La vita è fatta di segni
e fatti che il destino mette, quasi provocando, sul cammino delle
persone. Nel Kosovo la Svizzera deve staccare ufficialmente il
biglietto per i Mondiali. È quella di Pristina non è una trasferta
come le altre. Il legame tra i due Paesi è indiscutibile, specie
nell'ambito calcistico. Calcio significa integrazione, conoscenza di
culture diverse, che si incontrano e si confrontano. Non sono temi
facili, anche perché l'identità è una categoria usata e abusata.
Dici Kosovo e si pensa a Shaqiri o a Behrami in un recente passato.
Dici Svizzera e Kosovo e si pensa a un gigante del centrocampo come Granit Xhaka
in un presente che promette. Doppi cittadini che hanno inciso sulla
Nazionale, e questo è un fatto indiscutibile. Sono calciatori che
hanno carisma e autorevolezza. E hanno talento. Shaqiri vive una
sorta di seconda giovinezza, a Basilea fa ancora la differenza. Xhaka
non finisce di stupire, nonostante l'età mostra una fisicità
imponente, si pone al centro del gioco e lo dirige con maestria. Dici Svizzera e Kosovo e si pensa a giovani come Avdullahu e Hajdari che hanno deciso
di non essere calcisticamente svizzeri, il paese dove sono cresciuti
come sportivi e non solo. Il calcio è un grande romanzo popolare, riporta
storie, racconta spaccati di vita che vanno oltre l'aspetto
agonistico. Rammenta che molto spesso la trama non scorre
lineare, ma è piena di frammenti talvolta senza spiegazioni. Perché è tale una vita viva, fatta di desideri e speranze. Il
football è la continuazione della del nazionalismo con altri mezzi,
certo e purtroppo. Ma poi la rete si gonfia e le convergenze diventano parallele.
QUALIFICAZIONI MONDIALI
Destinazione Pristina