AC BELLLINZONA
Giù le mani da Manuel!
Pubblicato il 02.09.2025 06:20
di Enrico Lafranchi
Sabato siamo andati, guidati da un ex dirigente granata, a cercare Manuel Benavente. Ritenevamo necessario parlare con il tecnico del Bellinzona lontano dall’ambiente che si respira allo stadio comunale e nei suoi dintorni (bar Granata e bar-ristorante Stadio, i più gettonati dai tifosi anche perché si trovano sul piazzale antistante). Il motivo di questa nostra ‘visita’ è dovuto al fatto che sulla squadra che ha incassato 11 reti in due partite (contro Xamax e Vaduz) sono piovute critiche a non finire sul tecnico e non, come sarebbe stato opportuno, sulla povertà tecnica dei giocatori, in gran parte sprovvisti di ‘qualifica’ per affrontare un campionato difficile qual è quello di Challenge League di cui fanno parte solamente 10 squadre (mentre nella categoria superiore il numero è stato saggiamente aumentato di due unità).
Volevamo semplicemente captare il suo d’animo dopo questo inizio balbettante di stagione. Il Bellinzona è ultimo in classifica con 2 soli punti, ha incassato 17 gol e non ha ancora vinto una sola partita, perdendone per di più 4 su 6. L’Aarau, attuale capolista, le ha vinte tutte ed è a punteggio pieno (18 punti). Qualcuno dirà: cosa c’entrano gli argoviesi? C'entrano, eccome. Il nuovo patron non ha forse ´pompato’ l’obiettivo di salire in Super League? Squadra che invece deve, secondo i più (siamo in buona compagnia anche fra gli ‘addetti ai lavori’), preoccuparsi di salvare il posto, conquistato con grandi meriti e duri sacrifici da Pablo Bentancur. Come andrà con Trujillo?
Ma restiamo a Benavente. Sembrerebbe che la causa del disastro sportivo in atto in questo avvio di campionato riguardi solo e soltanto l’allenatore e non i giocatori (si vada a riprendere quanto dichiarato da Dragan Mihajlovic: “Non siamo una squadra di Challenge League”). Insomma è Benavente il colpevole? 
Nell’intervista che avevamo recentemente fatto durante un qualsiasi giorno della settimana, non dunque nel dopo partita, abbiamo captato nell’allenatore un senso di disagio. C’entrano di sicuro i risultati negativi, ma non sono una parte preponderante. Sul suo conto sono piovute critiche, espresse anche in modo ‘sottile’, non sappiamo se ne intuite il termine. Un paio di esempi: una semplice ‘didascalia’, che recita “Benavente è ancora l’allenatore”, e un comunicato stampa indirizzato ai media che precisa "l’ACB sarà diretto da Manuel Benavente" la dicono lunga in merito.
Benavente per di più ci mette la faccia anche in casa Swiss Football League: chi ha allenato finora non era nemmeno in possesso del patentino. In partita sbraccia e urla (magari sin troppo fino a farsi richiamare dagli arbitri), ha ovviamente le sue idee di calcio (è il suo ‘mestiere’ a dettargliele), se la squadra non fa ‘gruppo’ (una conseguenza potrebbe esserne la rosa ‘variegata’) non è in lui che si deve cercare il capro espiatorio. Logico d’altra parte che, in mancanza di risultati, sia praticamente sempre l’allenatore a farne le spese.
Con il marasma generale che è venuto a crearsi in seno all’ACB, la città rimane allibita di fronte all’atteggiamento del nuovo patron (peraltro salutato con enfasi dal capo dicastero Sport Fabio Käppeli). Juan Carlos Trujillo deve essersi scordato che a Bellinzona, nel bene come nel male, il calcio c’è sempre stato. Alla popolazione, non soltanto ai supporter, sembra impossibile credere che si stia manifestando questa amara e desolata realtà. 
Siamo arrivati in via Codeborgo per ‘captare‘ lo stato d’animo di Benavente che da quel che abbiamo potuto costatare ha una grande voglia di lavorare ed è felice di essere granata. Fino a quando ? Purtroppo la casa dove abita ha i ‘balconi’ chiusi. Manuel deve avere approfittato della pausa di campionato per rientrare dai suoli cari in Spagna. Tornerà, soltanto per mettere a disposizione il diploma UEFA Pro (facendone beneficiare Jersson Gonzalez) o per dirigere, una volta tanto a tutti gli effetti, dopo che Xavi Ibarra ha dovuto fare le valigie, anche gli allenamenti?
Siamo naturalmente rimasti dispiaciuti di non averlo potuto incontrare. Forse qualche ‘sassolino’ se lo sarebbe tolto volentieri dalla scarpa.