SPORT
Campioni ed ego: imprescindibili?
Pubblicato il 08.10.2025 07:01
di Alessandro Tamburini
L’ego è davvero fondamentale per essere un campionissimo, una leggenda? A volte la domanda è lecita, perché la storia è piena di esempi sportivi che ne suscitano il dubbio. Pensiamo ad Ayrton Senna. Iconico. Si. Ma nel 1990 a Suzuka non si fece problemi nello speronare pericolosamente alla prima curva Alain Prost per vincere il mondiale. Oppure Michael Schumacher, che due volte provò la manovra della disperazione. Una riuscita su Damon Hill nel 1994 ad Adelaide a mondiale ormai perso, una fallita nel 1997 a Jerez ai danni di Jacques Villeneuve.
Tanti gli esempi, il più eclatante e che fa ancora parlare 10 anni dopo tra Valentino Rossi e Marc Marquez (che noia). Il primo abituato a demolire gli avversari anche fuori dalla pista a parole, il secondo risentito dopo le accuse che in privato gli fece Valentino dopo la gara a Phillip Island al punto di rovinargli il mondiale a Sepang quando nulla centrava nella lotta Rossi-Lorenzo.
L’ego ha condotto grandi campioni come Michael Jordan, che quando alla High School l’allenatore lo mise nella squadra B si risentì al punto tale di citarne il nome come racconta come solo lui sa fare. Federico Buffa. Agenda Moleskine. Nome scritto. Citazione a fine carriera allo United Center di Chicago: “lui mi mise nella squadra B alla High School”. Ed i “boooh” del pubblico.
L’ego è davvero necessario per essere un numero uno? La miglior pugile della storia, l’irlandese Katie Taylor, senza remore (lei pentecostale e molto religiosa) si è presa il marito dell’amica dal 2017 Alicia, i suoi 5 figli, con la povera mamma purtroppo scomparsa a 43 anni tragicamente, dopo aver desiderato “asteroidi su di loro” (lei e l’ex marito).
Sui VIP senza confini morali. C’è un confine tra l’ego ed il successo, la volontà di avere tutto ad ogni costo, mettendo anche la vita delle persone a rischio? Possa essere durante gare motoristiche, nella vita privata, ovunque. Si. C’è un confine. Ed esso è quello del rispetto, dell’umiltà, della capacità che non sempre vincere o avere tutto quanto si vuole è sinonimo di grandezza, successo, fama. In fondo, Gilles Villeneuve, per restare nella F1, ha vinto solo 6 GP ma era un’icona per il cuore in pista. Oppure nel pugilato femminile la vita, la carriera, la sofferenza, di Christy Martin non avranno mai eguali. Non lacrime di coccodrillo… A volte si tende a idealizzare gli sportivi, dimenticando appunto il loro ego (quasi naturale per capeggiare al mondo) ed il business che gira attorno a loro. Soldi con i quali il loro ego si evolve fino … all'onnipotenza.