Domenica sera, a San Siro, si è celebrato il ritorno della Curva
allo stadio con bandiere e striscioni. Va, detto, innanzitutto, che
la decisione è stata concordata con le autorità di pubblica
sicurezza: è stato infatti esposto un nuovo striscione ("Sodalizio
rossonero") con al fianco un altro ("Milanismo").
Analoga scelta sembra che verrà fatta dal tifo organizzato
interista, nonostante le dure prese di posizione dei mesi scorsi.
Diciamolo: lo stadio senza bandiere e senza canti è un ambiente
asettico, simile più a un teatro che a un luogo di passioni.
Dopodiché, è un fatto che gli inquirenti abbiano scoperchiato e
posto fine a un sistema criminale consolidato, che ha visto anche
l'assassinio di alcuni personaggi legati all'ambiente ultras
meneghino e il ferimento grave di altri, in agguati premeditati
finalizzati a colpire le vittime dei medesimi. Il tutto in aggiunta a
episodi di violenza estrema come nel 2018 quando, in uno scontro tra
Interisti e napoletani, morì il varesino Daniele Belardinelli. Non
ci avventureremo, quindi, in analisi sociologiche sull'identità,
sull'appartenenza e sulla lotta popolare contro il calcio
consumistico di oggi: molto più semplicemente, c'è stata la
consapevolezza, da parte dei leader delle curve rimasti fuori
dall'inchiesta, che proseguire la protesta stava condannando i gruppi
ultras all'irrilevanza. Il resto del pubblico, infatti, ha continuato
ad andare allo stadio, commentando magari sui propri social con
tristezza l'assenza di cori e bandiere, ma senza alcuna intenzione di
porre in atto proteste clamorose. Aver preso atto di tutto ciò e,
conseguentemente, trovare un compromesso con le Autorità competenti
(che, da quanto ci risulta, nulla hanno concesso riguardo alla
questione biglietti, cuore della protesta) è stato il secondo
passaggio. Intendiamoci: lo stadio con i cori e le bandiere è
sicuramente più bello e attrattivo. Però, va anche detto che la
scelta delle curve non è stata fatta per passione nei confronti
della squadra "orfana" del sostegno del tifo più caldo, ma
per una necessità, sicuramente profonda ma relativa solo al gruppo,
di riprendersi il proprio posto sugli spalti e, di conseguenza, un
ruolo riconosciuto. Il tempo stava, infatti, diventando un nemico
subdolo, facendo abituare i tifosi meno appassionati a fare a meno
degli ultras. Nonostante lo stadio, senza ombra di dubbio, fosse più
appiattito e meno colorato. Un po' come sarà, a gennaio, in
Australia, quando giocheranno Milan e Como. Ma questa è un'altra
storia.
CALCIO ITALIANO
La Curva torna a cantare