Tadej
Pogačar, ieri, ha scritto la storia: quinto trionfo consecutivo al
Lombardia, arrivando in solitaria dopo una fuga di una trentina di
chilometri. Non c'era riuscito neppure Fausto Coppi, che si era
fermato a quattro (cinque, invece, le vittorie complessive per il
Campionissimo). Lo sloveno, come abbiamo già scritto altre volte,
non ha bisogno di piani di gara particolari: tutti sapevano che
avrebbe provato ad andare via sul Passo di Ganda, e così è stato.
Remco Evenepoel era con lui; ha anche provato a rispondere, ma non
c'è riuscito. Il campione del mondo ha quindi raggiunto Quinn
Simmons (partito in fuga solitaria a 80 km dall'arrivo), che lo
precedeva di oltre un minuto all'attacco della salita decisiva,
qualche chilometro prima della fine dell'erta. Il campione
statunitense ha anche provato a stare col capitano della UAE: si è
attaccato alla sua ruota, si è alzato sui pedali, col battistrada
che ha sempre guardato avanti a sé. Poi, dopo poche centinaia di
metri, ha dovuto cedere e lasciarlo partire, con lo sloveno che non
si è mai girato una sola volta per controllare se la sua azione
avesse avuto o meno successo. Il resto, lo avete già letto
sopra. In
conferenza stampa, il vincitore ha detto di volere, per prima cosa,
riposare un po' nei prossimi giorni nei quali, ha detto
scherzosamente, si augura di ricevere poche chiamate relative
alla programmazione della prossima stagione. Questa vittoria, per
lui, ha avuto un sapore diverso rispetto al passato, visto che è
stata l'ultima gara di Rafal Majka, il suo mentore. Non ama fare
confronti con i campioni del passato: a fine gara ha parlato al
telefono con Eddy Merckx, ma non vuole, appunto, sbilanciarsi.
Dopodiché, Tadej non dimentica la propria squadra, molto cresciuta
di livello in questi anni, nonostante lo sloveno abbia il massimo
rispetto per quelle avversarie. Alla partenza, avevamo invece
parlato con Marc Hirschi: il bernese era stato facile profeta
rispetto a un'ottima prestazione di Tadej Pogačar, aiutato da una
squadra fortissima e in grado di controllare la corsa dall'inizio
alla fine (e del resto lui la conosce bene, avendone fatto parte sino
allo scorso anno). Gli avevamo chiesto se credeva alla possibilità
di una fuga che partisse da lontano, e anche qua lo svizzero ha
indovinato, da profondo conoscitore delle dinamiche del gruppo qual
è: sicuramente qualcuno avrebbe provato a sorprendere il campione
del mondo da lontano (e uno di loro è stato Pippo Ganna, che giovedì
ci aveva rivelato di stare bene, e che avrebbe provato a fare
qualcosa: promessa mantenuta, da parte del varesino, stamattina alla
partenza invece più prudente, ma era pretattica, come abbiamo
visto), ma il vero problema è riuscire, poi, ad andare in fondo,
sfuggendo agli scudieri del campione sloveno. Molto difficile farlo,
ha chiosato Hirschi, che ha infatti preso in pieno il
pronostico. Non era difficile, dirà qualcuno: ma, del resto, la
realtà del ciclismo mondiale, oggi, è questa. Remco Evenepoel ci ha
provato sino all'ultimo, rincorrendo il rivale come se fosse una
cronometro, specialità nella quale eccelle. Il belga campione
olimpico a Parigi è stato l'ultimo ad alzare bandiera bianca,
mantenendo quanto detto alla partenza, e cioè che si sarebbe battuto
per arrivare davanti a tutti, nell'ultima corsa con la sua squadra
attuale. Giulio Pelizzari, sentito prima del via proprio su questo
tema, è stato molto diplomatico: Remco è un grandissimo, ha detto,
e ci conosceremo la settimana prossima in Austria. Arriva da noi
molto motivato, e sarà un valore aggiunto. Arrivederci, quindi, al
prossimo anno.
CICLISMO

Pogačar è già storia