain giocava con Koutsias (alle spalle).
Poi c’è un altro fatto da non sottovalutare: il Lugano che nel finale ha recuperato un paio di gol, aveva ormai di fronte le riserve del Celje, oltretutto poco motivate dal passaggio del turno ormai acquisito.
Insomma, Kelvin e Parsemain avrebbero bisogno di poter giocare e di altre chance, ma con il Lugano fuori dall’Europa e con meno partite davanti, sarà più difficile.
Bisognerà capire cosa fare di loro in futuro.