È stata la conferenza stampa che non ti aspetti.
Filippo Lombardi, scuro in volto, affranto, che si scusa. Per i suoi modi, per le tempestiche, per aver fatto, a suo dire, un errore che non avrebbe dovuto commettere: aver parlato con un potenziale allenatore. Aver fatto un sondaggio, che nel mondo dello sport è una prassi.
Lombardi ha sbagliato: sì, lo ha fatto, ma non a contattare Dubé, no, ha sbagliato a presentarsi in conferenza stampa con Duca e Cereda. E ha sbagliato a scusarsi.
Voleva parlare ai media? Ebbene, avrebbe dovuto farlo da solo, ribadendo la legittimità di poter sondare la pista di un nuovo allenatore. Il suo Ambrì è penultimo, ha vinto due partite su dodici, ed è normale che chi ha cuore le sorti di un club, e come lui nessuno in questi anni, abbia il diritto di fare delle scelte. Senza doverle giustificare.
Lombardi ha dunque sbagliato, sì, ma come detto, ha sbagliato questa mattina, non negli scorsi giorni.
Essere “ostaggio” di Duca e Cereda e vederlo battibeccare con il direttore sportivo, è stata una brutta immagine, che non fa onore a una persona che ha lottato come un matto per dare un futuro all’Ambrì.
Duca e Cereda se la sono presa e hanno deciso di lasciare la squadra? Avranno avuto le loro ragioni, rispettabilissime dal loro di punto di vista, ma si tratta, appunto, di dimissioni. Non ci sono altre parole. Nessuno li ha licenziati.
Avrebbero potuto andare avanti, lasciando da parte l’orgoglio e forse un po’ di permalosità. Non l'hanno fatto? È una loro scelta.
Lo sport è pieno di allenatori che convivono con voci, vere o presunte tali, che sono a conoscenza di movimenti dietro le spalle dei loro dirigenti. Eppure, vanno avanti per la loro strada, per cercare di smentire chi forse non crede più in loro. O ci crede meno.
Duca e Cereda hanno invece deciso di dire basta. Forse è meglio così: per loro e per l’Ambrì. Che non può continuare a essere un "caso a parte", una eccezione. Perché di questo passo, non si cresce.
Forse era giunto davvero il momento: che poi sia finita così, cambia poco.
Filippo Lombardi, scuro in volto, affranto, che si scusa. Per i suoi modi, per le tempestiche, per aver fatto, a suo dire, un errore che non avrebbe dovuto commettere: aver parlato con un potenziale allenatore. Aver fatto un sondaggio, che nel mondo dello sport è una prassi.
Lombardi ha sbagliato: sì, lo ha fatto, ma non a contattare Dubé, no, ha sbagliato a presentarsi in conferenza stampa con Duca e Cereda. E ha sbagliato a scusarsi.
Voleva parlare ai media? Ebbene, avrebbe dovuto farlo da solo, ribadendo la legittimità di poter sondare la pista di un nuovo allenatore. Il suo Ambrì è penultimo, ha vinto due partite su dodici, ed è normale che chi ha cuore le sorti di un club, e come lui nessuno in questi anni, abbia il diritto di fare delle scelte. Senza doverle giustificare.
Lombardi ha dunque sbagliato, sì, ma come detto, ha sbagliato questa mattina, non negli scorsi giorni.
Essere “ostaggio” di Duca e Cereda e vederlo battibeccare con il direttore sportivo, è stata una brutta immagine, che non fa onore a una persona che ha lottato come un matto per dare un futuro all’Ambrì.
Duca e Cereda se la sono presa e hanno deciso di lasciare la squadra? Avranno avuto le loro ragioni, rispettabilissime dal loro di punto di vista, ma si tratta, appunto, di dimissioni. Non ci sono altre parole. Nessuno li ha licenziati.
Avrebbero potuto andare avanti, lasciando da parte l’orgoglio e forse un po’ di permalosità. Non l'hanno fatto? È una loro scelta.
Lo sport è pieno di allenatori che convivono con voci, vere o presunte tali, che sono a conoscenza di movimenti dietro le spalle dei loro dirigenti. Eppure, vanno avanti per la loro strada, per cercare di smentire chi forse non crede più in loro. O ci crede meno.
Duca e Cereda hanno invece deciso di dire basta. Forse è meglio così: per loro e per l’Ambrì. Che non può continuare a essere un "caso a parte", una eccezione. Perché di questo passo, non si cresce.
Forse era giunto davvero il momento: che poi sia finita così, cambia poco.