Il
rigore fischiato al Milan, nella partita contro la Fiorentina, ha
innescato in Italia polemiche e discussioni, e non poteva essere
altrimenti. Tocco lieve di Parisi sulla spalla di Gimenez;
l'attaccante si è portato le mani sulla faccia e si è lasciato
cadere platealmente; l'arbitro ha visto, ritenendo che non fosse
fallo; è stato richiamato al Var, e ha cambiato la decisione. Tutto
nella norma. Il Var non funziona e la classe arbitrale italiana è
scadente. L'esito è evidente: altroché che trasparenza; altroché
limitazioni degli errori. Il problema non è la tecnologia, ma l'uso
e l'abuso che se ne fa. Il famigerato protocollo viene cambiato
sempre in peggio e viene puntualmente disatteso. Il Var doveva fare
intervenire l'arbitro solo in 'caso di errore evidente'. Il quarto
gol della Juve contro l'Inter, qualche giornata fa, era scaturito da
un'azione simile, Thuram aveva preso palla allargando le braccia sul
viso di Bonny, e il contatto era sembrato di maggior impatto. Era
stato spiegato che era da considerarsi regolare. Perché l'altro problema è che non c'è uniformità. E si arriva a un'altra
grande questione, si situa nell'ambito della mentalità: in Italia i
giocatori simulano e lo fanno spesso, a ogni minimo contatto cadono,
hanno capito che gli arbitri il giocano lo fermano e spesso. Il
motivo è semplice: il direttore di gara vuole mantenere un potere
supremo, e intende esercitarlo in modo discrezionale. Cosa cambierà?
Niente. A Firenze si lamenteranno, a Milano minimizzeranno. Si
scateneranno i social. Così va(r) il calcio del terzo millennio.
CALCIO ITALIANO
Il rigorino per il Milan