CALCIO ITALIANO
La Curva torna a cantare
Pubblicato il 21.10.2025 06:24
di Silvano Pulga
Domenica sera, a San Siro, si è celebrato il ritorno della Curva allo stadio con bandiere e striscioni. Va, detto, innanzitutto, che la decisione è stata concordata con le autorità di pubblica sicurezza: è stato infatti esposto un nuovo striscione ("Sodalizio rossonero") con al fianco un altro ("Milanismo"). Analoga scelta sembra che verrà fatta dal tifo organizzato interista, nonostante le dure prese di posizione dei mesi scorsi. Diciamolo: lo stadio senza bandiere e senza canti è un ambiente asettico, simile più a un teatro che a un luogo di passioni. Dopodiché, è un fatto che gli inquirenti abbiano scoperchiato e posto fine a un sistema criminale consolidato, che ha visto anche l'assassinio di alcuni personaggi legati all'ambiente ultras meneghino e il ferimento grave di altri, in agguati premeditati finalizzati a colpire le vittime dei medesimi. Il tutto in aggiunta a episodi di violenza estrema come nel 2018 quando, in uno scontro tra Interisti e napoletani, morì il varesino Daniele Belardinelli. Non ci avventureremo, quindi, in analisi sociologiche sull'identità, sull'appartenenza e sulla lotta popolare contro il calcio consumistico di oggi: molto più semplicemente, c'è stata la consapevolezza, da parte dei leader delle curve rimasti fuori dall'inchiesta, che proseguire la protesta stava condannando i gruppi ultras all'irrilevanza. Il resto del pubblico, infatti, ha continuato ad andare allo stadio, commentando magari sui propri social con tristezza l'assenza di cori e bandiere, ma senza alcuna intenzione di porre in atto proteste clamorose. Aver preso atto di tutto ciò e, conseguentemente, trovare un compromesso con le Autorità competenti (che, da quanto ci risulta, nulla hanno concesso riguardo alla questione biglietti, cuore della protesta) è stato il secondo passaggio. Intendiamoci: lo stadio con i cori e le bandiere è sicuramente più bello e attrattivo. Però, va anche detto che la scelta delle curve non è stata fatta per passione nei confronti della squadra "orfana" del sostegno del tifo più caldo, ma per una necessità, sicuramente profonda ma relativa solo al gruppo, di riprendersi il proprio posto sugli spalti e, di conseguenza, un ruolo riconosciuto. Il tempo stava, infatti, diventando un nemico subdolo, facendo abituare i tifosi meno appassionati a fare a meno degli ultras. Nonostante lo stadio, senza ombra di dubbio, fosse più appiattito e meno colorato. Un po' come sarà, a gennaio, in Australia, quando giocheranno Milan e Como. Ma questa è un'altra storia.