AC BELLINZONA
Bellinzona, che nostalgia
Pubblicato il 04.09.2025 07:12
di Enrico Lafranchi
Sono andato in città per negozi e bar (non quelli sul piazzale dello stadio, dove - detto per inciso - sono diminuiti i tifosi che si danno appuntamento per seguire le dirette in streaming; addirittura in occasione di una recente partita il televisore non è stato nemmeno acceso).
Il discorso che voglio fare (diamoci pure del tu) è un altro, anche se direttamente collegato a quanto ho appena detto. Andando su e giù per il viale della Stazione non sono riuscito a incontrare molte persone con cui parlare del Bellinzona. D‘accordo, i tempi sono cambiati ed è cambiata anche la gente.
Fino a qualche anno fa, quando l‘ACB venne diretta - dopo il fallimento della gestione Giulini - da un gruppo di appassionati e coraggiosi dirigenti del Bellinzonese - la gente si dava appuntamento nei caffè per discutere di quanto succedeva allo stadio. Magari brontolando, ma anche simpatizzando per la squadra e i suoi 'attori‘: va detto che i giocatori erano in gran parte ticinesi.
Un giovane commerciante: “Era assolutamente normale che con i miei clienti si parlasse delle vicissitudini della squadra. Soprattutto quando in negozio c‘era mio padre, le discussioni non mancavano. Anche se si perdeva veniva sempre fuori l’attaccamento alla squadra, la fedeltà ai colori granata. Non parlo soltanto di bellinzonesi, molti venivano dalla Mesolcina e dai paesini vicini“.
Un tifoso di una certa età: “Io ho pagato per anni l’abbonamento per la tribuna, mi ritengo un fortunato. Da qualche tempo però non sono più uno spettatore 'assiduo‘ perché con l’allargamento della pista d‘atletica la partita la si vede meglio da casa con 'Blue TV‘ (molte le lamentele a tale proposito)“.
Non c’è empatia per questa squadra, non so se per una ragione di 'identità' o di 'entità‘.  Succede che si stanno raccogliendo i frutti che sono stati seminati (malamente) in questi ultimi anni.
È venuto meno lo spirito di società e l’amore di casacca (salvo qualche eccezione, logico pensare ai pochi ticinesi che fanno parte della rosa), i contatti umani si sono praticamente 'liquefatti' (che fine ha fatto il presidente, accanitamente innamorato della maglia granata, che distribuiva sorrisi amabili e parole adeguate alle circostanze?). Ricordo anche che a fine partita i tifosi sentivano il bisogno di aspettare i giocatori: c’erano sentimenti sinceri, spontanei (oggi il piazzale si svuota in un baleno).
"Riconoscersi negli undici ragazzi che indossano una maglia che è sempre stata nostra, diventa atto affettuoso, può suscitare emozioni lievi ma belle, accordare palpiti trepidi di sostegno a un manipolo di uomini che portano in giro il nome di Bellinzona onorandolo con le sapienti pedate del gioco più bello del mondo“ (da 'Forza granata' di Michele Fazioli). Belle parole, oggi sono i fatti a rispondere.  Vedremo come Juan Carlos Trujillo nella conferenza stampa che ha indetto dopo la partita con il Rapperswil, ascolterà e reagirà alle 'voci' dei giornalisti.                                              
Siamo ai titoli di coda. Avrete capito che ho incontrato poche persone per fare quattro chiacchiere sul Bellinzona di oggi. Su quello di ieri tante, ma quelli erano per davvero altri tempi. E sul domani? Sicuramente il signor Trujillo sarà felice di stupirci. Sabato 13 settembre.