Antonio
Conte, sicuramente, è uomo di calcio di grande esperienza, e sa come
fare a usare la dialettica per scaricare un po' del peso del
pronostico sugli altri. A Milano, sponda nerazzurra, hanno diritto di
arrabbiarsi, ovviamente. Tuttavia, il tecnico leccese non ha detto
delle cose inesatte: ci sono, tra le rivali, squadre più esperte
nella gestione Europa/campionato. E l'Inter, con due finali in 3
stagioni, e uno scudetto vinto di prepotenza nello stesso lasso di
tempo, ne è la dimostrazione plastica. Nella Capitale morale fanno
notare che il mercato azzurro è stato di spessore: verissimo. Ma è
un dato di fatto che la Beneamata ha speso anche lei, e chiuso uno
dei buchi decisivi nella stagione passata, conclusa con un pugno di
mosche in mano (o un sacchetto di frutta, fate voi): la qualità
dei rincalzi. Ange - Yoan Bonny e Pio Esposito, per dire, sono i
futuri attaccanti delle Nazionali francese e italiana; Manuel Akanji
non dobbiamo certo presentarlo noi, ed è il titolare al centro della
retroguardia arrivato a rendere la vita meno difficile a chi c'era
già lo scorso anno. Il tutto inserito in un telaio collaudatissimo,
che il nuovo tecnico ha avuto l'intelligenza di non stravolgere: e
questi sono fatti oggettivi, che la quinta giornata della Serie A ha
confermato. La
dimostrazione che l'Inter se la potrà giocare sino in fondo, alla
pari del Napoli e non un passo indietro, è stata la partita di
Torino. Al netto dei rimpianti del Milan (ne parleremo più avanti),
i ritmi della gara hanno sentenziato che gente come Francesco Acerbi
e Stefan De Vrij hanno pieno diritto di cittadinanza nel massimo
campionato della vicina Penisola. In Europa, quando s'inizierà a
fare sul serio, le cose potrebbero cambiare: ma il nostro Akanji è
lì proprio per questo. In definitiva, Antonio Conte è sicuramente
scaramantico e scaltro; tuttavia, non è certo banale, con buona pace
di chi vorrebbe fare lo stesso gioco pro
domo sua. E,
all'ombra della Madonnina, ci devono stare. Del Milan abbiamo già
detto: con parte della campagna acquisti nerazzurra (i nomi sopra
citati), sarebbe da scudetto. Santi Giménez, per ora, non ha il
killer instinct, e Rafa Leão deve probabilmente decidere cosa fare
da grande: in definitiva, manca l'attaccante da 20 gol a stagione (e
almeno un centrale difensivo di spessore). Nonostante qualche
collega, che frequenta come noi la sala stampa di San Siro, pensi che
i rossoneri possano giocare senza centravanti, la partita di ieri ha
detto che non è vero. E che, a questi ritmi, tanti giocatori
ultratrentenni (e non solo Luka Modrić) possono tranquillamente dire
ancora la loro. Discorso a parte meritano, in positivo e in
negativo, Roma e Fiorentina. I giallorossi hanno trovato un'ottima
quadratura, e possono fare benissimo in prospettiva, mentre la Viola
appare in grande difficoltà. Molti avevano preconizzato che, con
Stefano Pioli, ci sarebbe stato, a Firenze, il salto di qualità; i
fatti, per ora, dicono il contrario. Il Como, infine, nel derby
lombardo con l'Atalanta ha fatto benino, ma è stata la Dea a farsi
preferire. Cesc Fàbregas dovrà cercare di dare la stessa intensità
ai suoi per tutti i 90': quando calano fisicamente, i lariani
arretrano, e vanno in difficoltà. Tra due settimane arriverà la
Juventus: per gli azzurri, un altro esame di maturità.
CALCIO ITALIANO
Sarà un duello tra Napoli e Inter