CALCIO INTERNAZIONALE
La Spagna dice no, l'Italia invece...
Pubblicato il 29.10.2025 06:12
di Silvano Pulga
"Tanto tuonò che piovve" ha scritto, nei giorni scorsi, la RSI, per commentare il dietro front della Liga spagnola rispetto alla possibilità di far giocare la partita ufficiale tra Villareal e Barcellona in Florida. A rompere gli indugi è stata la Relevent Sports, società statunitense che doveva mettere in piedi l’evento: troppe incertezze sulla possibilità che le due compagini spagnole sbarcassero negli USA. E da quelle parti, si sa, non amano le persone titubanti. Va detto che, in Spagna, la questione aveva scatenato proteste dure, con quella simbolica dei giocatori, che si sono fermati 15 secondi dopo il fischio d'inizio delle partite, unita a quella, molto più concreta, del Real Madrid, che si è rivolto al Consiglio Superiore dello Sport. I vertici della Liga hanno piagnucolato, parlando di occasione perduta; ma che la maggioranza dell'ambiente fosse compatta nella contarietà, dagli addetti ai lavori ai tifosi, è un dato di fatto. E, in questi casi, sono le inviolabili regole grammaticali dei rapporti umani a dire di lasciar perdere. E in Italia? Le voci di dissenso, confortate dal precedente spagnolo, crescono, a tutti i livelli. Tuttavia, Luigi De Siervo, presidente della Lega Serie A italiana, non molla: "Certo, se chiedete a tifosi e addetti ai lavori di andare a giocare in Australia, non saranno contenti, così come i tifosi di dover rinunciare a una partita delle loro squadre. Ma noi dobbiamo pensare al futuro. Tra 5/10 anni questo episodio sarà dimenticato, perché questa cosa diventerà normale" è stato infatti il commento del dirigente. Che ha poi aggiunto: "Noi non andiamo in Australia per soldi, che pure servono, sia chiaro, ma per offrire uno spettacolo a persone che non hanno una dignità inferiore a quella dei tifosi italiani. Il Milan ha giocato due volte in amichevole a Perth, c'erano dei contatti concreti che hanno portato a un'offerta interessante. Forse non era la scelta ideale, per la complessità che comporta per atleti e addetti ai lavori, ma vorrei ricordare che esiste in loco una grande comunità di origine italiana, con tutto ciò che questo comporta."  Secondo noi, invece, De Siervo dovrebbe interrogarsi sulla qualità tecnica odierna della Serie A, e sulle recenti polemiche che ne hanno messo in dubbio la credibilità (non parliamo solo di arbitri). I mali del calcio della vicina Penisola non sono risolvibili facendo giocare Milan e Como in Australia, al netto del fatto che, parlando della comunità di origine italiana, forse il massimo dirigente della Lega Serie A dovrebbe ripassarsi il significato dei termini geopolitici "assimilazione" e "integrazione". Scoprirebbe, così, per esempio, che San Paolo, in Brasile, è la città italiana più grande del mondo, con circa 6 milioni di abitanti originari del Belpaese. Assimilati, però; persone, quindi, le quali in maggioranza non parlano una parola della lingua di Dante, non sono mai state in Italia, e non hanno nessuna voglia di conoscerla. Come la stragrande maggioranza degli abitanti, con la stessa origine, residenti nella regione di Perth.