Italia
ed Irlanda, due modi diversi per accedere ai playoff. Gli azzurri
sapevano che risalire dal -9 con la Norvegia era impossibile, ma dopo
un buon avvio ed il gol di Pio Esposito, sotto il diluvio di San
Siro, nel secondo tempo la squadra di Gattuso è crollata. Dice bene
Ciccio Graziani, sotto l’aspetto psicologico la squadra appena va
in difficoltà non riesce a riprendersi ed il rischio di non accedere
al mondiale per la terza volta consecutiva è tangibile. In fondo il
gruppo era compromesso fin dalla prima sconfitta in Norvegia con
Spalletti alla guida. Con Gattuso si è poi sempre vinto (soffrendo
come contro Israele) mentre la Norvegia banchettava ad ogni uscita,
trascinata da Haaland ancora autore di una doppietta (su due palloni
giocabili). È mancata garra, almeno umiltà contro una Norvegia più
forte, tanto che la partita è divenuta una punizione estrema.
L’Irlanda dal canto suo ha dimostrato quanto ora servirà agli
azzurri nei playoff. Cuore e volontà, con la clamorosa tripletta di
Parrott, col gol decisivo in Ungheria al 96esimo. Una nazione è
esplosa di gioia, pub in festa, parole d’ordine “crazy”,
“amazing”. Highlander pronti alla battaglia, con bandiera simile
(cambiate l’arancione col rosso) all’Italia ma un atteggiamento
diverso, corsaro, folle. L’Italia dovrà “irlandizzarsi” ora,
sulla scia del suo mentore Gattuso (perché lui è stato scelto) e
realizzare che nei playoff ogni partita sarà una finale (in verità
due per accedere ai mondiali), servirà Tonali a centrocampo,
serviranno spunti più verticali verso la porta ed una difesa
“all’antica”. L’Italia è questa. Deve imparare dall’Irlanda,
che potrebbe in finale essere pure una rivale. Per non trasformare
Haaland in Parrott e l’ennesimo cammino mondiale in un fallimento.
QUALIFICAZIONI MONDIALI
Italia impara dall'Irlanda