Il fenomeno Yamal (e non solo) ha creato, perlomeno a Milano, un'ansia da emulazione del tutto ingiustificata. Intendiamoci: nell'orbita dei vivai delle due milanesi potrebbe venire fuori il fenomeno, non fosse altro per una questione di calcolo delle probabilità. Però, non si sa perché, Eupalla certi regali li fa soprattutto alle altre: forse perché la Cantera del Barcellona lavora in modo diverso, chissà. Dopodiché, la politica di cercare campioni in erba va ovviamente incentivata, per tanti motivi: e le rispettive seconde squadre ne sono un esempio. Che poi entrambi i progetti stiano incontrando qualche difficoltà (anche se è troppo presto per giudicare quello nerazzurro), è un dato di fatto: ma questa è un'altra storia.
Pensavamo a questo fatto ieri sera, in sala stampa, dopo Milan-Lecce, ascoltando Eusebio Di Francesco parlare di Francesco Camarda, al ritorno a San Siro con una maglia diversa da quella rossonera. Sollecitato da alcuni colleghi presenti, il tecnico giallorosso ha detto una cosa talmente normale da apparire esplosiva: il ragazzo è giovane (non ha neppure 18 anni), e va fatto crescere senza pressarlo. Sono contento di allenarlo, ha chiosato il tecnico ex Sassuolo e Roma, augurandosi che, in Salento, trovi terreno fertile per migliorare, soprattutto fisicamente: l'allenatore ha usato un termine gergale ("Va riempito") che rende l'idea su quanto la giovane promessa (di proprietà del Milan, come noto) debba ancora lavorare per affermarsi nella massima serie italiana.
C'è poi, in casa nerazzurra, il caso di Pio Esposito, che sta andando decisamente oltre quelli, già di spessore, di Cesare Casadei e Valentin Carboni. Il minimo comune denominatore di tutti e tre i giocatori, oltre al fatto di essere giovani, è di essere cresciuti nel vivaio nerazzurro. Il primo venne ceduto al Chelsea per una cifra importante (20 milioni di Euro), senza mai avere esordito in Serie A. Oggi è tornato in Italia, al Torino, dov'è arrivato dall'Inghilterra dopo essere stato utilizzato con il contagocce, per una cifra inferiore: vedremo cosa saprà fare, ma sarebbe ingeneroso, nei suoi confronti, attaccargli etichette troppo ingombranti.
L'argentino Valentin Carboni è invece ancora di proprietà nerazzurra, ed è in prestito al Genoa: lo abbiamo visto qualche minuto a Como, in occasione della trasferta comasca dei rossoblù. Di lui, subentrato al 71' a Ellertson, non ricordiamo giocate particolari, a differenza di quelle messe in mostra dal connazionale Nico Paz, un anno più anziano, in maglia lariana. Per ora, i numeri dicono 0 gol e assist in 4 apparizioni.
Pio Esposito è la grande speranza dell'Inter: impressionante la fiducia dei tifosi nei suoi confronti e non solo, visto che Gennaro Gattuso lo ha già convocato in azzurro. Fratello minore di Sebastiano, che ricordiamo dalle nostre parti per un passaggio a Basilea caratterizzato soprattutto da alcune uscite social poco opportune, in Serie B con lo Spezia ha messo assieme 22 gol in 77 apparizioni. Con i milanesi non ha ancora segnato o fatto assist ai compagni: ci sta, ovviamente. Ma, leggendo i resoconti, si cerca di esaltarne ogni tocco di palla, ogni azione, ogni appoggio a un compagno. Leggiamo molto su di lui anche sui social, e non pensiamo sia un bene.
Così, ieri, ascoltando Di Francesco parlare di Camarda, a parte la nostra considerazione personale che, fossimo stati nel Milan, avremmo mandato il giovanotto a Basilea o a Berna, a giocarsi un titolo nazionale davanti a 30.000 spettatori in tutte le partite casalinghe, oltre a fare anche un'esperienza europea, abbiamo dato ragione al tecnico salentino: giovani vanno fatti crescere senza pressioni. Magari, tenendoli lontano dagli entusiasmi eccessivi e dai social.
Pensavamo a questo fatto ieri sera, in sala stampa, dopo Milan-Lecce, ascoltando Eusebio Di Francesco parlare di Francesco Camarda, al ritorno a San Siro con una maglia diversa da quella rossonera. Sollecitato da alcuni colleghi presenti, il tecnico giallorosso ha detto una cosa talmente normale da apparire esplosiva: il ragazzo è giovane (non ha neppure 18 anni), e va fatto crescere senza pressarlo. Sono contento di allenarlo, ha chiosato il tecnico ex Sassuolo e Roma, augurandosi che, in Salento, trovi terreno fertile per migliorare, soprattutto fisicamente: l'allenatore ha usato un termine gergale ("Va riempito") che rende l'idea su quanto la giovane promessa (di proprietà del Milan, come noto) debba ancora lavorare per affermarsi nella massima serie italiana.
C'è poi, in casa nerazzurra, il caso di Pio Esposito, che sta andando decisamente oltre quelli, già di spessore, di Cesare Casadei e Valentin Carboni. Il minimo comune denominatore di tutti e tre i giocatori, oltre al fatto di essere giovani, è di essere cresciuti nel vivaio nerazzurro. Il primo venne ceduto al Chelsea per una cifra importante (20 milioni di Euro), senza mai avere esordito in Serie A. Oggi è tornato in Italia, al Torino, dov'è arrivato dall'Inghilterra dopo essere stato utilizzato con il contagocce, per una cifra inferiore: vedremo cosa saprà fare, ma sarebbe ingeneroso, nei suoi confronti, attaccargli etichette troppo ingombranti.
L'argentino Valentin Carboni è invece ancora di proprietà nerazzurra, ed è in prestito al Genoa: lo abbiamo visto qualche minuto a Como, in occasione della trasferta comasca dei rossoblù. Di lui, subentrato al 71' a Ellertson, non ricordiamo giocate particolari, a differenza di quelle messe in mostra dal connazionale Nico Paz, un anno più anziano, in maglia lariana. Per ora, i numeri dicono 0 gol e assist in 4 apparizioni.
Pio Esposito è la grande speranza dell'Inter: impressionante la fiducia dei tifosi nei suoi confronti e non solo, visto che Gennaro Gattuso lo ha già convocato in azzurro. Fratello minore di Sebastiano, che ricordiamo dalle nostre parti per un passaggio a Basilea caratterizzato soprattutto da alcune uscite social poco opportune, in Serie B con lo Spezia ha messo assieme 22 gol in 77 apparizioni. Con i milanesi non ha ancora segnato o fatto assist ai compagni: ci sta, ovviamente. Ma, leggendo i resoconti, si cerca di esaltarne ogni tocco di palla, ogni azione, ogni appoggio a un compagno. Leggiamo molto su di lui anche sui social, e non pensiamo sia un bene.
Così, ieri, ascoltando Di Francesco parlare di Camarda, a parte la nostra considerazione personale che, fossimo stati nel Milan, avremmo mandato il giovanotto a Basilea o a Berna, a giocarsi un titolo nazionale davanti a 30.000 spettatori in tutte le partite casalinghe, oltre a fare anche un'esperienza europea, abbiamo dato ragione al tecnico salentino: giovani vanno fatti crescere senza pressioni. Magari, tenendoli lontano dagli entusiasmi eccessivi e dai social.