“Hai giocato così bene che sono sicuro riesci pure a passare attraverso questa porta”. La frase è del fortissimo Tomas Tatar indirizzata a Leonardo Genoni. I due giocatori dello Zugo sono bloccati fuori dallo spogliatoio. Il legno che teneva la porta aperta si è in effetti spostato e così senza il codice non si entra. Una battuta, quello dello slovacco, che rende bene l’idea. In effetti l’estremo difensore ha tirato fuori una delle sue grandi prestazioni. Ma attenzione, sarebbe sbagliato giustificare o spiegare così la settima sconfitta consecutiva dell’Ambrì. Uno 0 a 4 che fa molto male. La classifica piange maledettamente.
I leventinesi, senza DiDomenico in soprannumero, mostrano una bella intensità, pattinano molto e si fanno preferire a uno Zugo minimalista, ma alla fine appunto escono a mani vuote. Il protagonista in negativo è Joly. L’ex Lugano sbaglia dapprima una rete a tu per tu con Genoni e poi qualche istante più tardi compie l’ennesimo errore che concede una ripartenza a Martschini: è la rete che decide la contesa al 35’. Già, perché l’Ambrì non riuscirà mai a bucare Genoni.
Nel finale arriva poi il tracollo, con la doppietta dell’ex Kubalik intramezzata dal gol a porta vuota di Künzle. All’Ambrì a livello di agonismo e spirito d’iniziativa non si può rimproverare nulla, ma i limiti attuali di questa squadra in termini di qualità sono venuti a galla. Praticamente nessuno straniero riesce veramente a ingranare e così le reti non arrivano. Una rete in otto partite è un bilancio degno del miglior film di Dario Argento. È veramente un problema di qualità o di sistema di gioco?
La storia del periodo di adattamento ha francamente stancato, di esempi di nuovi stranieri che ingranano o hanno ingranato subito ce ne sono tanti. Persino i due giganti in difesa, Heed e Virtanen, non sono ai livelli eccelsi di sempre. In fondo è comprensibile, i due vengono spremuti all’inverosimile e non ringiovaniscono di certo. In questo Ambrì traspare pure una certa mancanza di leader sul ghiaccio.
Insomma, agonismo e impegno a parte, in questa squadra momentaneamente non funziona molto. Il tempo stringe, urge una sterzata. Luca Cereda e il suo staff dovranno trovare in fretta la ricetta per tornare in carreggiata, altrimenti la regular season rischia di diventare un lungo calvario. Già, anche perché davanti le altre squadre, pure quelle meno nobili, continuano a guadagnarsi i loro bei punti a differenza del complesso sopracenerino.
I leventinesi, senza DiDomenico in soprannumero, mostrano una bella intensità, pattinano molto e si fanno preferire a uno Zugo minimalista, ma alla fine appunto escono a mani vuote. Il protagonista in negativo è Joly. L’ex Lugano sbaglia dapprima una rete a tu per tu con Genoni e poi qualche istante più tardi compie l’ennesimo errore che concede una ripartenza a Martschini: è la rete che decide la contesa al 35’. Già, perché l’Ambrì non riuscirà mai a bucare Genoni.
Nel finale arriva poi il tracollo, con la doppietta dell’ex Kubalik intramezzata dal gol a porta vuota di Künzle. All’Ambrì a livello di agonismo e spirito d’iniziativa non si può rimproverare nulla, ma i limiti attuali di questa squadra in termini di qualità sono venuti a galla. Praticamente nessuno straniero riesce veramente a ingranare e così le reti non arrivano. Una rete in otto partite è un bilancio degno del miglior film di Dario Argento. È veramente un problema di qualità o di sistema di gioco?
La storia del periodo di adattamento ha francamente stancato, di esempi di nuovi stranieri che ingranano o hanno ingranato subito ce ne sono tanti. Persino i due giganti in difesa, Heed e Virtanen, non sono ai livelli eccelsi di sempre. In fondo è comprensibile, i due vengono spremuti all’inverosimile e non ringiovaniscono di certo. In questo Ambrì traspare pure una certa mancanza di leader sul ghiaccio.
Insomma, agonismo e impegno a parte, in questa squadra momentaneamente non funziona molto. Il tempo stringe, urge una sterzata. Luca Cereda e il suo staff dovranno trovare in fretta la ricetta per tornare in carreggiata, altrimenti la regular season rischia di diventare un lungo calvario. Già, anche perché davanti le altre squadre, pure quelle meno nobili, continuano a guadagnarsi i loro bei punti a differenza del complesso sopracenerino.