HOCKEY
Quando l'hockey diventa romantico
Pubblicato il 02.10.2025 09:07
di Marco Maffioletti
Il mercoledì sera è giorno di hockey in MyHockey League. L’ideale, visto che di base è raro che si giochi anche in NL. Ci siamo quindi recati a Bülach per seguire la squadra diretta dall’ex Lugano Krister Cantoni. Il fascino di questa realtà piena di tradizione è immutato. La vecchia pista, l’Hirslen, è sempre la stessa, non è cambiato praticamente nulla: aperta, con gli spalti in legno presenti solo da un lato della struttura  che fanno trasudare la sua gloriosa storia lunga ormai un mezzo secolo. Di tribune in pratica non ne esistone, se non l’ultima fila in cima, la cosidetta tribuna VIP che assomiglia a una semplice tribuna stampa. In questa infrastruttura negli anni ’90 in LNB davano spettacolo giocatori come Steve Tsujiura e Don McLaren. Un impianto che ha dato i Natali hockeistici a campioni del calibro di Felix Hollenstein, Severin Blindenbacher, Ronnie Rüeger e Reto Berra. Si respira l’hockey romantico, quello di un tempo. L’entrata per una volta è gratuita, ciò per favorire un maggiore afflusso di gente al fine di celebrare degnamente  il ritiro di alcune maglie di giocatori che hanno fatto la storia del club. Il pubblico non è però molto più numeroso del solito. Sono 222 i presenti stimati, una trentina in più del consueto. Pochi intimi, ma la passione non la si misura per forza solamente con la quantità. La temperatura è già relativamente fredda, essere dentro la pista o all’esterno non cambia le percezione dell’ambiente. Schnitzelbrot, salsicce, birra e i vari tipi di caffè, da quello Fertig sino al Lutz, non mancano. Si può fumare ufficialmente a due metri dalla balaustra, con dei tavolini da bar muniti di portacenere. È un viaggio nel tempo. La squadra di Cantoni sfida l’Huttwil. Tra le fila dei locali ci sono anche due ticinesi, uno è il portiere Mattia Ferrari, stavolta solamente riserva, l’altro è l’attaccante Aleksiej Jori, l’ala del quarto blocco. I due ventenni l’anno scorso giocavano nella U20 del Lugano e stanno facendo le prime esperienze tra gli adulti. In difesa spicca un nome, Knak. Non è Simon evidentemente, il forte attaccante della Nazionale, bensì suo fratello Kai, di ruolo difensore. Due gocce d’acqua per quanto concerne il viso. Il livello è buono, la contesa è divertente, con due stranieri a disposizione le squadre farebbero la loro bella figura anche in Swiss League. In vantaggio per 3 a 1 sino alla seconda pausa, gli zurighesi devono dire addio ai sogni di gloria nella terza frazione. Il gol a porta vuota sancisce il 3 a 5 finale in favore degli ospiti. A nulla è servito il timeout chiamato da Cantoni, il quale ha diretto con dedizione i suoi ragazzi. Il suo Bülach ha pagato anche un po’ lo scotto dell’inesperienza. A fine partita il coach ci apre le porte delle catacombe. È deluso della sconfitta, ma allo stesso tempo ogni partita fa crescere i suoi giovani elementi. Finora in quattro partite ci sono state due vittorie. “Lo zio” ci mostra anche il suo ufficio, situato di fronte al vecchio spogliatoio,  ricorda un po’ quello della vecchia Valascia dove regnava il team-manager dei biancoblù Alessandro Benin. È piccolo, non ci sono finestre, ma ha uno charme impagabile ed è munito di stufette, indispensabili con l’inverno che si sta avvicinando. Altrettanto charme ha la scalinata alquanto in pendenza che dagli spogliatoi porta sul ghiaccio, un’opera d’arte. È tutto così bello. Il tempo sembra essersi fermato. Torniamo a casa con il sentimento che ritorneremo presto a fare una visita.