NATIONAL LEAGUE
Petan, Pestoni e le interviste mancate
Pubblicato il 19.09.2025 06:28
di Marco Maffioletti
Si è parlato assai dell’intervista interrotta di Nic Petan (nella foto Ticishot-Simone Andriani) con un collega del CdT con tanto di “apprezzamento” nei suoi confronti e del rifiuto di Inti Pestoni nel concedere una breve dichiarazione flash all’inviato di Teleticino al rientro negli spogliatoi dopo la sconfitta di Berna.
Non ci sono motivi per dubitare della professionalità del collega e in ogni caso nulla giustifica “una fuga da un’intervista con sbotto”.
Petan ha sbagliato, così come Inti, ma non è nemmeno il caso di mettere in croce i giocatori o di criticarli in maniera troppo aspra. Spesso entrano in gioco anche le emozioni. “L’aggravante” per Petan è che il fatto sia accaduto non durante una partita o al termine di una sconfitta, a differenza di Pestoni. Già, perché l’adrenalina di un match ha un ruolo centrale e capita che l’atleta sia semplicemente e comprensibilmente frustrato dai risultati o dalle situazioni. Pestoni evidentemente non era contento della sconfitta, mentre Petan sapeva già che sarebbe finito in tribuna il giorno dopo.
Un altro fattore centrale è il rapporto.L’interlocutore e il giornalista si conoscono? Ecco che allora risulterà più evidente addentrarsi magari in tematiche non così gradevoli e porgere domande scomode. Petan è un nuovo arrivato, non conosce ancora le dinamiche e i volti delle persone. Costruire un rapporto di fiducia non è sempre evidente, ci vuole del tempo. Anche la lingua può influire. Nemmeno conoscersi da tanti anni o addirittura essere amici mette al riparo da eventuali incomprensioni o screzi.
Parecchi anni fa un portiere che frequentavo incassò nel finale di partita una rete (che sancì una sconfitta) di primo acchito evitabile. Si giocava in settimana, dovevo consegnare il pezzo per un quotidiano cartaceo in tempi brevi, non avevo uno schermo e a quei tempi non c’era ancora la possibilità di rivedere le scene praticamente in diretta con l’abbonamento di “MySports” sul laptop. Siccome ero nel dubbio, non capivo in effetti se ci fosse stata una deviazione che avrebbe in tal caso  “scagionato” l’estremo difensore, decisi prima di scrivere l’articolo di scendere in fretta nelle catacombe e di chiedere direttamente a lui. Andavo di fretta, lo salutai in un lampo senza nemmeno chiedere se stava bene e come una mitragliatrice gli domandai. “Solo in fretta, sul gol decisivo c’è stata una deviazione oppure è una tua "cazzata"?”. Non la prese bene… Il giorno dopo ci chiarimmo. Lui era frustrato dall’esito e vedersi piombare una faccia oltretutto amica con una domanda del genere a caldo lo aveva fatto ulteriormente arrabbiare. Io, dal mio punto di vista, gli dissi che in fondo lo avevo fatto per completezza d’informazione e proprio perché era lui, prima di “crocifiggerlo” volevo essere certo della dinamica. Insomma, le sfaccettature sono molteplici. Dietro a una semplice intervista si cela molto di più, ci sono meccanismi per certi versi complessi e sconosciuti ai più. Scegliere l’interlocutore non ê neanche sempre evidente, ci vuole pure una componente psicologica per capire in base agli eventi chi intervistare. Il tutto ponderando anche cosa e chi possa interessare maggiormente l’utente.
La comunicazione oggi è un aspetto vitale e importantissimo all’interno dello sport di élite. Una piccola lancia va infine spezzata anche in favore degli addetti stampa, spesso tra l’incudine e il martello. Da un lato devono gestire i propri colleghi di lavoro, quindi i giocatori, dall’altro devono cercare di accontentare i giornalisti. Un compito che da fuori può magari apparire a prima vista semplice. Ebbene non è così, non di rado  i “poverini” si trovano a sorbirsi le lamentele delle due parti in causa: da un lato il giornalista che si lamenta ad esempio  per qualche rifiuto o per il troppo tempo di attesa, dall’altro lo sportivo che magari non ha voglia di concedersi e protesta. E anche per loro in fondo vale la stessa cosa che per giocatori e giornalisti: “Ho sbagliato la gestione? Ho detto qualcosa fuoriluogo? Sono stato maleducato?”.  
Domande a cui non sempre magari si ha una risposta certa, proprio perché la percezione cambia da soggetto a soggetto.