CALCIO
"La pirateria uccide il calcio"
Pubblicato il 19.08.2025 06:42
di Silvano Pulga
"La pirateria uccide il calcio" è uno slogan molto di moda, come noto, nella vicina Penisola. E così, a qualcuno, oltreconfine, è venuta in mente l'idea per mettere in ginocchio questo fenomeno: la piattaforma detentrice dei diritti televisivi della Serie A ha infatti messo in vendita una nuova proposta di abbonamento, chiamato “My Club Pass”. Quali sono i contenuti?  Al cliente vengono ceduti i diritti per vedere solo le 38 partite della propria squadra. I tifosi, si sa, a differenza degli appassionati, sono monoteisti, e l'idea potrebbe essere buona, soprattutto se accompagnata a un robusto (e ovvio) sconto sul canone annuo. Dal momento che l'abbonamento pieno, che prevede i diritti per vedere 380 partite, costa 359 Euro l'anno, ci si aspetta che quello a un decimo delle partite ne costi 36: la matematica non è un'opinione. Eh no: per avere "My club pass" se ne devono sborsare 329. Si, avete letto bene: solo 30 Euro di sconto. Gli esperti di marketing dicono che è una pratica commerciale che dovrebbe convincere il cliente a scegliere il pacchetto completo, vista la bassissima differenza di prezzo a fronte di un'offerta, per quello più costoso, nettamente più grande in termini di contenuti. La saggezza dei nostri nonni, invece, propone in Ticino (ma sicuramente anche altrove) espressioni dialettali esplicite per definire questa situazione (riservata, ovviamente, ai soli residenti oltre confine), tutte irriferibili qua, ma che ogni lettore potrà immaginare, declinandola magari a seconda delle varie regioni linguistiche del Cantone, sulla base di dove risiede. Siccome abbiamo a cuore i nostri lettori italiani, per completezza d'informazione possiamo riferire i termini dell'abbonamento che la filiale francese della piattaforma detentrice dei diritti di trasmissione della Serie A offre ai clienti residenti nell'Esagono, per vedere a casa le partite della Ligue 1: 12 mesi a 9,99 Euro per i primi 3, e 14,99 per i 9 seguenti. Il pacchetto prevede anche la possibilità di vedere l'Eredivisie olandese, la Jupiter League belga (sai che roba, dirà qualcuno) e, udite udite, la Serie A. L'offerta consente di vedere i contenuti su due apparecchi agganciati a due IP differenti, cosa non più prevista nella vicina Penisola. Anche per descrivere questa situazione il dialetto ticinese prevede tante espressioni, che sicuramente esisteranno anche nelle singole realtà linguistiche locali oltreconfine: ognuno si potrà sbizzarrire come meglio crede, insomma. In definitiva, non riusciamo a comprendere la strategia di marketing di questa multinazionale, perlomeno per ciò che riguarda l'Italia, il Paese nel continente forse con il più grande problema retributivo (certificato da decine di ricerche statistiche) di tutta la Comunità Europea, soprattutto se rapportato al peso produttivo del Paese, la seconda manifattura più importante d'Europa, dietro alla sola Germania. Non è solo la pirateria a uccidere il calcio, ma anche la ristrettezza delle politiche di vendita di chi ha in mano le redini del prodotto televisivo Serie A. Chissà che, tra qualche anno, con una diversa situazione commerciale, qualche ex dirigente della piattaforma oggi detentrice dei diritti, con un sacco in testa e la voce camuffata, vada a qualche trasmissione televisiva d'inchiesta della vicina Penisola a raccontare chi decideva, e perché. Nel frattempo, magari, a Bruxelles avranno preso la sensata decisione di abbattere le frontiere per quanto riguarda la libertà, per i consumatori, di comprare i diritti tv anche all'estero. Che poi, ascoltare le telecronache in lingue diverse da quella madre servirebbe anche per ripassare gli idiomi studiati a scuola e poco praticati: il calcio è cultura, a volte. O no?