"Tanto tuonò che
piovve" ha scritto, nei giorni scorsi, la RSI, per
commentare il dietro front della Liga spagnola rispetto alla
possibilità di far giocare la partita ufficiale tra Villareal e
Barcellona in Florida. A rompere gli indugi è stata la Relevent
Sports, società statunitense che doveva mettere in piedi l’evento:
troppe incertezze sulla possibilità che le due compagini spagnole
sbarcassero negli USA. E da quelle parti, si sa, non amano le persone
titubanti. Va detto che, in Spagna, la questione aveva scatenato
proteste dure, con quella simbolica dei giocatori, che si sono
fermati 15 secondi dopo il fischio d'inizio delle partite, unita a
quella, molto più concreta, del Real Madrid, che si è rivolto al
Consiglio Superiore dello Sport. I vertici della Liga hanno
piagnucolato, parlando di occasione perduta; ma che la maggioranza
dell'ambiente fosse compatta nella contarietà, dagli addetti ai
lavori ai tifosi, è un dato di fatto. E, in questi casi, sono le
inviolabili regole grammaticali dei rapporti umani a dire di lasciar
perdere. E in Italia? Le voci di dissenso, confortate dal precedente
spagnolo, crescono, a tutti i livelli. Tuttavia, Luigi De Siervo,
presidente della Lega Serie A italiana, non molla: "Certo,
se chiedete a tifosi e addetti ai lavori di andare a giocare in
Australia, non saranno contenti, così come i tifosi di dover
rinunciare a una partita delle loro squadre. Ma noi dobbiamo pensare
al futuro. Tra 5/10 anni questo episodio sarà dimenticato, perché
questa cosa diventerà normale" è stato infatti il
commento del dirigente. Che ha poi aggiunto: "Noi
non andiamo in Australia per soldi, che pure servono, sia chiaro, ma
per offrire uno spettacolo a persone che non hanno una dignità
inferiore a quella dei tifosi italiani. Il Milan ha giocato due volte
in amichevole a Perth, c'erano dei contatti concreti che hanno
portato a un'offerta interessante. Forse non era la scelta ideale,
per la complessità che comporta per atleti e addetti ai lavori, ma
vorrei ricordare che esiste in loco una grande comunità di origine
italiana, con tutto ciò che questo comporta." Secondo
noi, invece, De Siervo dovrebbe interrogarsi sulla qualità tecnica
odierna della Serie A, e sulle recenti polemiche che ne hanno messo
in dubbio la credibilità (non parliamo solo di arbitri). I mali del
calcio della vicina Penisola non sono risolvibili facendo giocare
Milan e Como in Australia, al netto del fatto che, parlando della
comunità di origine italiana, forse il massimo dirigente della Lega
Serie A dovrebbe ripassarsi il significato dei termini geopolitici
"assimilazione" e "integrazione". Scoprirebbe,
così, per esempio, che San Paolo, in Brasile, è la città italiana
più grande del mondo, con circa 6 milioni di abitanti originari del
Belpaese. Assimilati, però; persone, quindi, le quali in maggioranza
non parlano una parola della lingua di Dante, non sono mai state in
Italia, e non hanno nessuna voglia di conoscerla. Come la stragrande
maggioranza degli abitanti, con la stessa origine, residenti nella
regione di Perth.
CALCIO INTERNAZIONALE
La Spagna dice no, l'Italia invece...