Ad Ambrì è andata in scena una
“tragedia sportiva”. In 24 ore è scoppiata una rivoluzione, le dinamiche che
innesca lo sport sono imprevedibili, sovvertono certezze, e spiazzano. È come
se la vita fosse in perenne movimento, tutto è fluido, e legami che paiono
inossidabili si spezzano con una facilità irrisoria. Si parla di “tradimento”,
di “pugnalata alle spallle”. Gli attori protagonisti sono stati perfetti nelle
loro parti: Lombardi un personaggio divisivo e discusso; Cereda e Duca due
rappresentanti di un'identità che lotta strenuamente contro la forza di un
presente che è liquido e consuma velocemente. Nello sport ci sono due sommi
imperativi categorici: vittoria e risultati, uno conseguente all'altro. Il
resto diventa un dettaglio, una forma. Che cos'è l'Ambrì? Un vaso di terracotta
costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro, specie in
quest'epoca. È una comunità diffusa, rimanda al sentimento di nostalgia. E
richiama una parola che ha un'immane forza evocativa: famiglia. Le esistenze
sono anche fatte di tradimenti familiari, ma quando accadono sono dilanianti, e
scatenano conflitti profondi. Ma si sta disquisendo di sport, un nuovo ingaggio
è imminente, e di questo accadimento rimarrà un ricordo. Di che tenore? Poco
importa.
(Foto Ticishot-Simone Andriani)