Il Como dà i numeri: 2 a 0 casalingo al Sassuolo, dodicesimo risultato utile consecutivo, sesta partita senza subire gol, 24 punti in classifica come Inter (che sarà la prossima avversaria, a San Siro) e Bologna, sesto posto in classifica a 3 punti dalla capolista Roma (tutte con una partita in meno, beninteso). Difficile fare meglio, si dirà; tuttavia Cesc Fàbregas, a fine partita, aveva il sopracciglio leggermente sollevato:
"Buona prestazione globale, ma il primo tempo non mi è piaciuto troppo, sappiamo fare meglio. Linea troppo bassa, qualche pallone di troppo perso o buttato nei sedici metri senza guardare troppo la posizione dei compagni. Nell'intervallo l'ho fatto notare ai giocatori, e nella ripresa siamo cresciuti un pochino, creando delle occasioni importanti. Però voglio vedere dei miglioramenti nelle ripartenze, specialmente quando siamo in superiorità numerica, perché dobbiamo essere più bravi a chiudere le partite, anche se avevamo di fronte una squadra forte, molto fisica, con attaccanti importanti".
Cesc, ovviamente, sta cogliendo il momento di euforia, e chiede di restare coi piedi per terra: basta guardarsi attorno, in tribuna, per vedere giovani e anziani inebriati dai successi e da ciò che vedono in campo. Gesti tecnici come la rovesciata volante di Nico Paz, nella prima frazione, da queste parti li avevano sempre visti fare dai giocatori delle squadre avversarie, per dire. E anche quelli coi capelli grigi (come noi, ahimé) che, in passato, avevano visto giocare il Como di Matteoli, Borgonovo, Hansi Müller, Corneliusson, Garella e tanti altri, non possono che dire di non aver mai visto, in maglia azzurra, così tanti giocatori forti tutti assieme, e con uno stile di gioco tanto bello da vedere quanto efficace. Il tutto, tra l'altro, non con grandi nomi alla Lautaro, Lukaku o Pio Esposito, ma con giovani promettenti, certamente pagati non poco, ma che, nelle mani di Cesc Fàbregas, stanno crescendo di livello e, quindi, di valore: cosa che verrà fatta presente quando busserà alla porta del Sinigaglia, magari, qualche club della Premier League per chiedere informazioni.
Ora i lariani sono attesi da due partite chiave, che ne misureranno le vere ambizioni: Inter e Roma, entrambe in trasferta, saranno due veri e propri esami di maturità.
"Lo scorso anno, al termine dell'ultima partita di campionato, avevo detto che dovevamo crescere, in futuro, per ridurre il gap tra la nostra e queste squadre fortissime. Piedi per terra, quindi: l'Inter, col Napoli, è la squadra più forte della Serie A, dovremo tenere la testa libera, fare la nostra partita. Il nostro è un lavoro che ha bisogno di tempo, che parte da lontano, iniziato due anni fa, quando ho preso la squadra che era settima in serie B: siamo il Como, una società piccola che sta cercando di salire di livello, di fare un cambio di mentalità, che si troverà contrapposta a club che vivono stabilmente ai piani alti del calcio da un secolo. Siamo molto avanti, di più rispetto alle mie aspettative, ma c'è ancora molto cammino davanti a noi."
"Buona prestazione globale, ma il primo tempo non mi è piaciuto troppo, sappiamo fare meglio. Linea troppo bassa, qualche pallone di troppo perso o buttato nei sedici metri senza guardare troppo la posizione dei compagni. Nell'intervallo l'ho fatto notare ai giocatori, e nella ripresa siamo cresciuti un pochino, creando delle occasioni importanti. Però voglio vedere dei miglioramenti nelle ripartenze, specialmente quando siamo in superiorità numerica, perché dobbiamo essere più bravi a chiudere le partite, anche se avevamo di fronte una squadra forte, molto fisica, con attaccanti importanti".
Cesc, ovviamente, sta cogliendo il momento di euforia, e chiede di restare coi piedi per terra: basta guardarsi attorno, in tribuna, per vedere giovani e anziani inebriati dai successi e da ciò che vedono in campo. Gesti tecnici come la rovesciata volante di Nico Paz, nella prima frazione, da queste parti li avevano sempre visti fare dai giocatori delle squadre avversarie, per dire. E anche quelli coi capelli grigi (come noi, ahimé) che, in passato, avevano visto giocare il Como di Matteoli, Borgonovo, Hansi Müller, Corneliusson, Garella e tanti altri, non possono che dire di non aver mai visto, in maglia azzurra, così tanti giocatori forti tutti assieme, e con uno stile di gioco tanto bello da vedere quanto efficace. Il tutto, tra l'altro, non con grandi nomi alla Lautaro, Lukaku o Pio Esposito, ma con giovani promettenti, certamente pagati non poco, ma che, nelle mani di Cesc Fàbregas, stanno crescendo di livello e, quindi, di valore: cosa che verrà fatta presente quando busserà alla porta del Sinigaglia, magari, qualche club della Premier League per chiedere informazioni.
Ora i lariani sono attesi da due partite chiave, che ne misureranno le vere ambizioni: Inter e Roma, entrambe in trasferta, saranno due veri e propri esami di maturità.
"Lo scorso anno, al termine dell'ultima partita di campionato, avevo detto che dovevamo crescere, in futuro, per ridurre il gap tra la nostra e queste squadre fortissime. Piedi per terra, quindi: l'Inter, col Napoli, è la squadra più forte della Serie A, dovremo tenere la testa libera, fare la nostra partita. Il nostro è un lavoro che ha bisogno di tempo, che parte da lontano, iniziato due anni fa, quando ho preso la squadra che era settima in serie B: siamo il Como, una società piccola che sta cercando di salire di livello, di fare un cambio di mentalità, che si troverà contrapposta a club che vivono stabilmente ai piani alti del calcio da un secolo. Siamo molto avanti, di più rispetto alle mie aspettative, ma c'è ancora molto cammino davanti a noi."