Per tanti è semplicemente un eterno scugnizzo. Eppure, ridendo e scherzando, Patrick Fischer festeggia proprio oggi il suo mezzo secolo di vita. Il selezionatore della Nazionale elvetica è decisamente una delle figure più intriganti del nostro hockey. Giocatore spettacolare e fuori dagli schemi, il classico genio e sregolatezza, “Fischi” è sempre stato uno che non ha seguito i classici binari e schemi.
L’esordio a oltre 30 anni in NHL oppure la fine della sua carriera, a sole 33 primavere, malgrado un contratto ancora in essere con l’EVZ e al termine di una stagione da oltre 50 punti. Bastano questi due fatti per far capire che il nativo di Zugo non è mai stato uno convenzionale, ciò vale non solo per quanto concerne la sua vita hockeistica, bensì pure per quella al di fuori del ghiaccio. È stato anche uno degli ultimi veri “rock’n’roller” del nostro hockey. Visionario, spesso “preso in giro” una volta intrapresa la sua carriera da allenatore, non ha mai lesinato le decisioni forti e alcune sue dichiarazioni schiette e pepate hanno fatto il giro dell’intera nazione. Indimenticabili alcuni siparietti. Un esempio? Un’intervista televisiva con il nostro collega Alessandro Tamburini in veste di allenatore del Lugano al termine di una partita a Ginevra. Il “Tambu” fece una competente disamina tattica, Fischer ribatté con un semplice “Sei allenatore tu?".
Lo stupore e il scetticismo generale alla sua nomina di coach della Nazionale nel 2016 non hanno turbato il classe 1975, anzi, sono stati uno sprone. Imperterrito Fischer è andato avanti per la sua strada. La sua bravura nell’instaurare e coltivare i legami con le varie star ha portato una nuova mentalità in seno alla nostra rappresentativa e il senso di appartenenza è letteralmente aumentato. In questo decennio con i rossocrociati ha saputo conquistare ben tre finali Mondiali, sfiorando il titolo in due occasioni. Lui che fu tacciato di folle quando al momento di entrare in carica disse che avrebbe voluto vincere un Mondiale. Chi se la scorda più quella maledetta serie di rigori di Copenaghen nel 2018 persa contro la Svezia? O il recente overtime perso contro gli Stati Uniti a Stoccolma?
Fischer non farà mai l’unanimità, d’altronde nel mondo sportivo non esiste nessuno capace di farla, ma una cosa è sicura, con il passare del tempo e grazie anche ai risultati conseguiti ha saputo far ricredere i suoi detrattori.
Buon compleanno Fischi, e chissà che il più bel regalo per i 50 anni non arrivi con un po’ di ritardo il prossimo mese di maggio.
Poter metter al collo la sospirata e storica medaglia d’oro proprio in quel di Zurigo sarebbe l’incoronazione mancante e il massimo della vita.
L’esordio a oltre 30 anni in NHL oppure la fine della sua carriera, a sole 33 primavere, malgrado un contratto ancora in essere con l’EVZ e al termine di una stagione da oltre 50 punti. Bastano questi due fatti per far capire che il nativo di Zugo non è mai stato uno convenzionale, ciò vale non solo per quanto concerne la sua vita hockeistica, bensì pure per quella al di fuori del ghiaccio. È stato anche uno degli ultimi veri “rock’n’roller” del nostro hockey. Visionario, spesso “preso in giro” una volta intrapresa la sua carriera da allenatore, non ha mai lesinato le decisioni forti e alcune sue dichiarazioni schiette e pepate hanno fatto il giro dell’intera nazione. Indimenticabili alcuni siparietti. Un esempio? Un’intervista televisiva con il nostro collega Alessandro Tamburini in veste di allenatore del Lugano al termine di una partita a Ginevra. Il “Tambu” fece una competente disamina tattica, Fischer ribatté con un semplice “Sei allenatore tu?".
Lo stupore e il scetticismo generale alla sua nomina di coach della Nazionale nel 2016 non hanno turbato il classe 1975, anzi, sono stati uno sprone. Imperterrito Fischer è andato avanti per la sua strada. La sua bravura nell’instaurare e coltivare i legami con le varie star ha portato una nuova mentalità in seno alla nostra rappresentativa e il senso di appartenenza è letteralmente aumentato. In questo decennio con i rossocrociati ha saputo conquistare ben tre finali Mondiali, sfiorando il titolo in due occasioni. Lui che fu tacciato di folle quando al momento di entrare in carica disse che avrebbe voluto vincere un Mondiale. Chi se la scorda più quella maledetta serie di rigori di Copenaghen nel 2018 persa contro la Svezia? O il recente overtime perso contro gli Stati Uniti a Stoccolma?
Fischer non farà mai l’unanimità, d’altronde nel mondo sportivo non esiste nessuno capace di farla, ma una cosa è sicura, con il passare del tempo e grazie anche ai risultati conseguiti ha saputo far ricredere i suoi detrattori.
Buon compleanno Fischi, e chissà che il più bel regalo per i 50 anni non arrivi con un po’ di ritardo il prossimo mese di maggio.
Poter metter al collo la sospirata e storica medaglia d’oro proprio in quel di Zurigo sarebbe l’incoronazione mancante e il massimo della vita.