Dopo sei partite è ultimo in classifica, senza aver ancora
vinto e dopo aver incassato la bellezza di 17 reti. Ovviamente la peggior
difesa della Challenge League.
Cosa sta succedendo a Bellinzona? Se lo chiedono, smarriti, i tifosi granata, che adesso iniziano a temere il peggio. Dentro e fuori dal campo.
La squadra, come sorprendentemente detto anche dal suo capitano Mihajlovic pochi giorni fa, non sembrerebbe sufficientemente attrezzata per la categoria. In poche parole, è stata costruita male
e forse, aggiungiamo, gestita peggio.
Anche quest’anno, il “solito” pastrocchio dell’allenatore è stato servito: prima l’annuncio di Xavi Ibarra, che però era sprovvisto di patentino (ma dirigeva comunque la squadra durante le partite), poi il suo esonero e la “promozione” dell’immortale Benavente, tecnico buono per tutte le stagioni, e infine l’arrivo dalla Colombia di Jersson Gonzalez. Un tecnico che ovviamente è a digiuno di calcio svizzero.
E fuori dal campo cosa succede? Il Bellinzona è senza una vera e propria guida.
Mario Rosas, amministratore unico, fa la spola con la Spagna e finora non ha ancora parlato. È lui la mente del mercato, il responsabile di questa situazione sportiva.
E Juan Carlos Trujillo invece che fine ha fatto? Il colombiano, anche presidente del FC Llaneros, sembra essersi dileguato. Le dichiarazioni roboanti di inizio stagione sono sparite.
Le velleità di promozione in Super League, accompagnate da slogan forti al ritmo di “lotta” e “battaglia”, si sono afflosciate: ultimamente, nei suoi post sui vari social, del Bellinzona non c’è più traccia. Chissà quando lo rivedremo in Ticino e se parlerà.
L’ex patron Bentancur, da parte sua, continua a confermare di essere fuori dal club al 100%: gli interessa soltanto la diatriba con Gilardi, ma sarebbe bello capire chi ha in mano le azioni granata e qual è il vero progetto di questa società. Semmai ce ne fosse uno.
Intanto, l’unica cosa che ci resta da fare, come dice lo slogan di Trujillo, è avere “fede nel destino”.
Fare altro, per il momento, è impossibile.
Cosa sta succedendo a Bellinzona? Se lo chiedono, smarriti, i tifosi granata, che adesso iniziano a temere il peggio. Dentro e fuori dal campo.
La squadra, come sorprendentemente detto anche dal suo capitano Mihajlovic pochi giorni fa, non sembrerebbe sufficientemente attrezzata per la categoria. In poche parole, è stata costruita male
e forse, aggiungiamo, gestita peggio.
Anche quest’anno, il “solito” pastrocchio dell’allenatore è stato servito: prima l’annuncio di Xavi Ibarra, che però era sprovvisto di patentino (ma dirigeva comunque la squadra durante le partite), poi il suo esonero e la “promozione” dell’immortale Benavente, tecnico buono per tutte le stagioni, e infine l’arrivo dalla Colombia di Jersson Gonzalez. Un tecnico che ovviamente è a digiuno di calcio svizzero.
E fuori dal campo cosa succede? Il Bellinzona è senza una vera e propria guida.
Mario Rosas, amministratore unico, fa la spola con la Spagna e finora non ha ancora parlato. È lui la mente del mercato, il responsabile di questa situazione sportiva.
E Juan Carlos Trujillo invece che fine ha fatto? Il colombiano, anche presidente del FC Llaneros, sembra essersi dileguato. Le dichiarazioni roboanti di inizio stagione sono sparite.
Le velleità di promozione in Super League, accompagnate da slogan forti al ritmo di “lotta” e “battaglia”, si sono afflosciate: ultimamente, nei suoi post sui vari social, del Bellinzona non c’è più traccia. Chissà quando lo rivedremo in Ticino e se parlerà.
L’ex patron Bentancur, da parte sua, continua a confermare di essere fuori dal club al 100%: gli interessa soltanto la diatriba con Gilardi, ma sarebbe bello capire chi ha in mano le azioni granata e qual è il vero progetto di questa società. Semmai ce ne fosse uno.
Intanto, l’unica cosa che ci resta da fare, come dice lo slogan di Trujillo, è avere “fede nel destino”.
Fare altro, per il momento, è impossibile.