Il mercoledì sera è giorno di hockey in MyHockey League. L’ideale,
visto che di base è raro che si giochi anche in NL. Ci siamo quindi
recati a Bülach per seguire la squadra diretta dall’ex Lugano
Krister Cantoni. Il fascino di questa realtà piena di tradizione è
immutato. La vecchia pista, l’Hirslen, è sempre la stessa, non è
cambiato praticamente nulla: aperta, con gli spalti in legno presenti
solo da un lato della struttura che fanno trasudare la sua
gloriosa storia lunga ormai un mezzo secolo. Di tribune in pratica
non ne esistone, se non l’ultima fila in cima, la cosidetta tribuna
VIP che assomiglia a una semplice tribuna stampa. In questa
infrastruttura negli anni ’90 in LNB davano spettacolo giocatori
come Steve Tsujiura e Don McLaren. Un impianto che ha dato i Natali
hockeistici a campioni del calibro di Felix Hollenstein, Severin
Blindenbacher, Ronnie Rüeger e Reto Berra. Si respira l’hockey
romantico, quello di un tempo. L’entrata per una volta è gratuita,
ciò per favorire un maggiore afflusso di gente al fine di celebrare
degnamente il ritiro di alcune maglie di giocatori che hanno
fatto la storia del club. Il pubblico non è però molto più
numeroso del solito. Sono 222 i presenti stimati, una trentina in più
del consueto. Pochi intimi, ma la passione non la si misura per forza
solamente con la quantità. La temperatura è già relativamente
fredda, essere dentro la pista o all’esterno non cambia le
percezione dell’ambiente. Schnitzelbrot, salsicce, birra e i vari
tipi di caffè, da quello Fertig sino al Lutz, non mancano. Si può
fumare ufficialmente a due metri dalla balaustra, con dei tavolini da
bar muniti di portacenere. È un viaggio nel tempo. La squadra di
Cantoni sfida l’Huttwil. Tra le fila dei locali ci sono anche due
ticinesi, uno è il portiere Mattia Ferrari, stavolta solamente
riserva, l’altro è l’attaccante Aleksiej Jori, l’ala del
quarto blocco. I due ventenni l’anno scorso giocavano nella U20 del
Lugano e stanno facendo le prime esperienze tra gli adulti. In difesa
spicca un nome, Knak. Non è Simon evidentemente, il forte attaccante
della Nazionale, bensì suo fratello Kai, di ruolo difensore. Due
gocce d’acqua per quanto concerne il viso. Il livello è buono, la
contesa è divertente, con due stranieri a disposizione le squadre
farebbero la loro bella figura anche in Swiss League. In vantaggio
per 3 a 1 sino alla seconda pausa, gli zurighesi devono dire addio ai
sogni di gloria nella terza frazione. Il gol a porta vuota sancisce
il 3 a 5 finale in favore degli ospiti. A nulla è servito il timeout
chiamato da Cantoni, il quale ha diretto con dedizione i suoi
ragazzi. Il suo Bülach ha pagato anche un po’ lo scotto
dell’inesperienza. A fine partita il coach ci apre le porte delle
catacombe. È deluso della sconfitta, ma allo stesso tempo ogni
partita fa crescere i suoi giovani elementi. Finora in quattro
partite ci sono state due vittorie. “Lo zio” ci mostra anche il
suo ufficio, situato di fronte al vecchio spogliatoio, ricorda
un po’ quello della vecchia Valascia dove regnava il team-manager
dei biancoblù Alessandro Benin. È piccolo, non ci sono finestre, ma
ha uno charme impagabile ed è munito di stufette, indispensabili con
l’inverno che si sta avvicinando. Altrettanto charme ha la
scalinata alquanto in pendenza che dagli spogliatoi porta sul
ghiaccio, un’opera d’arte. È tutto così bello. Il tempo sembra
essersi fermato. Torniamo a casa con il sentimento che ritorneremo
presto a fare una visita.
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Quando l'hockey diventa romantico