CALCIO ITALIANO
Gioco o risultati?
Pubblicato il 03.12.2025 07:31
di Silvano Pulga
La classifica della serie A attuale, come noto, vede Milan e Napoli davanti a tutti, seppure di misura. Al netto delle ironie sull'espressione "corto muso" usata da Max Allegri anni fa in una conferenza stampa, e mutuata dall'ippica (i famosi "arrivi in fotografia" negli ippodromi, antenati, nel bianco e nero della nostra infanzia, del VAR), è in pieno corso la polemica tra "giochisti" e "risultatisti". Premessa: anche uno come Cesc Fàbregas, alfiere attuale dei "giochisti" e allenatore "di tendenza", lo ha sempre detto, pur non essendo d'accordo, che si viene giudicati in base ai risultati ottenuti. Molti giochisti, infatti, non sono, guarda caso, tifosi del Milan o del Napoli: basta scorrere col telefono sino al nome della pagina o del sito che si avventura in dotte interpretazioni del gioco del calcio per scoprire che, normalmente, è di colore nerazzurro o giallorosso (poche queste ultime, a dire il vero: gli algoritmi vedono la nostra posizione e ce le risparmiano). Insomma, c'è molto opportunismo tifoso in certe posizioni ideologiche (anche in quelle opposte, ça va sans dire). Intendiamoci: nella fiera dell'ovvio, vincere giocando bene è meglio che farlo mostrando trame di gioco che non stuzzicano il senso estetico. Però, fare del bel gioco e rimanere dietro in classifica è opzione considerata universalmente peggiore di entrambe quelle illustrate sopra, anche se c'è chi afferma il contrario (mentendo spudoratamente, secondo noi: ma questa è un'altra storia). E così, chi si trova in questa situazione, quando può, contesta al tifoso avversario di ottenere successi con un gioco sparagnino, che non vale il prezzo del biglietto.  Sui social, in genere, il bersaglio di questa obiezione risponde postando la foto di un castoro, intento a occuparsi di un alberello, provocando la reazione stizzita del supporter contrapposto, mentre i confratelli aggiungono sfottò e risate. Al netto del fatto che, oggi, il miglior gioco visto sinora da chi scrive è quello del Como (dove c'è tanto talento individuale, e giocatori che cercano con insistenza l'uno contro uno) e del Bologna (all'Inter fanno magari tanto possesso palla, ma non c'è quasi nessuno che salti l'uomo, con tanto di rimproveri plateali in campo al promettente Pio Esposito, se solo osa provarci), la realtà è che una difesa che sappia chiudere bene, e in grado di ripartire in maniera efficace dopo aver recuperato palla, è molto piacevole da vedere anche dalla tribuna stampa. Il gol del Milan sabato sera, per esempio, arrivato dopo tre scambi di prima che hanno inchiodato la retroguardia avversaria, è stato un momento di bel calcio, contrapposto magari a uno sterile palleggio fatto di  passaggi all'indietro per mancanza di un elemento in grado di affrontare (e vincere) un uno contro uno, creando superiorità. In definitiva, hanno tutti ragione. O torto, fate voi.