CICLISMO
Pogačar è già storia
Pubblicato il 12.10.2025 05:41
di Silvano Pulga
Tadej Pogačar, ieri, ha scritto la storia: quinto trionfo consecutivo al Lombardia, arrivando in solitaria dopo una fuga di una trentina di chilometri. Non c'era riuscito neppure Fausto Coppi, che si era fermato a quattro (cinque, invece, le vittorie complessive per il Campionissimo). Lo sloveno, come abbiamo già scritto altre volte, non ha bisogno di piani di gara particolari: tutti sapevano che avrebbe provato ad andare via sul Passo di Ganda, e così è stato. Remco Evenepoel era con lui; ha anche provato a rispondere, ma non c'è riuscito. Il campione del mondo ha quindi raggiunto Quinn Simmons (partito in fuga solitaria a 80 km dall'arrivo), che lo precedeva di oltre un minuto all'attacco della salita decisiva, qualche chilometro prima della fine dell'erta. Il campione statunitense ha anche provato a stare col capitano della UAE: si è attaccato alla sua ruota, si è alzato sui pedali, col battistrada che ha sempre guardato avanti a sé. Poi, dopo poche centinaia di metri, ha dovuto cedere e lasciarlo partire, con lo sloveno che non si è mai girato una sola volta per controllare se la sua azione avesse avuto o meno successo. Il resto, lo avete già letto sopra. In conferenza stampa, il vincitore ha detto di volere, per prima cosa, riposare un po' nei prossimi giorni nei quali, ha detto scherzosamente, si augura di ricevere poche  chiamate relative alla programmazione della prossima stagione. Questa vittoria, per lui, ha avuto un sapore diverso rispetto al passato, visto che è stata l'ultima gara di Rafal Majka, il suo mentore. Non ama fare confronti con i campioni del passato: a fine gara ha parlato al telefono con Eddy Merckx, ma non vuole, appunto, sbilanciarsi. Dopodiché, Tadej non dimentica la propria squadra, molto cresciuta di livello in questi anni, nonostante lo sloveno abbia il massimo rispetto per quelle avversarie. Alla partenza, avevamo invece parlato con Marc Hirschi: il bernese era stato facile profeta rispetto a un'ottima prestazione di Tadej Pogačar, aiutato da una squadra fortissima e in grado di controllare la corsa dall'inizio alla fine (e del resto lui la conosce bene, avendone fatto parte sino allo scorso anno). Gli avevamo chiesto se credeva alla possibilità di una fuga che partisse da lontano, e anche qua lo svizzero ha indovinato, da profondo conoscitore delle dinamiche del gruppo qual è: sicuramente qualcuno avrebbe provato a sorprendere il campione del mondo da lontano (e uno di loro è stato Pippo Ganna, che giovedì ci aveva rivelato di stare bene, e che avrebbe provato a fare qualcosa: promessa mantenuta, da parte del varesino, stamattina alla partenza invece più prudente, ma era pretattica, come abbiamo visto), ma il vero problema è riuscire, poi, ad andare in fondo, sfuggendo agli scudieri del campione sloveno. Molto difficile farlo, ha chiosato Hirschi, che ha infatti preso in pieno il pronostico. Non era difficile, dirà qualcuno: ma, del resto, la realtà del ciclismo mondiale, oggi, è questa. Remco Evenepoel ci ha provato sino all'ultimo, rincorrendo il rivale come se fosse una cronometro, specialità nella quale eccelle. Il belga campione olimpico a Parigi è stato l'ultimo ad alzare bandiera bianca, mantenendo quanto detto alla partenza, e cioè che si sarebbe battuto per arrivare davanti a tutti, nell'ultima corsa con la sua squadra attuale. Giulio Pelizzari, sentito prima del via proprio su questo tema, è stato molto diplomatico: Remco è un grandissimo, ha detto, e ci conosceremo la settimana prossima in Austria. Arriva da noi molto motivato, e sarà un valore aggiunto. Arrivederci, quindi, al prossimo anno.