San Siro rossonero, anche ieri sera, mostrava un bel colpo d'occhio: quasi 70.000 i presenti, per una partita non certo di cartello, disertata dai tifosi ospiti, presenti in pochi e senza vessilli, ci dicono per solidarietà con la curva avversaria. In curva sud, presente l'abituale muro disciplinatissimo, con tutti gli spettatori presenti rigorosamente in maglia nera (una specie di divisa degli ultras del Milan, ne abbiamo visti parecchi fuori dallo stadio: i simboli e i disegni sono sulla schiena), seduti e in silenzio, come fossero a teatro.
L'atmosfera, durante la partita, è surreale: dalla tribuna stampa, che si trova al secondo anello, sentivamo, in alcuni momenti, le indicazioni di Vincenzo Italiano ai suoi. Senza la guida dei tifosi più caldi, specialmente se la partita non è esaltante dal punto di vista del gioco, lo stadio resta in silenzio o, perlomeno, si sente quel brusio di fondo tipico di quando l'impianto si sta riempendo, prima dell'inizio. In qualche settore si prova, ogni tanto, a far partire qualche coro: ma, ovviamente, manca continuità.
Le nostre fonti sulla vicenda, tuttavia, sono piuttosto pessimiste. Il presupposto dal quale si parte è che, per trattare, servono la volontà di farlo, uno spazio di manovra, un punto di caduta e, magari, un mediatore. A oggi, Inter e Milan hanno una posizione intransigente, dovuta a problematiche di carattere processuale, e non hanno intenzione di modificarla. Ovvio che si sia dispiaciuti per la situazione, così come la speranza che si trovi una via d'uscita è un auspicio sincero: ma ciò dovrà avvenire mediante l'accettazione, da parte del tifo più acceso, della situazione attuale. Nella fanzina distribuita ieri allo stadio, è stata ancora una volta ribadito che la società non farà passi indietro, mentre è stato spiegato che l'autorità di polizia ha ribadito il divieto di esporre gran parte degli striscioni. Va detto che anche il tifo organizzato bolognese, nonostante i rapporti non certo amichevoli con quello milanista, come scrivevamo sopra, ha solidarizzato con gli ultras rivali, presentandosi a San Siro senza striscioni e bandiere, non incitando la propria squadra.
E chi va in campo, che ne pensa? Qualche domanda sull'argomento, in sala stampa, arriva sempre. E le risposte, da parte milanista, come ovvio, sono sempre improntate alla massima diplomazia, come normale che sia. Gli avversari, probabilmente in questo istruiti dai propri addetti stampa, tengono anch'essi un profilo basso. C'è, tuttavia, una linea comune che, a questo punto, sta diventando una presa di posizione: in partita, siamo concentrati su quello che succede in campo. Certo, fa piacere essere sostenuti, ovviamente: ma i tifosi, alla fine, sono un contorno. Tutto questo però va contro la narrazione preminente del dodicesimo uomo eccetera, che è alla base non solo delle rivendicazioni dei supporter più caldi, ma di tutte le campagne abbonamenti (e non solo) dei club. Ecco, se fossimo un addetto stampa, un pensierino su queste affermazioni (che appaiono tra l'altro sincere: e su questo si potrebbero avviare delle riflessioni) lo faremmo. Affaire à suivre, insomma.
L'atmosfera, durante la partita, è surreale: dalla tribuna stampa, che si trova al secondo anello, sentivamo, in alcuni momenti, le indicazioni di Vincenzo Italiano ai suoi. Senza la guida dei tifosi più caldi, specialmente se la partita non è esaltante dal punto di vista del gioco, lo stadio resta in silenzio o, perlomeno, si sente quel brusio di fondo tipico di quando l'impianto si sta riempendo, prima dell'inizio. In qualche settore si prova, ogni tanto, a far partire qualche coro: ma, ovviamente, manca continuità.
Le nostre fonti sulla vicenda, tuttavia, sono piuttosto pessimiste. Il presupposto dal quale si parte è che, per trattare, servono la volontà di farlo, uno spazio di manovra, un punto di caduta e, magari, un mediatore. A oggi, Inter e Milan hanno una posizione intransigente, dovuta a problematiche di carattere processuale, e non hanno intenzione di modificarla. Ovvio che si sia dispiaciuti per la situazione, così come la speranza che si trovi una via d'uscita è un auspicio sincero: ma ciò dovrà avvenire mediante l'accettazione, da parte del tifo più acceso, della situazione attuale. Nella fanzina distribuita ieri allo stadio, è stata ancora una volta ribadito che la società non farà passi indietro, mentre è stato spiegato che l'autorità di polizia ha ribadito il divieto di esporre gran parte degli striscioni. Va detto che anche il tifo organizzato bolognese, nonostante i rapporti non certo amichevoli con quello milanista, come scrivevamo sopra, ha solidarizzato con gli ultras rivali, presentandosi a San Siro senza striscioni e bandiere, non incitando la propria squadra.
E chi va in campo, che ne pensa? Qualche domanda sull'argomento, in sala stampa, arriva sempre. E le risposte, da parte milanista, come ovvio, sono sempre improntate alla massima diplomazia, come normale che sia. Gli avversari, probabilmente in questo istruiti dai propri addetti stampa, tengono anch'essi un profilo basso. C'è, tuttavia, una linea comune che, a questo punto, sta diventando una presa di posizione: in partita, siamo concentrati su quello che succede in campo. Certo, fa piacere essere sostenuti, ovviamente: ma i tifosi, alla fine, sono un contorno. Tutto questo però va contro la narrazione preminente del dodicesimo uomo eccetera, che è alla base non solo delle rivendicazioni dei supporter più caldi, ma di tutte le campagne abbonamenti (e non solo) dei club. Ecco, se fossimo un addetto stampa, un pensierino su queste affermazioni (che appaiono tra l'altro sincere: e su questo si potrebbero avviare delle riflessioni) lo faremmo. Affaire à suivre, insomma.