FC PARADISO
Maxi Lopez, il Lugano, l'ACB e... Baldo!
Pubblicato il 14.11.2025 15:23
di Enrico Lafranchi
Non sentivamo Antonio Caggiano da quasi due anni. Molte cose sono successe a Paradiso: il buon Antonio è ancora ‘incazzatissimo’. La squadra, partita come a ogni campionato con ambizioni sta annaspando: solo un sedicesimo posto della classifica con un miserabile bottino, 11 punti in quindici partite. Solamente uno in più del Grand Saconnex, penultimo. C’è di che essere delusi, ma il problema è un altro e di ben altre dimensioni. Caggiano non è però il dirigente che sta a piangersi addosso, per lui vale il detto “ricomincio da me”. Fa benissimo. La passione, diciamo pure l’amore per il calcio, conta molto. È il vero tifoso che ha anche l’opportunità di fare il presidente. Non è cosa da poco. Ama la sua squadra visceralmente. 
Il presidente del FC Paradiso, noto per la sua franchezza e la sua passione autentica per il calcio, racconta un momento difficile per la società, segnata da problemi economici e tensioni interne che hanno pesato pure sul rendimento in campo.
“Un problema grande come quello che abbiamo trovato noi non si risolve in due o tre mesi, soprattutto quando intacca le finanze del club. Quando mancano i fondi, tutto diventa più complicato e l’ambiente inevitabilmente ne risente”.
Il presidente non ha dubbi nel puntare il dito contro chi, a suo dire, ha contribuito ad affossare il lavoro di anni: Maxi López. “È una cosa che dà fastidio a me, ai giocatori, allo staff. Tutti sono stati toccati dalle bugie e dalle menzogne di López, che se oggi si mostra sorridente in TV in Argentina, dovrebbe piuttosto riflettere sull’accordo che ha tradito con il Paradiso”, afferma Caggiano, visibilmente amareggiato.
López, secondo la ricostruzione del presidente, avrebbe illuso diversi calciatori, promettendo trasferimenti e opportunità inesistenti, destabilizzando così lo spogliatoio e creando un clima di incertezza. “Ha raccontato una miriade di balle. Li ha fatti sognare la Super League, ma la realtà era ben diversa”, denuncia Caggiano. “Quando non sei a posto con la testa, non giochi bene a calcio”.
Nonostante tutto, il numero uno del Paradiso non rinuncia a guardare avanti. “Stiamo viaggiando su due binari delicati: quello del campo e quello del risanamento societario. Ma sono ottimista. Senza la mia presenza e la mia determinazione, la situazione sarebbe stata molto più grave”.
E aggiunge:
“L’amore per il club è quello che mi tiene qui. La passione è ciò che mi spinge ogni giorno a rialzarmi”.
Caggiano rinnova la fiducia all’allenatore Sergio Zanetti, almeno fino alla sosta di gennaio, e lascia aperta la porta a nuovi innesti, tra cui un possibile (e clamoroso) ritorno di Baldo Raineri. Sul fronte finanziario, conferma trattative con potenziali investitori italiani e francesi, nella speranza di restituire stabilità a una società che, nonostante tutto, resta un punto di riferimento per il calcio ticinese.
“Se non ci fossimo noi a lottare, chissà dove sarebbe finito il Paradiso. Ma finché ci sarà passione, il sogno continuerà”.
Nonostante le difficoltà finanziarie recenti, il Paradiso prosegue il suo cammino in Promotion League con un budget di circa 800-900 mila franchi, frutto di conoscenze locali e, recentemente, della ricerca di investitori in Italia e Francia: “Queste risorse sono ora venute un po’ meno, chiaro che la fatica si sente molto di più. È per questo motivo che ci siamo ‘allargati’ a finanziatori esterni”.
Caggiano ribadisce la centralità del legame territoriale e guarda con realismo alla possibilità di retrocessione: “Nessun dramma se dovessimo essere retrocessi. Io continuerò a essere legato al territorio”.
Si dice orgoglioso del percorso fatto, ricordando anche la collaborazione con figure come Angelo Renzetti e il riconoscimento avuto nel corso di una recente cena: “Evviva i due presidenti che hanno fatto la storia del calcio ticinese degli ultimi dieci anni”.
Commentando la situazione delle altre squadre della zona, osserva che “Taverne e Collina d’Oro ne hanno i mezzi” per sostenere la Promotion League, mentre riflette sul cambiamento dei tempi con Lugano in mano agli americani e Bellinzona ai colombiani, esprimendo anche qualche rimpianto sul mancato approdo all’AC Bellinzona: “Se le persone con cui mi ero messo in contatto ci avessero messo quel ‘poco’ che necessitava e avessero avuto un po’ di pazienza, a Bellinzona ci sarei io oggi”.
Infine, la visione sul settore giovanile: “Trovo assurdo che il Lugano abbia individuato Il Giubiasco come partner del calcio d’élite. Possibile che nella capitale non abbiano capito che la linfa di ogni squadra è il Settore giovanile?”
Grazie Antonio, e alla prossima Antonio, senza aspettare altri due anni!
(Foto Ticishot-Simone Andriani)