La prima vittoria stagionale deve ancora attendere. Quando il più sembrava fatto, il Lugano targato Mitell ha sbandato, vanificando tutto il lavoro fatto in trincea e consentendo al Bienne di rimontare e vincere dopo il supplementare (3-2).
Una sconfitta che fa rabbia e lascia l’amaro in bocca. Già, perché in vantaggio per 2 a 0, i bianconeri si sono fatti sorprendere da una ripartenza al 52’. Un 3 contro 2 che non sarebbe dovuto accadere a quel punto della partita, specialmente quando conduci le danze, soprattutto in trasferta. Oltre a ciò ci si è messa anche la iella. L’autorete di Dahlström che ha consegnato il pareggio ai Seeländer al 56’ è stata di una crudeltà atroce.
Peccato, perché il Lugano in precedenza, sorretto da un ottimo Schlegel, si era difeso con gli artigli e con grande generosità, superando pure 1' in doppia inferiorità numerica. Certo, dal punto di vista strettamente legato al gioco, la partita della Tissot Arena è forse stata la meno brillante fin qui, ma lo sforzo e lo spirito di sacrificio è da lodare.
Poi però ci sono anche le pecche. A iniziare da Brandon Perlini, il quale, oltre a non dare chissà che impulsi, si rivela dannoso incassando una penalità di partita. Il suo ginocchio è finito contro quello di Laaksonen, mettendo fuori causa il difensore finlandese. L’attaccante canadese rischia anche una squalifica. Sgarbossa, autore di un assist, non sembra ancora essere entrato in temperatura. Tra i nuovi arrivati in attacco colui che ha destato la miglior impressione è stato Sanford, pure autore di una rete: la sospirata prima da parte di uno straniero.
È innegabile, l’intelaiatura attuale degli import d’attacco, oltretutto senza Kupari e Sekac, non appare ideale. Troppe anche le penalità incassate, con i tanti minuti giocati in boxplay che hanno tolto energie preziose, venute forse un po’ a mancare sul finale.
Certo, siamo appena agli inizi, ma l’impressione è che manchino maledettamente le bocche da fuoco e anche un po’ di sana fantasia e tecnica. I soli Thürkauf, Simion e compagnia bella non possono bastare davanti. Anche perché Fazzini non appare ancora al meglio della sua arte.
Dietro, note liete invece per Carrick, già un pilastro, e Dahlström, sempre solido. Insomma, il Lugano dovrà cercare delle soluzioni. L’impianto difensivo e il gioco strutturato voluto dal duo Mitell/Hedlund si vede e convince, ma per iniziare a vincere bisogna cominciare a segnare maggiormente e per farlo è doveroso creare di più ed essere più scaltri.
La sensazione è appunto che forse mancano un po’ queste qualità nel line-up straniero. Venerdì alla Cornèr Arena arriva il fanalino di coda Ajoie, ancora fermo al palo. Non si scappa, tutto tranne che una vittoria piena sarebbe un enorme passo falso e una grande delusione. Urge finalmente ottenere il primo sospirato successo.
Una sconfitta che fa rabbia e lascia l’amaro in bocca. Già, perché in vantaggio per 2 a 0, i bianconeri si sono fatti sorprendere da una ripartenza al 52’. Un 3 contro 2 che non sarebbe dovuto accadere a quel punto della partita, specialmente quando conduci le danze, soprattutto in trasferta. Oltre a ciò ci si è messa anche la iella. L’autorete di Dahlström che ha consegnato il pareggio ai Seeländer al 56’ è stata di una crudeltà atroce.
Peccato, perché il Lugano in precedenza, sorretto da un ottimo Schlegel, si era difeso con gli artigli e con grande generosità, superando pure 1' in doppia inferiorità numerica. Certo, dal punto di vista strettamente legato al gioco, la partita della Tissot Arena è forse stata la meno brillante fin qui, ma lo sforzo e lo spirito di sacrificio è da lodare.
Poi però ci sono anche le pecche. A iniziare da Brandon Perlini, il quale, oltre a non dare chissà che impulsi, si rivela dannoso incassando una penalità di partita. Il suo ginocchio è finito contro quello di Laaksonen, mettendo fuori causa il difensore finlandese. L’attaccante canadese rischia anche una squalifica. Sgarbossa, autore di un assist, non sembra ancora essere entrato in temperatura. Tra i nuovi arrivati in attacco colui che ha destato la miglior impressione è stato Sanford, pure autore di una rete: la sospirata prima da parte di uno straniero.
È innegabile, l’intelaiatura attuale degli import d’attacco, oltretutto senza Kupari e Sekac, non appare ideale. Troppe anche le penalità incassate, con i tanti minuti giocati in boxplay che hanno tolto energie preziose, venute forse un po’ a mancare sul finale.
Certo, siamo appena agli inizi, ma l’impressione è che manchino maledettamente le bocche da fuoco e anche un po’ di sana fantasia e tecnica. I soli Thürkauf, Simion e compagnia bella non possono bastare davanti. Anche perché Fazzini non appare ancora al meglio della sua arte.
Dietro, note liete invece per Carrick, già un pilastro, e Dahlström, sempre solido. Insomma, il Lugano dovrà cercare delle soluzioni. L’impianto difensivo e il gioco strutturato voluto dal duo Mitell/Hedlund si vede e convince, ma per iniziare a vincere bisogna cominciare a segnare maggiormente e per farlo è doveroso creare di più ed essere più scaltri.
La sensazione è appunto che forse mancano un po’ queste qualità nel line-up straniero. Venerdì alla Cornèr Arena arriva il fanalino di coda Ajoie, ancora fermo al palo. Non si scappa, tutto tranne che una vittoria piena sarebbe un enorme passo falso e una grande delusione. Urge finalmente ottenere il primo sospirato successo.
(Foto MM)