La Premier League propone
uno scontro tra giganti, il City, domenica, ospita il Liverpool. E
per Pep Guardiola sarà un incontro davvero speciale, uno di quelli
che ricorderà per sempre. Per lo spagnolo sarà la panchina numero
1000. Tutto iniziò nel 2007. Da allora ne è trascorso di tempo. E
il resto è storia. “Ero più insicuro di adesso, anche se a
essere onesti, non me lo ricordo”, sorride quando, in
conferenza stampa, parla del suo debutto. Barcellona è il club del
suo destino, ha cominciato come raccattapalle, ha continuato come
giocatore, ha proseguito come allenatore. Taglia questo traguardo
prestigioso contro una delle più grandi squadre della Premier e dell'Europa
intera. Sono ormai 10 anni che dirige il City, che se lo tiene
stretto. Le cifre raccontano che ha vinto 40 titoli e ottenuto 715
vittorie. Ha allenato Barcellona, Bayern e ora Manchester. È
perentorio: “Nel duro lavoro, nella dedizione, nella passione e
nell'amore nessuno mi batte”. Il suo segno rimarrà indelebile,
è un personaggio che fa discutere, e pure divide. Ma ha segnato una
strada, ha disegnato un modello tattico che molti hanno cercato di
copiare. E i suoi pensieri non sono mai banali o scontati.
Integralista o visionario? Poco importa. Guardiola il suo credo lo
dichiara e lo persegue: “I fondamenti in cui credevo
profondamente non li ho traditi nemmeno una volta nella mia
carriera”. Ma chiosa fatalista: “Se ricominciassi, non ce
la farei”.
CALCIO INTERNAZIONALE
Mille volte di Pep