Antonio
Conte è un ottimo tecnico. È un costruttore. Migliora i suoi
giocatori. Entra nella testa dei suoi uomini. Vive di certezze. Si
muove come un condottiero. È un motivatore, è concentrato, mette
una grande professionalità sul suo lavoro. E tuttavia, nel passato,
la sua passione lo ha fatto diventare una preda dei suoi umori, che
diventano tormenti. Non avendo mezze misure si accende e si spegne.
Un metodo vincente che dura poco e non trova continuità. Il Napoli
della passata stagione era realista, la cifra stilistica era la
solidità, gli azzurri erano determinati e concentrati. Le partite
non le aggrediva, lasciava il campo agli avversari, rifiutando il
possesso palla. È arrivata una poderosa campagna acquisti. Sono
state dichiarate le ambizioni. E il Conte europeo ha subito una
sconfitta grave e pesante in Olanda. I Campioni d'Italia sono stati
letteralmente presi a pallonate dal Psv, e il risultato poteva essere
ancora più pesante. Gli azzurri sono stati presi in velocità, ritmi
che non ci sono nella Serie A, dove si gioca a strappi e con lunghe
pause. Questo è il campo. E poi c'è il tecnico, che ha cominciato
con i suoi proverbiali alibi: gli impegni settimanali sono due;
troppi i giocatori comprati in estate; mancanza di spirito di gruppo.
Tutto noto. La storia si ripete. Conte ha come unico riferimento sé
stesso e il suo lavoro: le ragioni sono le sue; i torti sono degli
altri. Che succederà? Difficile prevederlo, tutto può accadere in
una piazza come Napoli e con un personaggio come Conte. Intanto la
nottata è passata.
CHAMPIONS LEAGUE
La nottata è passata