La cosa che più colpisce, scrivendo della manita rifilata
al Torino dal Como, allo Stadio Olimpico, è l'anno di nascita dei
marcatori. Quello anziano è Baturina, ormai ventiduenne (sic);
perché poi ci sono Addai e Ramón (2005) e l'ormai
affermatissimo Nico Paz, oggetto del desiderio di tante squadre
italiane ma, a voler ben guardare, classe 2004. A Cesc Fàbregas, a
fine gara, abbiamo detto che la cosa che ci impressiona di più è
vedere lo strapotere atletico dei suoi, quasi sempre primi sulle
seconde palle, pronti a farsi trovare liberi per dettare il
passaggio. "Semplice: per giocare con me devi correre.
Il nostro è un modulo molto esigente da questo punto di vista, ci
vogliono corsa e intensità. Abbiamo chiesto giocare molto simili da
questo punto di vista, a gennaio ci attendono tante partite, e voglio
giocatori sempre pronti. Avevo dei dubbi, oggi, prima di scendere in
campo, perché so cosa mi possono dare i miei giocatori, ma la
mentalità è uguale per tutti. Chiunque giochi corre, guarda in
avanti; si vince o si perde, non importa, ma la mentalità deve
essere questa, e non va mai cambiata, anche se so che sempre verrò
sempre giudicato per i risultati. Tante volte in passato avevamo
creato, anche oggi abbiamo sbagliato qualcosa nei sedici metri
avversari, ma stavolta abbiamo segnato. Poi si gioca in 11, ci sarà
qualcuno deluso per non essere sceso in campo, ma loro sanno che io
li posso chiamare in qualunque momento, e loro si devono alzare ed
essere pronti." Va detto che il Torino, come confermato da
uno sconsolato Baroni a fine partita, ci aveva anche provato, nel
primo tempo, a limitare gli avversari: pressione alta, corsa,
raddoppio sugli esterni, che sono la fonte del gioco di Cesc il
quale, pur dovendo fare ancora una volta a meno di Assane Diao (il
senegalese sta diventando un caso, come emerso in una conferenza
stampa qualche giorno fa), ha potuto schierare altri pezzi pregiati
come Jayden Addai (ieri autore di una doppietta), tanto per fare
un nome. Intendiamoci: come faceva notate qualche tifoso torinista,
parlando coi soci mentre abbandonava gli spalti, dietro ci sono i
soldi di una proprietà che ha messo sul piatto un budget importante.
Però, sono stati spesi bene per giovani interessanti, sicuramente
dal costo importante paragonato all'età ma che, in fondo, sarebbero
stati all'altezza anche di altre squadre, le quali hanno impiegato
cifre simili per giocatori più o meno affermati, ma con prestazioni
oggi quantomeno interlocutorie. Dopodiché non abbiamo la controprova
di cosa avrebbero fatto senza Cesc in panchina: perché il catalano,
oggi, è uno dei migliori del mazzo, unendo fantasia, coraggio e un
grande carisma che, coi giovani, fa la differenza. Qualcuno dirà che
a Como è facile: ambiente senza pressioni, proprietà della quale fa
parte anche lui, budget importante. Può darsi, vedremo. Il tempo, in
fondo, è l'unico in grado di dare delle risposte.
CAMPIONATO ITALIANO
Il Como sogna in grande