FORMULA UNO
La Formula Uno è viva e vegeta
Pubblicato il 09.09.2025 08:15
di Silvano Pulga
Domenica sera, in auto, ascoltavamo distrattamente una trasmissione sportiva nella quale un ospite affermava, parlando della Formula 1, di come fosse un mondo finito. Intendiamoci: ogni opinione ha diritto di cittadinanza. Tuttavia, non crediamo che la categoria regina sia moribonda perché la Ferrari non vince: altrimenti bisognerebbe spiegare come mai, nel fine settimana di Monza, si siano contati oltre 300.000 spettatori, nonostante i biglietti più economici costassero 120 Euro. Certo: si sa che molte aziende, come gadget propagandistico, facciano dono ai clienti più importanti di biglietti di tribuna, o regalino l'esperienza del paddock. Tuttavia, i numeri citati non possono essere quelli degli ospiti delle aziende sul territorio, a significare che i motori restano, per tanti, una passione alla quale sacrificare tempo e non solo.
Il giorno dopo Monza, si può solo mettere in file i pensieri. Ci sono, per esempio, quelli che propongono una riduzione della durata dei Gran Premi, perché le giovani generazioni si annoiano a stare un'ora e mezza davanti alla televisione. Tutto questo mente la Ferrari, ad Austin, con il Team indipendente AF Corse, si aggiudica il titolo FIA World Cup for Hypercar Teams grazie alla vettura in livrea gialla contrassegnata dal numero 83, vincitrice in primavera a Le Mans, terzo successo consecutivo per Maranello. Per completezza d'informazione, nel Campionato del Mondo Costruttori Ferrari è in testa con 203 punti, 65 di vantaggio sulla Porsche (vincitrice ieri) su Cadillac. Nella graduatoria del Mondiale Piloti sono davanti Pier Guidi-Calado-Giovinazzi con 115 punti, secondi da Ye-Kubica-Hanson con 100 punti (Ferrari AF corse). Certo, difficile trovarne notizia, se non sui siti specializzati. Però, a Le Mans quest'anno c'erano centinaia di migliaia di spettatori presenti, e non è stato possibile, tra l'altro, accontentare tutte le testate che avevano richiesto di essere accreditate. Insomma, un'opinione. Diversa.
Lungo è il discorso che bisognerebbe fare su Charles Leclerc. Il monegasco fa parte della stessa generazione di Max Verstappen, vincitore ieri in Brianza, e dotato di un talento cristallino molto simile a quello dell'olandese volante. E sono in molti a chiedere cosa avrebbe potuto diventare con una monoposto vincente tra le mani. In questa stagione ha dimostrato, a parità di macchina, di stare davanti a Lewis Hamilton, uno chiamato in Emilia per riportare la Ferrari davanti a tutti, quasi come non si credesse in lui. Invece Carletto, come lo chiama con affetto Leo Turrini, è praticamente sempre stato davanti al compagno, portando tra l'altro il baronetto britannico sull'orlo della depressione. "Dico sempre le stesse cose" ha affermato ieri, laconicamente, dopo un quarto posto ottenuto da primo dei terrestri, dietro Max e le due Mc Laren dominatrici. Chissà cos'avrebbe fatto in carriera, se non avesse dedicato il proprio amore incondizionato al Cavallino rampante. Per chiudere, prendiamo atto del bel gesto della scuderia papaya la quale, con due piloti in lotta per il mondiale, e con uno di loro favorito da un errore dei meccanici a un cambio gomme, anziché lasciare che il caso facesse il suo corso, in nome di una delle leggi non scritte dello sport, ordina al favorito dalla dea bendata, Oscar Piastri, di ridare la posizione a Lando Norris, con l'australiano che ha obbedito senza problemi. Ecco, queste cose ci fanno pensare che questo sport non sia finito. Per niente. Ma resta, appunto, un'opinione.