E anche a Torino, dove si
stanno disputando le ATP Finals, la finale vede confrontarsi Sinner e
Alcaraz. Tutto nella norma. Troppa differenza tra i due e il resto
del mondo. Quando partecipano a un torneo, l'esito è scontato.
Gli avversari non hanno scampo. Dietro l'italiano e allo spagnolo c'è
un vuoto generazionale, destinato a perdurare. E allora il racconto
riguarda i due, che devono essere personaggi loro malgrado.
Vorrebbero parlare poco, vorrebbero vivere, quasi normalmente, la
loro gioventù, vorrebbero concentrarsi sul gioco. Ma sono costretti
a essere dei simboli, a rappresentare dei modelli. Li si vuole
buonisti, e propagatori di un sano spirito sportivo. Il dibattito è
incentrato se siano 'amici' o meno. Perché sul piano tecnico tutto è
noto. Alcaraz è complessivamente più forte, perché ha una maggiore
varietà di colpi e possiede anche una certa dose di fantasia.
Sinner si fa preferire per la potenza nel colpo e per un rendimento più
regolare. E il tennis vive una crisi endogena, il circuito è
diventato estenuante, i tornei sono stati allungati e gli infortuni
sono aumentati. Il gioco è noioso. Ma gli spettatori? Sembrano
gradire. Almeno a Torino hanno affollato il palazzetto dello sport e
hanno speso: mediamente tra i 150 e i 500 euro per una giornata. E
per assistere alla finale: per il biglietto più costoso bisognava
pagare oltre 2000 euro; per il biglietto meno costoso il prezzo si
aggirava sui 700 euro. Poiché era tutto esaurito da tempo.
TENNIS
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