Questo Bellinzona non ha né capo né coda. Siamo arrivati all’undicesima giornata di un campionato che è iniziato, notatelo bene, tre mesi fa. Per Beppe Sannino, chiamato in causa all’insegna del motto ormai diventato di casa nell’ACB (‘Ci salvi chi può’) giunto al Comunale venerdì alle 16.30, il primo problema è stato di fare l’appello a dei giocatori di cui non ha, ovviamente, alcuna conoscenza ,visto che della squadra che a maggio aveva salvato da una possibile retrocessione è rimasto ben poco.
Il Mister, per ricompensa dell’eccellente lavoro svolto la scorsa stagione, non era stato confermato (lo si voleva a furor di popolo). Non entriamo nel merito delle scelte tecniche, non lo abbiamo mai fatto. Una cosa la vogliamo però dire. Allo stadio, sempre più disertato dal pubblico - siamo ai minimi ‘storici’ da quando esiste il Bellinzona (con l’Etoile ne erano stati contati 422, con lo Stade ne sono stati annunciati 456), con rispetto parlando degli altri idiomi, si è tornati a parlare la lingua di Dante.
Il Mister, per ricompensa dell’eccellente lavoro svolto la scorsa stagione, non era stato confermato (lo si voleva a furor di popolo). Non entriamo nel merito delle scelte tecniche, non lo abbiamo mai fatto. Una cosa la vogliamo però dire. Allo stadio, sempre più disertato dal pubblico - siamo ai minimi ‘storici’ da quando esiste il Bellinzona (con l’Etoile ne erano stati contati 422, con lo Stade ne sono stati annunciati 456), con rispetto parlando degli altri idiomi, si è tornati a parlare la lingua di Dante.
Sannino , che ha sbracciato, gridato per 95 minuti - quasi sempre posizionato sulla linea del guardalinee, il quarto uomo, Landino, ha chiuso gli occhi… - probabilmente alla fine della partita si sarà reso conto che la squadra è quella che è, insomma da ultimo posto in classifica. Naturale che nella conferenza post partita (si è tornati per merito di un capo stampa innovativo, ce n’era bisogno) il tecnico non si è sbilanciato. Figlio di quella professionalità che in questi ultimi anni si era un po’ persa, Sannino si è naturalmente guardato bene dal dire di non avere visto molto in campo nel ‘nuovo’ Bellinzona e dall’ammettere che lo attende un ‘lavoraccio’. Convinto però, che a uscirne da vincitore, sarà ancora lui.
La squadra in effetti non ha nulla di solido: difesa ballerina (siamo al quarto rigore provocato), centrocampo evanescente, attacco inesistente (quattro partite senza metterne dentro una!). Non generalizziamo in negatività, in questa squadra c’è anche del buono. Note positive per Muci, che oltre a qualche ‘paratona’ è stato sollecitato, a ripetizione, dai suoi stessi compagni (retropassaggi), mentre Da Silva (portiere degli ospiti) avrà toccato si e no tre volte il pallone (due i tiri nello specchio della sua porta). Non è certamente per il Bellinzona una questione di portieri. Dal cilindro nero togliamo anche Sörensen, Rey, Jashari (in parte) e Vogt, il solo a dare un po’ di vivacità alla manovra offensiva.
Lentezza esasperante nella costruzione, mancanza di reattività e atteggiamento assai discutibile da parte di qualche giocatore.
Spetta ora a Sannino dare un nuovo corso a a una squadra malmessa che dimostra di non avere carattere, oltre a un manco di potenzialità, cosa risaputa ma difficile da spiegare se ci atteniamo alle prestazioni che ha offerto in coppa. Con a disposizione questo ‘materiale’ sarà difficile anche per l’italiano venirne fuori come aveva fatto la scorsa stagione. Trujillo lo sa, deve correre ai ripari.
(Foto Filippo Zanovello)