HC AMBRÌ PIOTTA
Il derby, Cereda e la... "disperazione"
Pubblicato il 30.09.2025 08:08
di Red.
Ne ha viste tante Filippo Lombardi, che anche questo ultimo posto, alla vigilia del derby della Corner Arena, non lo spaventa più del dovuto.
Ieri sera il presidente dell’Ambrì Piotta è intervenuto al telefono durante Fuorigioco, e ha fatto il punto della situazione. Partendo proprio dal derby.
“È una partita che vivo con grande serietà in questo momento: sappiamo che la volontà, in certi casi, può fare la differenza”.
La sua squadra ha bisogno di punti, di ossigeno: non è mai partita così male.
“Abbiamo analizzato, assieme allo staff, la situazione di questo inizio di stagione: la nostra è una seria preoccupazione, anche perché non si capisce dove sia realmente il problema. E quando non si individua la radice del male, non è così semplice intervenire”.
Di ricette non ce ne sono: o forse sì.
“La dirigenza è vicina alla squadra e allo staff. Da questa situazione si esce solo con volontà e unità”.
Ci si chiede, legittimamente, se la posizione di Cereda sia ancora salda e se il derby potrebbe portare a qualche decisione, anche clamorosa:
“Una cosa è certa: non decideremo in base al risultato di una partita. Queste sono analisi che vanno fatte costantemente e noi, almeno in questo ultimo periodo, abbiamo visto dei progressi. Non credo che la squadra giochi male, noto purtroppo qualche calo di concentrazione che c'è costato molto caro".
Ci si domanda anche se la coppia Cereda-Duca sia ancora stabile e indivisibile: insomma, si può pensare un giorno di separarsi dall’allenatore, senza farlo anche dal direttore sportivo?
“Non darò nessun tipo di risposta in questo momento, anche perché non siamo ancora a questo punto”.
Il presidente però è carico e alla fine sputa il rospo che ha in gola. Prima parla di “qualcuno che non si impegna a sufficienza”, poi corregge il tiro:
“Forse non è giusto parlare di impegno: diciamo che qualcuno non mette in pista la disperazione di cui parla sempre Cereda. A volte dare il 100% non basta, serve il 120%. Soprattutto in momenti come questo è fondamentale identificarsi con la maglia”.
L’impressione è che l’Ambrì si stia un po’ accontentando in questi ultimi anni, come se fosse difficile fare un ulteriore passo avanti.
“Credo che siamo una società comunque in crescita, e questo porta la gente a pensare che sia normale occupare un posto tra l’ottavo e il decimo. Siamo tutti più esigenti, anch’io lo sono. Quando rischiavamo veramente di "morire", ogni cosa era grazia ricevuta. Eravamo felici anche di quel poco che avevamo. Ora non è più così, e ci siamo illusi che tutto sia un po’ dovuto”.
Si conclude con un pensiero ai tifosi e al loro comprensibile malessere:
“Percepisco che questo malessere è particolarmente forte, forse perché arriva già a inizio stagione. L’ultimo posto crea molto malumore, è normale che sia così. Da parte mia cercherò di interpretare il pensiero e lo stato d’animo dei nostri tifosi, che capisco benissimo".
Già, perché è quello che vive anche il presidente. Che non molla, che lotta per tenere alto il nome di un club che può contare, per fortuna, sull’amore della sua gente. Che però, con il tempo, è diventata più esigente. Com’è normale che sia.
(Foto Ticishot-Simone Andriani)