È durato poco il sogno dei Chicago Fire nei playoff della
MLS: negli ottavi di finale, la squadra di Joe Mansueto è uscita per mano dei
Philadelphia Union. Dopo il 2-2 in trasferta, si pensava che i Fire potessero
fare il colpaccio contro la squadra che aveva vinto la Est Conference, e invece
il 3 a 0 del primo tempo ha chiuso anzitempo la contesa.
Per i Fire resta comunque una buona stagione, la prima in cui hanno conquistato i playoff dopo tantissimi anni di assenza.
Purtroppo però, la vera notizia che ha scosso la MLS in queste ore, non è tanto il risultato della partita, quanto i cori omofobi da parte di alcuni tifosi dei Fire che hanno costretto l'arbitro Jon Freemon a interrompere la partita.
A ogni rilancio del portiere dei Philadelphia, la curva dei Fire gridava “puto”, che in spagnolo significherebbe “prostituto”. In Messico lo si usa per definire gli omosessuali.
Dopo l’interruzione del match per qualche minuto, che ha visto le due squadre tornare in panchina dai rispettivi allenatori, anche il tecnico dei Fire Gregg Berhalter ha chiesto personalmente ai tifosi di interrompere quelle grida: “Stiamo cercando di tornare in partita. Aiutateci”, si sentiva dire nel video pubblicato sui social media.
Tuttavia, il coro non è cessato e si è sentito di nuovo poco prima del fischio finale.
Poco dopo il club di Mansueto ha emesso un comunicato sul proprio sito internet, che dice letteralmente: “Siamo delusi dai canti di alcuni nostri tifosi: simili comportamenti non riflettono chi siamo e i valori che vogliamo trasmettere. Questo linguaggio spregiativo è completamente inaccettabile e non sarà tollerato. Chicago si impegna per promuovere un ambiente sano e confortevole, in cui tutti si sentano sicuri”.
A Mansueto, uomo che mette davanti a tutto i valori morali e l’educazione, questo episodio non sarà certamente piaciuto.
Dopo la sospensione della partita del suo Lugano, per motivi atmosferici, anche i Chicago hanno rischiato la sospensione definitiva della gara. Sarebbe stata una clamorosa coincidenza.
Per i Fire resta comunque una buona stagione, la prima in cui hanno conquistato i playoff dopo tantissimi anni di assenza.
Purtroppo però, la vera notizia che ha scosso la MLS in queste ore, non è tanto il risultato della partita, quanto i cori omofobi da parte di alcuni tifosi dei Fire che hanno costretto l'arbitro Jon Freemon a interrompere la partita.
A ogni rilancio del portiere dei Philadelphia, la curva dei Fire gridava “puto”, che in spagnolo significherebbe “prostituto”. In Messico lo si usa per definire gli omosessuali.
Dopo l’interruzione del match per qualche minuto, che ha visto le due squadre tornare in panchina dai rispettivi allenatori, anche il tecnico dei Fire Gregg Berhalter ha chiesto personalmente ai tifosi di interrompere quelle grida: “Stiamo cercando di tornare in partita. Aiutateci”, si sentiva dire nel video pubblicato sui social media.
Tuttavia, il coro non è cessato e si è sentito di nuovo poco prima del fischio finale.
Poco dopo il club di Mansueto ha emesso un comunicato sul proprio sito internet, che dice letteralmente: “Siamo delusi dai canti di alcuni nostri tifosi: simili comportamenti non riflettono chi siamo e i valori che vogliamo trasmettere. Questo linguaggio spregiativo è completamente inaccettabile e non sarà tollerato. Chicago si impegna per promuovere un ambiente sano e confortevole, in cui tutti si sentano sicuri”.
A Mansueto, uomo che mette davanti a tutto i valori morali e l’educazione, questo episodio non sarà certamente piaciuto.
Dopo la sospensione della partita del suo Lugano, per motivi atmosferici, anche i Chicago hanno rischiato la sospensione definitiva della gara. Sarebbe stata una clamorosa coincidenza.