La classifica della serie A attuale, come noto, vede Milan e Napoli
davanti a tutti, seppure di misura. Al netto delle ironie
sull'espressione "corto muso" usata da Max Allegri anni fa
in una conferenza stampa, e mutuata dall'ippica (i famosi "arrivi
in fotografia" negli ippodromi, antenati, nel bianco e nero
della nostra infanzia, del VAR), è in pieno corso la polemica tra
"giochisti" e "risultatisti". Premessa: anche uno come Cesc Fàbregas, alfiere attuale dei
"giochisti" e allenatore "di tendenza", lo ha
sempre detto, pur non essendo d'accordo, che si viene giudicati in
base ai risultati ottenuti. Molti giochisti, infatti, non sono,
guarda caso, tifosi del Milan o del Napoli: basta scorrere col
telefono sino al nome della pagina o del sito che si avventura in
dotte interpretazioni del gioco del calcio per scoprire che,
normalmente, è di colore nerazzurro o giallorosso (poche queste
ultime, a dire il vero: gli algoritmi vedono la nostra posizione e ce
le risparmiano). Insomma, c'è molto opportunismo tifoso in certe
posizioni ideologiche (anche in quelle opposte, ça va sans dire).
Intendiamoci: nella fiera dell'ovvio, vincere giocando bene è meglio
che farlo mostrando trame di gioco che non stuzzicano il senso
estetico. Però, fare del bel gioco e rimanere dietro in classifica è
opzione considerata universalmente peggiore di entrambe quelle
illustrate sopra, anche se c'è chi afferma il contrario (mentendo
spudoratamente, secondo noi: ma questa è un'altra storia). E così,
chi si trova in questa situazione, quando può, contesta al tifoso
avversario di ottenere successi con un gioco sparagnino, che non vale
il prezzo del biglietto. Sui social, in genere, il bersaglio di
questa obiezione risponde postando la foto di un castoro, intento a
occuparsi di un alberello, provocando la reazione stizzita del
supporter contrapposto, mentre i confratelli aggiungono sfottò e
risate. Al netto del fatto che, oggi, il miglior gioco visto sinora
da chi scrive è quello del Como (dove c'è tanto talento
individuale, e giocatori che cercano con insistenza l'uno contro uno)
e del Bologna (all'Inter fanno magari tanto possesso palla, ma non
c'è quasi nessuno che salti l'uomo, con tanto di rimproveri plateali
in campo al promettente Pio Esposito, se solo osa provarci), la
realtà è che una difesa che sappia chiudere bene, e in grado di
ripartire in maniera efficace dopo aver recuperato palla, è molto
piacevole da vedere anche dalla tribuna stampa. Il gol del Milan
sabato sera, per esempio, arrivato dopo tre scambi di prima che hanno
inchiodato la retroguardia avversaria, è stato un momento di bel
calcio, contrapposto magari a uno sterile palleggio fatto di
passaggi all'indietro per mancanza di un elemento in grado di
affrontare (e vincere) un uno contro uno, creando superiorità. In
definitiva, hanno tutti ragione. O torto, fate voi.
CALCIO ITALIANO
Gioco o risultati?