L'idea è di quelle che lasciano perplessi. Eppure Jérôme Pineau, ex team manager dal 2018 al 2022 alla Vital Concept (poi B&B Hotels), in un podcast chiamato Grand Plateau e trasmesso da RMC Sport ha rilanciato l'idea di far pagare il pubblico alle gare ciclistiche su strada. Non solo, l'ex dirigente ha fatto un esempio specifico: l’accesso all’Alpe d’Huez in quella che sarà la tappa regina del Tour de France 2026, quando i corridori saranno chiamati a scalare due volte uno dei colli che hanno fatto la storia di questo sport.
Ma cos'ha detto esattamente l'ex team manager francese? "So che potrei stupire diverse persone, dicendo queste cose, ma la realtà è che gli organizzatori del Tour hanno creato una tappa che passerà sull’Alpe d’Huez due volte. Perché, quindi, non chiudere gli ultimi cinque chilometri della salita, introducendo un ingresso a pagamento? Si potrebbe creare un'area VIP, o inventarsi altre idee che portino denaro! Vero: storicamente, il ciclismo è uno sport popolare e, soprattutto, gratuito. Oggi, però, solo due team, Bahrain e UAE, si possono permettere corridori vincenti, e tutto questo rende le corse in bicicletta meno divertenti. Qualcuno mi dirà che esiste già un’area VIP alla fine della Foresta di Arenberg, alla Parigi-Roubaix. Il problema è che il denaro pagato da queste persone non va alle squadre, ma agli organizzatori. I corridori che questa gente viene a vedere, compreso chi frequenta le aree hospitality organizzate al Tour e nelle altre corse principali sono pagati dai teams, ma i soldi vanno, appunto, a chi organizza”.A Jérôme Pineau ha risposto Marc Madiot, general manager della Groupama-FDJ. Il dirigente transalpino riconosce l'esistenza del problema economico, ma propone un'altra soluzione, che coinvolgerebbe, tra l'altro, la Confederazione. “Il nostro è l’ultimo grande sport a essere gratuito per i tifosi, ed è un nostro punto di forza. La realtà è che non risolveremo i nostri problemi offrendo più hospitality, o facendo pagare dieci euro l'ingresso ai tifosi. Potremmo, invece, avere tutte le squadre legalmente registrate in Svizzera per assicurare dei costi sociali uniformi: sarebbe un passo avanti. A parte gli emiri, o chi ha dietro Stati nazionali che sponsorizzano, per gli altri è durissima. Il ciclismo era uno sport per il popolo, per i lavoratori e i contadini. Ora, sta diventando uno sport per ricchi”. Noi possiamo solo prendere atto che, se nostro padre avesse voluto regalarci una bicicletta da professionista, quand'eravamo ragazzi, avrebbe dovuto impegnare una cifra elevata ma accessibile mentre oggi, chi volesse acquistare una bicicletta uguale a quella usata da Tadej Pogačar, dovrebbe spendere un ammontare pari a quello necessario per acquistare una moto da strada di media/grossa cilindrata. Affaire à suivre, insomma.
Ma cos'ha detto esattamente l'ex team manager francese? "So che potrei stupire diverse persone, dicendo queste cose, ma la realtà è che gli organizzatori del Tour hanno creato una tappa che passerà sull’Alpe d’Huez due volte. Perché, quindi, non chiudere gli ultimi cinque chilometri della salita, introducendo un ingresso a pagamento? Si potrebbe creare un'area VIP, o inventarsi altre idee che portino denaro! Vero: storicamente, il ciclismo è uno sport popolare e, soprattutto, gratuito. Oggi, però, solo due team, Bahrain e UAE, si possono permettere corridori vincenti, e tutto questo rende le corse in bicicletta meno divertenti. Qualcuno mi dirà che esiste già un’area VIP alla fine della Foresta di Arenberg, alla Parigi-Roubaix. Il problema è che il denaro pagato da queste persone non va alle squadre, ma agli organizzatori. I corridori che questa gente viene a vedere, compreso chi frequenta le aree hospitality organizzate al Tour e nelle altre corse principali sono pagati dai teams, ma i soldi vanno, appunto, a chi organizza”.A Jérôme Pineau ha risposto Marc Madiot, general manager della Groupama-FDJ. Il dirigente transalpino riconosce l'esistenza del problema economico, ma propone un'altra soluzione, che coinvolgerebbe, tra l'altro, la Confederazione. “Il nostro è l’ultimo grande sport a essere gratuito per i tifosi, ed è un nostro punto di forza. La realtà è che non risolveremo i nostri problemi offrendo più hospitality, o facendo pagare dieci euro l'ingresso ai tifosi. Potremmo, invece, avere tutte le squadre legalmente registrate in Svizzera per assicurare dei costi sociali uniformi: sarebbe un passo avanti. A parte gli emiri, o chi ha dietro Stati nazionali che sponsorizzano, per gli altri è durissima. Il ciclismo era uno sport per il popolo, per i lavoratori e i contadini. Ora, sta diventando uno sport per ricchi”. Noi possiamo solo prendere atto che, se nostro padre avesse voluto regalarci una bicicletta da professionista, quand'eravamo ragazzi, avrebbe dovuto impegnare una cifra elevata ma accessibile mentre oggi, chi volesse acquistare una bicicletta uguale a quella usata da Tadej Pogačar, dovrebbe spendere un ammontare pari a quello necessario per acquistare una moto da strada di media/grossa cilindrata. Affaire à suivre, insomma.
(Foto SP)