Essere favoriti sulla carta,
nello sport, non basta, come sappiamo: devi poi confermarti sul campo
di gara, qualunque esso sia. E lì, le variabili sono molteplici; e,
diciamolo, quello è il motivo per il quale ci si appassiona e,
magari, da giovani, si pratica sport agonistico. Chi lo ha fatto sa
che non si deve mai partire battuti; che la sconfitta non è una
fine, ma può essere il punto di partenza della vittoria futura,
passando dal rispetto per l'avversario, dalla cultura del lavoro
quotidiano, concetti e valori che, tra l'altro, valgono anche nella
vita fuori dallo spogliatoio. Il preambolo era necessario per dire
che questa qualificazione diretta della nostra nazionale poteva
essere nelle previsioni, ma che non va considerata né ovvia né
scontata. Murat Yakin, che pure era stato criticato parecchio in
passato, ha trovato le giuste alchimie per forgiare un gruppo che sta
cambiando, seppur lentamente, seguendo le regole naturali imposta dal
tempo. Il selezionatore che, a differenza del predecessore, si fa
vedere spesso negli stadi della Super League, a caccia di giovani
promettenti, ha saputo sinora scoprire elementi di sicuro interesse
(Manzambi, per esempio), valorizzando e dando fiducia ad altri, e
trovando anche il coraggio di escludere chi non ha dimostrato di
avere lo spirito giusto per fare parte del gruppo: non una cosa
scontata, ma sintomo di personalità. Era un girone facile?
Sicuramente, era all'altezza della Nati, con un avversario emergente
(il Kosovo) e uno di tradizione (la Svezia) in crisi da qualche anno,
e condizionata mentalmente dalla certezza di potersi comunque giocare
i playoff, in virtù dei risultati ottenuto in Nations League
(disastrosa, invece, per la Svizzera). E qua, vale la pena di fare il
confronto tra questi due movimenti calcistici, molto simili. Due
nazioni benestanti, con una grande tradizione calcistica (gli
scandinavi, va detto, qualcosa hanno anche vinto a livello di
nazionale maggiore e di club, cosa che a noi manca). Due Paesi
destinatari storicamente di un movimento di immigrazione importante
dai paesi dell'area balcanica, con tutto ciò che ne consegue dal
punto di vista calcistico, e dove il football si deve confrontare, in
popolarità, con un movimento hockeistico di primordine. I risultati
sono sotto gli occhi di tutti, anche per quello che si vede a livello
giovanile: e, diciamolo, bisogna prenderne atto. Una cosa è sempre
mancata alla Svizzera, a differenza di ciò che la Svezia ha avuto,
in passato e anche di recente: il fuoriclasse assoluto. Sul perché,
potremmo aprire un dibattito.
NAZIONALE
Svizzera sei Mondiale