La ‘musica’ è cambiata nell’ACB con la conferenze stampa che Juan Carlos Trujillo ha tenuto dopo la partita con il Rapperswil. Il fatto che il patron si sia aperto a media e tifosi (che l’hanno seguita per intero su Instagram) è piaciuto. Anche per la chiarezza di quanto è stato esposto. Trujillo ha ridimensionato’ un po’ le sue aspettative pur ribadendo la sua volontà di portare il Bellinzona a giocare in Super League entro due anni (quest’anno, ovviamente non se ne parla più, se mai bisogna cercare di mantenere il posto acquisito brillantemente con Pablo Bentancur al timone - magari qualcuno se l’è già scordato).
Alla prova dei fatti si presentano due scenari: continuare con la squadra, zeppa di giocatori da fuori, a evolvere nell’élite delle 22 attuali fintanto che si potrà (ma una volta partito il colombiano chi prenderà in mano l’ACB?) o tornare a un Bellinzona, se non proprio tutto fatto in casa, ‘granata’ per dedizione alla maglia e al cuore?
Per i bellinzonesi è fondamentale che si torni ad avere una squadra ‘indigena’. Senza tornare alla fenomenale annata dei ‘maestri ‘ di ‘mastro’ Milovan Beljin promossi senza macchia di sconfitta in LNA, i tifosi rivengono ai giocatori che hanno tenuto alta la bandiera ACB in Promotion League. Gino Klein, Bruno Martignoni, Simone Belometti, Tommaso Centinaro, Sergio Cortelezzi, Marko Basic, Trésor Samba, per citarne alcuni.
A proposito di giocatori, Trujillo ha assicurato, sempre in conferenza stampa, che il suo orientamento ė ora rivolto al nostro mercato. Peccato però che a mettere gli occhi su Pajtim Kasami, già giocatore del Bellinzona, sia stato il Winterthur!
Tornando, e chiudendo con il discorso di fondo, i tifosi sarebbero molto più contenti di rivedere un Bellinzona più "nostrano", poco importa se in ChL o in Prima Lega. Senz’ombra di dubbio la gente tornerebbe volentieri a vedere una partita allo stadio Comunale. Solo così la bandiera granata tornerà a sventolare.
(Foto Filippo Zanovello)