Il calcio si basa, anche,
su riti e rappresentazione. Realisticamente ai tifosi arriva solo un
parte di quello che davvero succede. Ma gli appassionati hanno
bisogno di un racconto, esigono una spiegazione, poco importa se
esaustiva o meno. L'inizio di stagione del Lugano va oltre la
delusione. L'annata doveva essere storica, ecco il richiamo alla
tradizione, e l'arrivo del nuovo stadio. Ma il campo racconta di
una crisi nella sua gravità imprevedibile. E i tifosi invocano una
parola da parte della società, che invece tace, non dice niente.
L'appassionato è convinto di avere la soluzione: ritorno sul
mercato; cambio dell'allenatore. Ma tutto questo non avverrà. Ma è
la prassi, specie nell'epoca del dominio della comunicazione, il
tifoso deve sentire una parola. Cosa cambierebbe? Nella sostanza poco
o niente, nella forma porterebbe alla sensazione che il club è
presente. Le dichiarazioni dell'allenatore fanno parte della
normalità, ma la figura del dirigente visibile ci deve essere,
ponendosi all'esposizione mediatica. Sui social i tifosi rammentano un patron stile Renzetti, che ci metteva la faccia. È necessario che ci sia un manager credibile che imponga la sua presenza, altrimenti ci saranno sempre speculazioni su chi decide veramente. Rimane la sensazione che non si voglia uscire allo scoperto. Blaser ha parlato cinque giorni fa, per confermare il tecnico, nel calcio è un tempo lunghissimo. Serve compattarsi, serve
manifestare all'opinione pubblica che ci sarà un reazione. Fuori dalle coppe, resta il campionato che è appena cominciato. È necessario scalare posizioni, e garantirsi un posto per le coppe europee del prossimo anno. Un obiettivo che deve essere perseguito con tutte le
forze possibili, profondendo tutte le energie e capacità che si
hanno a disposizione. E il mercato potrebbe aiutare e non poco. Altrimenti con il nuovo impianto pronto sarebbe un'autentica beffa.
FC LUGANO

Se la società non parla