"La pirateria uccide il calcio" è uno slogan molto di
moda, come noto, nella vicina Penisola. E così, a qualcuno,
oltreconfine, è venuta in mente l'idea per mettere in ginocchio
questo fenomeno: la piattaforma detentrice dei diritti televisivi
della Serie A ha infatti messo in vendita una nuova proposta di
abbonamento, chiamato “My Club Pass”. Quali sono i contenuti?
Al cliente vengono ceduti i diritti per vedere solo le 38 partite
della propria squadra. I tifosi, si sa, a differenza degli
appassionati, sono monoteisti, e l'idea potrebbe essere buona,
soprattutto se accompagnata a un robusto (e ovvio) sconto sul canone
annuo. Dal momento che l'abbonamento pieno, che prevede i diritti per
vedere 380 partite, costa 359 Euro l'anno, ci si aspetta che quello a
un decimo delle partite ne costi 36: la matematica non è
un'opinione. Eh no: per avere "My club pass" se ne devono
sborsare 329. Si, avete letto bene: solo 30 Euro di sconto. Gli
esperti di marketing dicono che è una pratica commerciale che
dovrebbe convincere il cliente a scegliere il pacchetto completo,
vista la bassissima differenza di prezzo a fronte di un'offerta, per
quello più costoso, nettamente più grande in termini di contenuti.
La saggezza dei nostri nonni, invece, propone in Ticino (ma
sicuramente anche altrove) espressioni dialettali esplicite per
definire questa situazione (riservata, ovviamente, ai soli residenti
oltre confine), tutte irriferibili qua, ma che ogni lettore potrà
immaginare, declinandola magari a seconda delle varie regioni
linguistiche del Cantone, sulla base di dove risiede. Siccome abbiamo
a cuore i nostri lettori italiani, per completezza d'informazione
possiamo riferire i termini dell'abbonamento che la filiale francese
della piattaforma detentrice dei diritti di trasmissione della Serie
A offre ai clienti residenti nell'Esagono, per vedere a casa le
partite della Ligue 1: 12 mesi a 9,99 Euro per i primi 3,
e 14,99 per i 9 seguenti. Il pacchetto prevede anche la possibilità
di vedere l'Eredivisie olandese, la Jupiter League belga (sai che
roba, dirà qualcuno) e, udite udite, la Serie A. L'offerta consente
di vedere i contenuti su due apparecchi agganciati a due IP
differenti, cosa non più prevista nella vicina Penisola. Anche per
descrivere questa situazione il dialetto ticinese prevede tante
espressioni, che sicuramente esisteranno anche nelle singole realtà
linguistiche locali oltreconfine: ognuno si potrà sbizzarrire come
meglio crede, insomma. In definitiva, non riusciamo a comprendere la
strategia di marketing di questa multinazionale, perlomeno per ciò
che riguarda l'Italia, il Paese nel continente forse con il più
grande problema retributivo (certificato da decine di ricerche
statistiche) di tutta la Comunità Europea, soprattutto se rapportato
al peso produttivo del Paese, la seconda manifattura più importante
d'Europa, dietro alla sola Germania. Non è solo la pirateria a
uccidere il calcio, ma anche la ristrettezza delle politiche di
vendita di chi ha in mano le redini del prodotto televisivo Serie A.
Chissà che, tra qualche anno, con una diversa situazione
commerciale, qualche ex dirigente della piattaforma oggi detentrice
dei diritti, con un sacco in testa e la voce camuffata, vada a
qualche trasmissione televisiva d'inchiesta della vicina Penisola a
raccontare chi decideva, e perché. Nel frattempo, magari, a
Bruxelles avranno preso la sensata decisione di abbattere le
frontiere per quanto riguarda la libertà, per i consumatori, di
comprare i diritti tv anche all'estero. Che poi, ascoltare le
telecronache in lingue diverse da quella madre servirebbe anche per
ripassare gli idiomi studiati a scuola e poco praticati: il calcio è
cultura, a volte. O no?
CALCIO

"La pirateria uccide il calcio"