C'è stato un episodio emblematico, nella partita tra Lugano e Losanna di mercoledì sera, ed è stata la sostituzione di Claudio Cassano con Ousmane Doumbia, a una manciata di minuti dal termine, in pieno recupero, per motivi tattici, e non per infortunio. Inusuale, ma a volte capita, ci direte. Beh, andiamo a vedere nel particolare.
Claudio Cassano era subentrato, ed è raro che venga tolto un giocatore inserito poco più di venti minuti prima. Inoltre, Doumbia è stato gettato nella mischia prima di un calcio d'angolo: una cosa talmente rara che non ci ricordiamo di averla mai vista fare, perlomeno negli ultimi anni, almeno relativamente alle partite alle quali abbiamo assistito (parliamo di qualche decina a stagione).
Intendiamoci: Mattia Croci-Torti, a fine gara, non si è voluto sottrarre a chi gli ha chiesto le ragioni di questa scelta quanto meno singolare. La squadra, in 10 uomini per l'espulsione di Steffen, in difficoltà, aveva bisogno di ritrovare equilibri; e l'esperienza di Doumbia, in questa situazione, poteva essere decisiva. In quanto ai centimetri, necessari per domare una palla ferma, non è che l'ex Chicago ne poteva fornire più dell'ivoriano. Scelta istintiva, insomma, di pancia: ma il calcio, talvolta, è fatto di queste intuizioni. Di sicuro, anche se con un po' di batticuore (i romandi, nel prosieguo dell'azione, hanno colpito il legno), il punticino è arrivato: non esiste controprova se sarebbe accaduto lo stesso col centrocampista italiano in campo, ma va bene così.
Quanto successo, però, è un segnale chiaro dell'inquietudine in casa bianconera, al netto del fatto che la squadra, rimasta in dieci, abbia faticato a ritrovare equilibrio. Forse Doumbia andava inserito al momento dell'uscita di Steffen? Può darsi, ma i minuti che mancavano al fischio finale erano davvero pochissimi, ed è davvero complesso fare correzioni tattiche in quei momenti. Ha prevalso quindi l'istinto: in questo caso quello, plausibile, della paura.
E qua emerge quello che, forse, è il male principale del Lugano di questo periodo: la condizione mentale. Bottani, a questo giro, non ha parlato: forse perché, come dichiarato in altre occasioni, non aveva senso ripetere ancora le stesse cose. La cura, per i sottocenerini, starà nei risultati. La sosta sarà utile se si riuscirà ad allenarsi bene, a crescere atleticamente, a vedere nel lavoro, fisico e tattico, la via per la ripresa: il calendario prevede due gare difficili, ma abbordabili per la formazione ticinese. Dubbi, incomprensioni tra compagni e polemiche dovranno rimanere fuori dallo spogliatoio. Difficile, ma indispensabile.
Claudio Cassano era subentrato, ed è raro che venga tolto un giocatore inserito poco più di venti minuti prima. Inoltre, Doumbia è stato gettato nella mischia prima di un calcio d'angolo: una cosa talmente rara che non ci ricordiamo di averla mai vista fare, perlomeno negli ultimi anni, almeno relativamente alle partite alle quali abbiamo assistito (parliamo di qualche decina a stagione).
Intendiamoci: Mattia Croci-Torti, a fine gara, non si è voluto sottrarre a chi gli ha chiesto le ragioni di questa scelta quanto meno singolare. La squadra, in 10 uomini per l'espulsione di Steffen, in difficoltà, aveva bisogno di ritrovare equilibri; e l'esperienza di Doumbia, in questa situazione, poteva essere decisiva. In quanto ai centimetri, necessari per domare una palla ferma, non è che l'ex Chicago ne poteva fornire più dell'ivoriano. Scelta istintiva, insomma, di pancia: ma il calcio, talvolta, è fatto di queste intuizioni. Di sicuro, anche se con un po' di batticuore (i romandi, nel prosieguo dell'azione, hanno colpito il legno), il punticino è arrivato: non esiste controprova se sarebbe accaduto lo stesso col centrocampista italiano in campo, ma va bene così.
Quanto successo, però, è un segnale chiaro dell'inquietudine in casa bianconera, al netto del fatto che la squadra, rimasta in dieci, abbia faticato a ritrovare equilibrio. Forse Doumbia andava inserito al momento dell'uscita di Steffen? Può darsi, ma i minuti che mancavano al fischio finale erano davvero pochissimi, ed è davvero complesso fare correzioni tattiche in quei momenti. Ha prevalso quindi l'istinto: in questo caso quello, plausibile, della paura.
E qua emerge quello che, forse, è il male principale del Lugano di questo periodo: la condizione mentale. Bottani, a questo giro, non ha parlato: forse perché, come dichiarato in altre occasioni, non aveva senso ripetere ancora le stesse cose. La cura, per i sottocenerini, starà nei risultati. La sosta sarà utile se si riuscirà ad allenarsi bene, a crescere atleticamente, a vedere nel lavoro, fisico e tattico, la via per la ripresa: il calendario prevede due gare difficili, ma abbordabili per la formazione ticinese. Dubbi, incomprensioni tra compagni e polemiche dovranno rimanere fuori dallo spogliatoio. Difficile, ma indispensabile.