Il cognome Oldani, in Lombardia, come Bernasconi in Ticino: è fortemente identitario, ed è diffuso nel Nord/Ovest della regione. Renzo Oldani, presidente della società ciclistica Binda, che organizza la Tre Valli varesine, si definisce "La punta dell'iceberg."
Gli chiediamo, quindi, quante persone servono per mettere insieme tutto questo. "Il gruppo dirigente è formato da una trentina di persone. Nessuno è stipendiato, il tempo che impieghiamo è sottratto al lavoro e alle famiglie. Ma non potremmo fare nulla senza i nostri volontari e, soprattutto, le istituzioni che sono al nostro fianco: i comuni, le polizie comunali, la protezione civile, la Prefettura, le forze di polizia statali, la Provincia e la Regione. E poi i nostri amici che ci sostengono economicamente, perché il termine sponsor non mi piace" è la chiosa.
Dei vegett avevamo già scritto ieri: sono ovunque, sempre col sorriso. Una corsa arrivata alla 104esima edizione.
"Il Trittico lombardo (coppa Agostoni a Lissone, Bernocchi a Legnano e Tre Valli varesine - ndr) fa parte della storia di questo sport. Nell'albo d'oro di queste competizioni ci sono i più grandi campioni del ciclismo. Sono eventi legati a doppio filo al territorio: se troviamo tanto pubblico e tanto aiuto è per quello."Gli raccontiamo degli anziani e dei bambini visti al mattino al Museo del tessile:
"I bambini sono il nostro futuro, in tutti i sensi. Oggi ce n'erano tanti, ovunque. Lavoriamo con l'obiettivo che crescano nei valori dello sport: la lealtà, il lavoro, il rispetto per l'avversario. Oggi è stata una grande giornata di ciclismo, e ci piace pensare di aver gettato un seme che possa crescere negli anni a venire. Lavoriamo anche per questo".
Infine, un appello e un auspicio:
"Il calendario ciclistico è molto fitto. È la globalizzazione, ci sta, ma il ciclismo è anche tradizione e territorio: i Paesi che l'hanno fatto grande sono l'Italia, la Francia, la Spagna, il Belgio... storia e popolarità vanno assieme. Alle istituzioni, ai livelli più alti, chiediamo di far propria la nostra battaglia per fare sì che non vi siano sovrapposizioni tra le nostre e altre gare, per consentire ai grandi campioni di essere presenti. Non facciamo parte del World Tour, ma siamo la prima gara più importante dopo quelle del circuito mondiale, e l'elenco dei partenti lo dimostra. Tutelare la tradizione vuol dire tutelare il ciclismo: e alla politica chiediamo di aiutarci a mantenere tutto questo. Lo chiedono il territorio e le migliaia di persone che oggi erano sulle strade a sostenere i corridori".
Gli chiediamo, quindi, quante persone servono per mettere insieme tutto questo. "Il gruppo dirigente è formato da una trentina di persone. Nessuno è stipendiato, il tempo che impieghiamo è sottratto al lavoro e alle famiglie. Ma non potremmo fare nulla senza i nostri volontari e, soprattutto, le istituzioni che sono al nostro fianco: i comuni, le polizie comunali, la protezione civile, la Prefettura, le forze di polizia statali, la Provincia e la Regione. E poi i nostri amici che ci sostengono economicamente, perché il termine sponsor non mi piace" è la chiosa.
Dei vegett avevamo già scritto ieri: sono ovunque, sempre col sorriso. Una corsa arrivata alla 104esima edizione.
"Il Trittico lombardo (coppa Agostoni a Lissone, Bernocchi a Legnano e Tre Valli varesine - ndr) fa parte della storia di questo sport. Nell'albo d'oro di queste competizioni ci sono i più grandi campioni del ciclismo. Sono eventi legati a doppio filo al territorio: se troviamo tanto pubblico e tanto aiuto è per quello."Gli raccontiamo degli anziani e dei bambini visti al mattino al Museo del tessile:
"I bambini sono il nostro futuro, in tutti i sensi. Oggi ce n'erano tanti, ovunque. Lavoriamo con l'obiettivo che crescano nei valori dello sport: la lealtà, il lavoro, il rispetto per l'avversario. Oggi è stata una grande giornata di ciclismo, e ci piace pensare di aver gettato un seme che possa crescere negli anni a venire. Lavoriamo anche per questo".
Infine, un appello e un auspicio:
"Il calendario ciclistico è molto fitto. È la globalizzazione, ci sta, ma il ciclismo è anche tradizione e territorio: i Paesi che l'hanno fatto grande sono l'Italia, la Francia, la Spagna, il Belgio... storia e popolarità vanno assieme. Alle istituzioni, ai livelli più alti, chiediamo di far propria la nostra battaglia per fare sì che non vi siano sovrapposizioni tra le nostre e altre gare, per consentire ai grandi campioni di essere presenti. Non facciamo parte del World Tour, ma siamo la prima gara più importante dopo quelle del circuito mondiale, e l'elenco dei partenti lo dimostra. Tutelare la tradizione vuol dire tutelare il ciclismo: e alla politica chiediamo di aiutarci a mantenere tutto questo. Lo chiedono il territorio e le migliaia di persone che oggi erano sulle strade a sostenere i corridori".