SUPER LEAGUE
La favola di Nivokazi
Pubblicato il 30.10.2025 11:22
di L.S.
Ha segnato gli stessi gol di Shaqiri (5), soltanto due meno di Vogt (San Gallo) capocannoniere della Super League con sette reti.
Rilind Nivokazi ne ha di cose da raccontare: dagli inizi a 14 anni con l’Atalanta, lui che è nato a Perugia quasi 26 anni fa, al trasferimento in Svizzera, e specialmente nel nostro Ticino. A vederci lungo fu il Chiasso di Nicola Bignotti (il tecnico era Baldo Raineri), che lo prelevò dal Foggia.
Oltre alla maglia rossoblù, in Ticino ha vestito quelle di Lugano e Bellinzona, prima di spiccare, pochi mesi fa, il volo verso Sion. Per inseguire un sogno, per diventare quello che da piccolo ha sperato di diventare.
E a Sion, Nivokazi ha subito sfondato:
“I vallesani hanno creduto in me: dopo i 18 gol al Bellinzona, ho capito che era giunto il momento di provare il grande salto”.
Il club vallesano ha pure versato una bella cifra per averti (attorno ai 650 mila franchi):
“I soldi che hanno versato sono stati un grande stimolo. C’era qualcuno che credeva veramente in me e io volevo assolutamente ripagare quella fiducia”.
Cosa che non sempre era capitata nella sua carriera:
“Non è stato tutto rose e fiori, ci sono stati momenti difficili, in cui ho pensato di smettere. Quando ero a Lugano e mi stavo allenando con la prima squadra, mi sono strappato la fascia plantare. Lì, ho passato il momento più duro della mia carriera”.
Ma non hai mollato:
“Se non l’ho fatto è stato grazie alla mia famiglia, che mi ha ricordato quale fosse il mio sogno e gli sforzi che avevo fatto sino a quel momento”.
Nivokazi si riprende e segna 14 gol in 8 gare con la seconda squadra bianconera, salvandola letteralmente dalla relegazione in Prima Classic:
“Non è stato solo merito mio. Era un gruppo di ragazzi interessanti, a cui mancava un po’ di fiducia. Con le vittorie poi ci siamo ripresi e abbiamo compiuto una piccola impresa. Sono fiero di ciò che abbiamo fatto in quei mesi”.
Il Bellinzona di Bentancur (il suo manager è Oscar, il cugino dell’ex patron granata) lo addocchia e gli offre un contratto. Crede subito nelle qualità dell’attaccante:
“Bellinzona sarà sempre un grande ricordo: devo a questo club se adesso gioco in Super League. Sono diventato capocannoniere della Challenge League e ho potuto esprimermi in un contesto che mi ha fatto crescere e mi ha dato fiducia”.
Soprattutto con l’arrivo di Sannino, Nivokazi è esploso:
“È una persona che mi ha cambiato la vita, anche se con lo staff spagnolo avevo sempre giocato e perciò non mi potevo certo lamentare. Lui però è uno di quegli allenatori che ti entrano dentro, che ci mette la faccia per i propri giocatori e che ti fanno venire la voglia di giocare anche per lui. Ricordo l’episodio di Carouge: ne prendemmo sette e alla fine della partita lui affrontò di petto i tifosi che ci contestavano. Sono gesti che uno spogliatoio non dimentica”.
Adesso non ha più rimpianti, anche se a Lugano e Rapperswil, le cose non erano andate benissmo:
“A Rapperswil mi avevano voluto il DS Ciarrocchi e mister Sesa: all’inizio avevo avuto qualche problema ma col tempo mi stavo integrando bene. Loro mi avrebbero voluto tenere ma per il presidente non ero il giocatore ideale”.
E Lugano?
“Non ho mai sentito nulla dal club bianconero. In fondo mi spiace un po’, perché mi sarebbe piaciuto giocare in quella squadra. Anche loro hanno fatto tanto per me, richiamandomi dopo la parentesi di Rapperswil. Avrei voluto ripagare questo loro gesto”.
Il passato è alle spalle, il futuro è tutto da scoprire: il presente, invece, racconta di cinque gol fatti, 1 assist e due rigori procurati in 11 gare. Cifre importantissime:
“Mi sento nel pieno della mia maturità, sia fisicamente che mentalmente. Sono pieno di energia e ho tanta voglia di fare ancora gol. Sono convinto di poterne fare ancora tanti: in qualche partita sono stato un po’ sfortunato, ma l’altra sera, con quella doppietta col San Gallo, mi sono ripreso un po’ di sfortuna”.
Sion non dev’essere un punto di arrivo:
“L’obiettivo è quello di migliorarmi sempre. Il sogno? Giocare in uno dei quattro campionati più importanti. Per le mie caratteristiche, credo che la Germania sarebbe l’ideale. Ma adesso penso al presente, a far bene con il Sion, poi vedremo”.
Già, la sua carriera è stata come un ottovolante: inutile pensare troppo in là. D’altronde, le cose più belle arrivano quando meno te le aspetti. E Rilind lo ha imparato sulla sua pelle.
(Foto Filippo Zanovello)