Luca Cereda è tornato ad esprimersi pubblicamente e lo ha fatto concedendo qualche dichiarazione al portale “Watson”. L’ormai ex tecnico dell’Ambrì, presente sabato a Kloten per assistere al derby zurighese, ha dichiarato di non volersi prendere una pausa e di non necessitare di una ricarica delle batterie. Il 44enne sarebbe pronto a rimettersi in gioco immediatamente se dovesse arrivare una chiamata da qualche squadra, persino in Swiss League. Una dichiarazione che ai più potrebbe magari sorprendere. In effetti, dopo oltre 8 anni sulla panchina biancoblù senza alcuna interruzione, si sarebbe potuto pensare che il ticinese si sarebbe preso un timeout prima di ricominciare la sua attività. Nelle sue intenzioni non è però così, e in fondo è comprensibile. Quando si è allenatori è sempre meglio evitare le pause troppo prolungate, anche perché rientrare nel giro che conta poi non è evidente, si rischia di passare in fretta “nel dimenticatoio”.
Un altro fatto che verosimilmente ha portato Cereda a queste decisione è la sfrenata passione per l’hockey e il suo lavoro. È una specie di droga, anche per ciò al momento Luca si reca nelle piste a osservare varie partite. È pure il modo ideale per rimanere sul pezzo e osservare tatticamente come evolvono le varie compagini. Respirare poi l’aria degli impianti, assaporare il profumo del ghiaccio e incontrare qualche addetto ai lavori e qualche tifoso sono dei valori aggiunti che purtroppo davanti alla televisione non si possono captare. Chissà dunque chi penserà a Cereda in un prossimo futuro come soluzione. Sarà poi interessante oltretutto vedere la tipologia del nuovo impiego. Conoscendolo, l’ex numero 16 non escluderà nulla a priori, d’altronde la flessibilità e la capacità di reinventarsi devono essere all’ordine del giorno quando sei attivo nel mondo hockeistico. L’ex prima scelta di Toronto potrebbe riprendere una squadra di professionisti, quello che appare più logico per certi versi, ma non è da escludere nemmeno un’occupazione nell’ambito giovanile oppure fare come diversi altri colleghi: tornare sulla scena dapprima in qualità di assistente. Cosa che ad esempio hanno fatto ultimamente gente come Lundskog, Ville Peltonen (entrambri tornati headcoach nel frattempo) o Stefan Hedlund. Non proprio gli ultimi arrivati, anzi. Insomma, più dell’attività vera e propria contano serietà, emozioni e la sensazione di essere desiderati per davvero.
Un altro fatto che verosimilmente ha portato Cereda a queste decisione è la sfrenata passione per l’hockey e il suo lavoro. È una specie di droga, anche per ciò al momento Luca si reca nelle piste a osservare varie partite. È pure il modo ideale per rimanere sul pezzo e osservare tatticamente come evolvono le varie compagini. Respirare poi l’aria degli impianti, assaporare il profumo del ghiaccio e incontrare qualche addetto ai lavori e qualche tifoso sono dei valori aggiunti che purtroppo davanti alla televisione non si possono captare. Chissà dunque chi penserà a Cereda in un prossimo futuro come soluzione. Sarà poi interessante oltretutto vedere la tipologia del nuovo impiego. Conoscendolo, l’ex numero 16 non escluderà nulla a priori, d’altronde la flessibilità e la capacità di reinventarsi devono essere all’ordine del giorno quando sei attivo nel mondo hockeistico. L’ex prima scelta di Toronto potrebbe riprendere una squadra di professionisti, quello che appare più logico per certi versi, ma non è da escludere nemmeno un’occupazione nell’ambito giovanile oppure fare come diversi altri colleghi: tornare sulla scena dapprima in qualità di assistente. Cosa che ad esempio hanno fatto ultimamente gente come Lundskog, Ville Peltonen (entrambri tornati headcoach nel frattempo) o Stefan Hedlund. Non proprio gli ultimi arrivati, anzi. Insomma, più dell’attività vera e propria contano serietà, emozioni e la sensazione di essere desiderati per davvero.
(Foto Ticishot-Simone Andriani)