Si trovava (qualche
settimana fa) in Spagna, e non aveva perso l'occasione, sui social
aveva pubblicato le foto mentre calpestava l'erba del nuovo impianto.
Osservava il nuovo stadio, vuoto solo all'apparenza poiché gli
parlava con i ricordi, un luogo che ha amato e che amerà per sempre.
E aveva commentato: “Sono tornato in un posto dove sono stato
immensamente felice”. Barcellona e Messi significa 21 anni di
un legame intenso, straordinario e unico. E la Pulce rilancia il suo
canto d'amore. Il quotidiano “Sport” lo ha insignito del premio
“Giocatore più amato nella storia del Barca”, e non poteva
essere altrimenti. Il fuoriclasse si è lasciato andare e ha
confessato che Barcellona: “È la mia casa, il mio posto, la mia
gente. Mi sarebbe piaciuto fare tutta la mia carriera lì”. Ma
ha ancora un altro rammarico, ha lasciato il club senza il saluto del
suo pubblico (erano i tempi del covid). E ha promesso che intende tornare, molto difficile da giocatore, per
ricevere l'abbraccio dei suoi sostenitori. Vuole essere presente allo
stadio “come un tifoso qualsiasi, seguendo la squadra, il club,
e facendo il tifo come tutti gli altri”. Storie di calcio dove
rimane il barlume di uno spirito antico, nonostante la deriva
economica. Illusione? Parvenza? Poco importa.
CALCIO INTERNAZIONALE
Non si comanda al cuore