CAMPIONATO ITALIANO
Il Como sogna in grande
Pubblicato il 25.11.2025 07:35
di Silvano Pulga
La cosa che più colpisce, scrivendo della manita rifilata al Torino dal Como, allo Stadio Olimpico, è l'anno di nascita dei marcatori. Quello anziano è Baturina, ormai ventiduenne (sic); perché poi ci sono Addai e Ramón (2005) e l'ormai affermatissimo Nico Paz, oggetto del desiderio di tante squadre italiane ma, a voler ben guardare, classe 2004. A Cesc Fàbregas, a fine gara, abbiamo detto che la cosa che ci impressiona di più è vedere lo strapotere atletico dei suoi, quasi sempre primi sulle seconde palle, pronti a farsi trovare liberi per dettare il passaggio. "Semplice: per giocare con me devi correre. Il nostro è un modulo molto esigente da questo punto di vista, ci vogliono corsa e intensità. Abbiamo chiesto giocare molto simili da questo punto di vista, a gennaio ci attendono tante partite, e voglio giocatori sempre pronti. Avevo dei dubbi, oggi, prima di scendere in campo, perché so cosa mi possono dare i miei giocatori, ma la mentalità è uguale per tutti. Chiunque giochi corre, guarda in avanti; si vince o si perde, non importa, ma la mentalità deve essere questa, e non va mai cambiata, anche se so che sempre verrò sempre giudicato per i risultati. Tante volte in passato avevamo creato, anche oggi abbiamo sbagliato qualcosa nei sedici metri avversari, ma stavolta abbiamo segnato. Poi si gioca in 11, ci sarà qualcuno deluso per non essere sceso in campo, ma loro sanno che io li posso chiamare in qualunque momento, e loro si devono alzare ed essere pronti." Va detto che il Torino, come confermato da uno sconsolato Baroni a fine partita, ci aveva anche provato, nel primo tempo, a limitare gli avversari: pressione alta, corsa, raddoppio sugli esterni, che sono la fonte del gioco di Cesc il quale, pur dovendo fare ancora una volta a meno di Assane Diao (il senegalese sta diventando un caso, come emerso in una conferenza stampa qualche giorno fa), ha potuto schierare altri pezzi pregiati come Jayden Addai (ieri autore di una doppietta), tanto per fare un nome. Intendiamoci: come faceva notate qualche tifoso torinista, parlando coi soci mentre abbandonava gli spalti, dietro ci sono i soldi di una proprietà che ha messo sul piatto un budget importante. Però, sono stati spesi bene per giovani interessanti, sicuramente dal costo importante paragonato all'età ma che, in fondo, sarebbero stati all'altezza anche di altre squadre, le quali hanno impiegato cifre simili per giocatori più o meno affermati, ma con prestazioni oggi quantomeno interlocutorie. Dopodiché non abbiamo la controprova di cosa avrebbero fatto senza Cesc in panchina: perché il catalano, oggi, è uno dei migliori del mazzo, unendo fantasia, coraggio e un grande carisma che, coi giovani, fa la differenza. Qualcuno dirà che a Como è facile: ambiente senza pressioni, proprietà della quale fa parte anche lui, budget importante. Può darsi, vedremo. Il tempo, in fondo, è l'unico in grado di dare delle risposte.