Che tempo fa a Bellinzona? Il conforto di una vittoria purtroppo non c’è ancora. Pensavano, i granata, di raddrizzare la situazione alla Fontenette e invece sono usciti malconci anche dallo ‘stadiolo’ di Carouge che comunque non ha nulla da invidiare al nostro Comunale. Beppe Sannino si trattiene a lungo anche sugli spalti (quelli eternamente vuoti da un bel po’ che ci ricordano il ‘catino’ bollente ai tempi di Paulo e Mario). ‘Ammira’ due atleti che si rincorrono sulla pista d’atletica, sa che venerdì (stamattina) la Città gli metterà a disposizione il terreno principale e questo, sicuramente lo ringalluzzisce. È in vena di parlare. Ma non di scherzare…
Scusi, ci dice, ma lei c’era a Carouge? E incalza: “È stato l’unico a non scrivere che abbiamo disputato una gran bella partita, e che non meritavamo di perdere“.
La mette via così, evidentemente è su di giri. Come si sente Mister dopo due sole settimane: magari con sulle spalle già il peso di un’intera stagione?
Si fa serio: ‘Sono contento di stare con questi ragazzi. Bisogna lavorare, lavorare, e ancora lavorare’.
Non ha più trovato il Bellinzona che aveva lasciato a giugno. Lo ammette?
"Si ma dobbiamo lasciare perdere il passato, se pensiamo sempre ‘dietro’ diventa un problema, moriamo con gli occhi aperti (ride). Al momento i ragazzi sono questi e per me sono i migliori del mondo. Bisogna guardare avanti, il mio compito è quello di creare in campo una squadra che pur con tutte le lacune che possiede eviti nel limite del possibile di dare troppi dispiaceri ai propri tifosi, come è stato il caso finora. L’unico modo di giocare in questo momento è… giocare in dieci contro il portatore di palla. Se lo facciamo pensando ognuno a sé stessi non ci arriveremo mai".
Guardare avanti le fa paura visto quanto è difficile trovare un’armonia di rendimento tra i reparti, per non tornare sulla preoccupante posizione di classifica?
"Siamo persone serie, no? Se ho accettato di venire qui è perché nel nostro mestiere a volte ci sembra di essere bravi quando si hanno a disposizione 20-30 giocatori di un certo livello. Invece secondo me un allenatore deve essere in grado anche in caso di sofferenze, sacrifici e sconfitte, di raggiungere alla fine un obiettivo".
Qual è il suo obiettivo?
"Beh, restare in categoria mi sembra ovvio. Significa lottare e dare l’anima sino all’ultimo minuto dell’ultima partita".
Beppe, ce lo dica senza offendere nessuno: questa è la squadra meno talentuosa che ha allenato in carriera?
"(Sorride) Ma no, ci sono tanti ragazzi che hanno delle qualità singole. Per fare una squadra occorre però che queste qualità si leghino tra di loro".
La giri pure come vuole ma ci sono impellenti problemi, per nulla facili da risolvere e tanto meno da superare: è d’accordo?
"Se mi hanno chiamato vuol dire che ci sono effettivamente dei problemi. Dobbiamo capire come ‘aggiustare’ la cosa. Mi piacerebbe parlarne anche con i tifosi, farli partecipi delle difficoltà che incontriamo. Tifosi, lo sottolineo, che ci seguono in trasferta, magari anche di venerdì: 20-30 giovani sempre lì a incoraggiarci. Meritano un prolungato applauso. Sappiamo che ci sono, per noi è motivo di gioia (mentre coloro che si definiscono i ‘veri’ tifosi alle partite non ci vanno più da anni)".
Il suo augurio sul tema tifosi?
"Essergli vicini, sostenerli, incoraggiarli (il contrario di quanto ha fatto il precedente padre-padrone). Bisogna ricreare tutto un ambiente, parlare con la gente (non con comportamenti arroganti e ambigui, ndr)".
Chapeau, un ragionamento, il suo, che non fa una grinza:
"Anche questi ragazzi non ‘godono’ da tempo alle partite. Sinceramente, ne siamo tutti rammaricati. Bisogna fare le cose giuste. Il presidente (Trujillo) mette i soldi, quei pochi tifosi che ci sono rimasti ci mettono passione e amore. Questo ci aiuta a rimanere sereni".
La sua ‘ricetta’ per togliere questa società (dal passato glorioso) dalle sabbie mobili?
"Per raddrizzare la ‘baracca’ si dovrà ripartire con ambizioni e caratteristiche diverse. È una regola d’oro!"
Scusi, ci dice, ma lei c’era a Carouge? E incalza: “È stato l’unico a non scrivere che abbiamo disputato una gran bella partita, e che non meritavamo di perdere“.
La mette via così, evidentemente è su di giri. Come si sente Mister dopo due sole settimane: magari con sulle spalle già il peso di un’intera stagione?
Si fa serio: ‘Sono contento di stare con questi ragazzi. Bisogna lavorare, lavorare, e ancora lavorare’.
Non ha più trovato il Bellinzona che aveva lasciato a giugno. Lo ammette?
"Si ma dobbiamo lasciare perdere il passato, se pensiamo sempre ‘dietro’ diventa un problema, moriamo con gli occhi aperti (ride). Al momento i ragazzi sono questi e per me sono i migliori del mondo. Bisogna guardare avanti, il mio compito è quello di creare in campo una squadra che pur con tutte le lacune che possiede eviti nel limite del possibile di dare troppi dispiaceri ai propri tifosi, come è stato il caso finora. L’unico modo di giocare in questo momento è… giocare in dieci contro il portatore di palla. Se lo facciamo pensando ognuno a sé stessi non ci arriveremo mai".
Guardare avanti le fa paura visto quanto è difficile trovare un’armonia di rendimento tra i reparti, per non tornare sulla preoccupante posizione di classifica?
"Siamo persone serie, no? Se ho accettato di venire qui è perché nel nostro mestiere a volte ci sembra di essere bravi quando si hanno a disposizione 20-30 giocatori di un certo livello. Invece secondo me un allenatore deve essere in grado anche in caso di sofferenze, sacrifici e sconfitte, di raggiungere alla fine un obiettivo".
Qual è il suo obiettivo?
"Beh, restare in categoria mi sembra ovvio. Significa lottare e dare l’anima sino all’ultimo minuto dell’ultima partita".
Beppe, ce lo dica senza offendere nessuno: questa è la squadra meno talentuosa che ha allenato in carriera?
"(Sorride) Ma no, ci sono tanti ragazzi che hanno delle qualità singole. Per fare una squadra occorre però che queste qualità si leghino tra di loro".
La giri pure come vuole ma ci sono impellenti problemi, per nulla facili da risolvere e tanto meno da superare: è d’accordo?
"Se mi hanno chiamato vuol dire che ci sono effettivamente dei problemi. Dobbiamo capire come ‘aggiustare’ la cosa. Mi piacerebbe parlarne anche con i tifosi, farli partecipi delle difficoltà che incontriamo. Tifosi, lo sottolineo, che ci seguono in trasferta, magari anche di venerdì: 20-30 giovani sempre lì a incoraggiarci. Meritano un prolungato applauso. Sappiamo che ci sono, per noi è motivo di gioia (mentre coloro che si definiscono i ‘veri’ tifosi alle partite non ci vanno più da anni)".
Il suo augurio sul tema tifosi?
"Essergli vicini, sostenerli, incoraggiarli (il contrario di quanto ha fatto il precedente padre-padrone). Bisogna ricreare tutto un ambiente, parlare con la gente (non con comportamenti arroganti e ambigui, ndr)".
Chapeau, un ragionamento, il suo, che non fa una grinza:
"Anche questi ragazzi non ‘godono’ da tempo alle partite. Sinceramente, ne siamo tutti rammaricati. Bisogna fare le cose giuste. Il presidente (Trujillo) mette i soldi, quei pochi tifosi che ci sono rimasti ci mettono passione e amore. Questo ci aiuta a rimanere sereni".
La sua ‘ricetta’ per togliere questa società (dal passato glorioso) dalle sabbie mobili?
"Per raddrizzare la ‘baracca’ si dovrà ripartire con ambizioni e caratteristiche diverse. È una regola d’oro!"
A fronte di queste esplicite dichiarazioni c’è da sperare (un verbo che al Mister non piace…), diciamo allora, meglio, ci si augura, che la professionalità dell’allenatore, che sta profondendo al gruppo la sua forte mentalità, consenta all’ACB di effettuare un salto di qualità. Sotto ogni aspetto.
(Foto ENLA)