QUALIFICAZIONI MONDIALI
È sempre una piccola Italia
Pubblicato il 17.11.2025 07:18
di Silvano Pulga
La cosa che ci ha toccato di più, al fischio finale di Italia-Norvegia, è stato il deflusso del pubblico di casa (tantissimi i bambini presenti, tra l'altro): dopo le contestazioni avvenute in Moldavia, pensavamo che anche San Siro avrebbe ruggito. E, invece, a prevalere è stata la rassegnazione: i tifosi italiani hanno lasciato lo stadio con tranquillità, ascoltando quasi con simpatia i circa 7.000 norvegesi che cantavano, senza lamentarsi per la prestazione della loro nazionale. Certo: qualche fischio è arrivato, ovviamente. Ma la contestazione è finita lì. Gli stessi avevano assistito a una partita dai due volti. Noi, però, saremmo meno ottimisti di Rino Gattuso, che ha valutato molto positivamente il primo tempo dei suoi. La sensazione, a nostro parere, valutando invece tutti i 90' più recuperi, è che i norvegesi abbiano iniziato contratti (il gol di Pio Esposito è stato, primo di tutto, una sorta di museo degli orrori della retroguardia scandinava) e poi, nella ripresa, abbiano giocato il loro calcio, fatto di fisico, intensità e, per quanto riguarda alcuni elementi, di piedi buonissimi. La realtà è che la nazionale azzurra va in apnea quando i ritmi si alzano: nel secondo tempo, gli ospiti arrivavano quasi sempre primi sulle seconde palle, si facevano trovare smarcati, cercavano ( e vincevano) gli uno contro uno, oltre a fare densità nella metà campo avversaria (spesso, invece, nella prima frazione, li abbiamo visto sovente dietro la linea della palla). A fine gara, il selezionatore azzurro ha fatto i complimenti agli avversari: "Sono forti, hanno meritato. Hanno un giocatore che, tocca un pallone in 60' e butta giù la porta, non sempre sono bellissimi da vedere ma credono in quello che fanno, e ti mettono sempre in difficoltà", e, sulla situazione dei suoi, ha sottolineato la necessità di cambiare atteggiamento mentale: "Ci siamo spaventati a inizio ripresa, quando hanno fatto il primo tiro in porta: dobbiamo migliorare sotto questo aspetto, abbiamo lasciato troppo campo da subito nel secondo tempo, e non è stato per una questione fisica". Rino Gattuso, poi, in vista delle sfide decisive di marzo, chiede di poter vedere i suoi qualche settimana prima: "Le conosciamo tutti le finestre, ci sarebbero due date a febbraio per dire. Tuttavia, credo che non ce le daranno mai, perlomeno tutte e due. La verità, bisogna dirlo, è che le chiacchiere non bastano più". Le chiacchiere, appunto. Ne sono state fatte troppe: sul girone sudamericano, sull'Africa e altro. La realtà è che, nel calcio, solo il pallone ha diritto di parlare. E, quando lo fa, è per emettere sentenze inappellabili. I playoff saranno una lotteria, ma le avversarie non sono impossibili. Solo che servirà un diverso atteggiamento: altrimenti, quei bambini rimarranno, ancora una volta, senza la possibilità di vivere le "notti magiche" che hanno invece contrassegnato l'infanzia dei loro genitori.