Commentare una partita è sempre un privilegio, un momento in cui sei il collante tra i due “attori” principali. Gli atleti, il pubblico. A volte prepari le prime parole per iniziare una telecronaca, a volte vai “a braccio”. Dipende dall’occasione. Anche dall’esperienza. Per Ambrì Piotta-Ajoie la mia scelta è stata facile. Umiltà. Spazio alle emozioni (tante) in pista. Leggere gli striscioni, zittirmi sui cori dedicati a Luca Cereda e Paolo Duca, lasciare al popolo biancoblù la scena. Ed è stata anche una scelta personale, perché con Paolo abbiamo commentato 4 mondiali di hockey assieme, mentre Luca in estate è stato mio assistant coach al Mondiale FIMBA di basket contro il Brasile. Tanta la stima e anche l’amicizia verso i due, dove (va detto) in passato non sono mancate alcune frizioni nel rispetto dei propri ruoli. Da persone “vere”, dirette, senza fronzoli. Quanto più amavo del nostro rapporto, perché di pugnalate alle spalle ne ho ricevute in passato - come loro - pure io (e gravi, drammatiche), mentre con loro il rapporto è sempre stato schietto, diretto, sincero.
La pista, la curva Sud, la GBB, hanno apertamente contestato la modalità della separazione (e questo è il nocciolo del discorso), perché la famiglia biancoblù è intesta come tale, mentre l’agire di Filippo Lombardi è stato (legittimo certo) senza trasparenza verso Paolo e Luca.
Ha fatto strano dopo oltre 8 anni non ritrovarli nei loro incarichi, un po’ come quando Arno Del Curto lasciò Davos o Chris McSorley Ginevra.
Provi quel senso “di vuoto”, quasi smarrimento, ma sai pure che l’Ambrì ha 88 anni di storia ed essa continuerà ad esistere a prescindere dai protagonisti. Che ieri, va sottolineato, sono ancora una volta stati loro. I tifosi, la curva, quella parte del Ticino che ama il colore biancoblù. L’Ambrì ha vinto. Ma quella Montanara cantata a fine partita era diversa. A squarciagola. Con tutto il rispetto per l’amico Peter Jaks tragicamente scomparso nel 2011, l’emozione era simile alla Montanara cantata per lui. Un crogiolo di emozioni. Tristezza. Voglia di essere più forti della vita stessa. Esistenza. Storia. Perché Luca e Paolo saranno sempre storia dell’Ambrì Piotta.
La pista, la curva Sud, la GBB, hanno apertamente contestato la modalità della separazione (e questo è il nocciolo del discorso), perché la famiglia biancoblù è intesta come tale, mentre l’agire di Filippo Lombardi è stato (legittimo certo) senza trasparenza verso Paolo e Luca.
Ha fatto strano dopo oltre 8 anni non ritrovarli nei loro incarichi, un po’ come quando Arno Del Curto lasciò Davos o Chris McSorley Ginevra.
Provi quel senso “di vuoto”, quasi smarrimento, ma sai pure che l’Ambrì ha 88 anni di storia ed essa continuerà ad esistere a prescindere dai protagonisti. Che ieri, va sottolineato, sono ancora una volta stati loro. I tifosi, la curva, quella parte del Ticino che ama il colore biancoblù. L’Ambrì ha vinto. Ma quella Montanara cantata a fine partita era diversa. A squarciagola. Con tutto il rispetto per l’amico Peter Jaks tragicamente scomparso nel 2011, l’emozione era simile alla Montanara cantata per lui. Un crogiolo di emozioni. Tristezza. Voglia di essere più forti della vita stessa. Esistenza. Storia. Perché Luca e Paolo saranno sempre storia dell’Ambrì Piotta.
(Foto Ticishot-Simone Andriani)