Il tennis attuale è
noioso. Dietro Sinner e Alcaraz c'è il vuoto. Tutto è scontato,
tutto è prevedibile. Troppo grande è la differenza tra i due
campioni e gli avversari. La generazione dei Medvedev, Zverev,
Tsitsipas è senza pretese e ha ambizioni limitate, hanno colpi, ma
poca tenuta mentale. Avanza un nuovo che non impressiona. L'italiano
e lo spagnolo colpiscono troppo forte, sono troppo veloci e sono
concentrati. Lo sviluppo del gioco non devia da scambi dal
fondocampo. Alcaraz è capace di qualche sprazzo di fantasia, di
qualche guizzo di genialità. È l'estensione del dominio della
norma. Non rimane che parlare di un tennista che pare essere eterno.
Novak Djokovic ha 38 anni e sta per sfidare Alcaraz. È il più anziano a
raggiungere una semifinale in uno Slam. È un personaggio che fa
discutere, esprime pensieri e concetti che dividono. Provoca con
intelligenza e acume. A tratti, sul campo, si muove come un istrione,
non teme la platea anche quando lo contesta, non la subisce. Sul
piano tecnico il suo stile è noto, sul piano agonistico è un atleta
superbo. È come se sentisse di avere una missione: entrare in
sintonia con il suo corpo, lo ha studiato, lo ha compreso, lo
ascolta, lo asseconda. Il resto dei giovani li batte, li sovrasta
mentalmente e fisicamente. Ha davanti, sfortunatamente, due giganti,
si tratta di ostacoli difficilmente superabili, ma solo per via della
loro età. Altrimenti. Ma lui lo Slam lo ha già vinto.
TENNIS

Infinito Djokovic