“È
la dura legge del gol” cantavano gli 883 già quasi 30 anni orsono.
Ed in fondo è quanto più vale per il Lugano adesso (ma anche in
parte nella prima parte del campionato), dove un assetto si sta
delineando chiaramente. A Losanna è stato proprio un bel 883.
Schlegel più 7 difensori impeccabili, 8 attaccanti con un gran
lavoro two ways (Capitan Thürkauf ha messo la museruola a Czarnik),
Sanford a vincere ingaggi e segnare pure due reti alla Vaudoise
Arena, tutti a dare il loro contributo (compreso il “nono”, il
giovane Henry, ovviamente con meno minutaggio) e poi loro 3: Aleksi
Peltonen, Giovanni Morini e Marco Zanetti, dominanti contro la quarta
linea vodese e presenti in 4 reti su 5. È
la dura legge del gol che ha fatto la differenza tra la sconfitta col
Davos (dove in fondo è proprio mancato solo quello), ma è proprio
qua che il Lugano deve lavorare. La fortuna va provocata, le reti
“sporche” cercate con volontà, l’avversità affrontata con
pazienza e non frustrazione. Una base solida inizia ormai ad essere
costante, in un campionato dove i punti arrivano a volte per dettagli
serve continuità di caparbietà. È sulla strada giusta questo
Lugano. Tornare ai fasti “degli anni d’oro del grande Real”
(hops Lugano) è impossibile nell’hockey attuale, ma crescere per
ritrovare “una canzone d’amore” col proprio pubblico è
possibile. Le premesse ci sono eccome. Ed in fondo è quello il primo
vero obiettivo.
(Foto
Ticishot-Simone Andriani)